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GIUGNO 2007 - Museo del G

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GIUGNO 2007

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122 – IL COLLEZIONISMO.
1 Giugno 2007



L’IMMAGINE.
Belle fredde.
JAYNE MANSFIELD.
Eccola lì, che protende le sue forme opulente nell’offerta più antica del mondo… Lei fu una Marilyn all’eccesso, bionda e stradotata sul davanti. In quanto al dietro, assai meno. Ma gli uomini, mammoni di natura, amano dalla nascita le tette, e stravedono da grandi per le tettone, ricordandole ancestralmente piene di buon latte.
Brutto incidente d’auto quello che ce la portò via, facendo imputridire anzitempo le sue turgide, veraci ambasciatrici carnose.
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Ciao “G”!
Ciao, pezzo…
Non cominciamo, eh!
Ma cos’hai capito? Volevo dire pezzo…
Di merda, lo so!
Macché! Fammi parlare, insomma, sennò ti confermo quello che hai capito tu.
Allora sentiamo, giù!
Pezzo da collezione!
Oh, grazie! Credo che sia un complimento.
In un certo senso sì, anzi, sicuramente sì. Cosa si colleziona?
Ciò che ci piace.
Giusto. E perché lo si colleziona?
Perché abbiamo paura che sparisca dalla circolazione.
Esatto. In quanto?
In quanto raro.
Risposte esatte. Hai studiato.
No, ho collezionato.
Anch’io!
Chissà perché!
Vedi, il collezionismo è qualcosa che ti riempie la vita.
Forse perché ti manca qualcosa…
Questo è quello che si è sempre pensato: collezionismo come sostituzione. E in molti casi ritengo sia anche giusto. Ma il collezionare deve essere messo alla prova.
Cioè?
All’inizio può partire anche come atto sostitutivo. Per esempio ti riporta al tempo passato: si colleziona quello che ha accompagnato i nostri anni giovanili nell’illusione di ritrovare l’infanzia, la gioventù che si allontana sempre un po’ di più. E allora si ricercano i simboli di quell’epoca: giornalini, dischi, penne, pennini, figurine, insomma un’infinità di cose.
Che tristezza, però!
Sì, è un po’ puerile, ma comprensibile. Si chiama nostalgia. Si può collezionare veramente di tutto.
E non solo piccole, povere cose.
No, no: c’è quello che viene chiamato ‘Il Collezionismo’, e che senza aggiungere altro ti fa capire trattarsi della raccolta di opere d’arte. “Quello è un collezionista”, si dice in certi ambienti, e si capisce che ci si riferisce a uno che spende un sacco di soldi in quadri d’autore.
Ma non tutti possono permetterselo. Tu, per esempio?
Io colleziono quadri, anche, e dischi, come sai, e una miriade di altre cose. Ma ho un principio: tutto si deve trovare a un prezzo modesto, a volte infimo, altre volte addirittura gratis.
Comodo, però!
Eh, sai, comprare tirando fuori fior di bigliettoni è troppo facile.
Per chi ce l’ha! C’è anche chi fa collezione di quattrini…
Sì, ma che gusto c’é? Il ‘pezzo’ deve essere frutto di un ritrovamento, un salvataggio, una valorizzazione insperata, a costo di reperirlo presso un cassonetto.
Ah, quello è il massimo del minimo (del costo)! Ma mi parlavi di prove a cui il collezionismo va sottoposto.
Sì: per capire se si tratti di carenza d’affetto o di altro nella vita oppure del semplice e vero piacere di possedere qualcosa di raro, devi assolutamente realizzare i tuoi più legittimi desideri.
Quali?
L’amore, per esempio, una buona posizione, soddisfazioni e gratificazioni di vario tipo. Se malgrado il raggiungimento di tali scopi tu continui a collezionare gli oggetti che ami, allora il tuo collezionismo è sano. Se, preso dal conseguimento degli obbiettivi vitali, abbandoni o trascuri le tue collezioni, allora capisci che si trattava di un fatto puramente sostitutivo.
Giusto. E tu come ti collochi in tutto questo? Il tuo collezionismo l’ha superata la prova?
Sì, devo dire di sì. Di soddisfazioni ne ho avute e ne ho dalla vita, e anche nei momenti neri (come l’attuale) ho sempre qualcuno che mi sostiene, mi segue, mi ammira, mi ama… Da trombare non mi manca… E continuo imperterrito a mettere insieme cose che mi ispirano per il solo piacere di averle, e soprattutto di trovarle.
Forse la vita è tutta un collezionismo…
Stranamente acuta osservazione, la tua, caro “G”! In fondo si collezionano sentimenti, e gratificazioni, momenti belli, emozioni, sensazioni piacevoli, così come culi, tette, fiche e cazzi (a ognuno il suo). E tutte queste cose le mettiamo in un album invisibile, che si chiama memoria. Ogni tanto lo sfogliamo e ne tiriamo fuori qualche pezzo pregiato in forma di ricordo. Così come si tirano fuori i pezzi concreti di una collezione per rivederli, accarezzarli, avere la consapevolezza di possederli.
Tu cosa collezioni di più?
Tutto quello che mi dà un brivido e un piacere quanto un interesse di studio. Per esempio ogni cosa che riguardi Pinocchio. Ho oltre cinquecento pezzi tra libri e oggetti vari riconducibili al burattino (che poi è una marionetta).
Che bello! E poi?
Ancora di più ne ho sugli UFO: una documentazione imponente che mi ha insegnato molto in proposito. Volevo istituire una sorta di biblioteca pubblica ufologica con questo materiale, ma malgrado i miei appelli non ho mai trovato chi me ne fornisse la sede. E ancora metto insieme quanti più vecchi libri illustrati per ragazzi posso, e robot di latta, e fumetti, tanti fumetti, e…
Ma ce l’hai una collezione completa?
La completezza in questi casi è pura utopia. Puoi avere ad esempio la discografia completa di un cantante o un gruppo, puoi avere la fumettografia completa di un certo personaggio o di una serie, ma tutto quello che è uscito no. E in fondo è meglio così: c’è sempre qualcosa da trovare. Però, pensandoci bene, una collezione completa ce l’ho.
Quale?
Quella dei miei ‘Sondazzi’. Ho tutto, dall’inizio alla fine. E sono l’unico al mondo.
Complimenti! Ma a parte questa, qual’è la collezione più originale ed esclusiva che hai?
Oh, ho una raccolta del tutto particolare, unica: pezzi di Firenze.
Come come?
Firenze cade a pezzi: giù dagli storici palazzi, dai monumenti, chiese, ponti ecc. cadono frammenti di storia. Io ne ho raccolti a centinaia.
E che te ne fai?
Salvo la ‘mia’ Firenze. Ho pensato spesso a quale uso adibire queste testimonianze. Forse le userò per la mia tomba.
Ehi, ehi…
Che fai con le mani nei pantaloni?
Niente… Niente… Belle però le tue collezioni. Ma, a proposito, che ne sarà di esse quando…
Quando morirò?
Quando moriremo…
Questo è il dramma di tutti i collezionisti. Che succede ‘dopo’? Molti, quando si tratta di cose importanti, ne fanno donazioni a musei (se riescono a sfuggire all’avidità dei parenti). In altri casi si vede (per fortuna o purtroppo) cosa succede al momento in cui sul ‘mercato’ arrivano intere collezioni, svendute dai parenti stessi, affranti quanto desiderosi di spazio e spiccioli.
Che tristezza!
Sì, in tali occasioni vedi altri collezionisti, quelli ancora vivi, buttarsi a pesce su quei resti, smembrandoli spesso, e godendo della morte di colui che li ha raccolti in tutta una vita.
E così via.
E così sia!
Collezionismo, croce e delizia!
Beh, guarda, è in ogni caso un fatto di cultura, e comunque meglio collezionare che essere collezionati.
Specialmente se sei un serial-killer.
Tu l’hai detto, figliolo! E, forse non te l’ho mai fatto sapere, ma anch’io…
Anche tu… cosa?
Vieni qui!
Che vuoi fare? No, non sarò il tuo prossimo ‘pezzo’!
Che fai, scappi?
Scappo sì!
Bischero: non sono affatto propenso al suicidio. E non sono un serial-killer, tranne nei miei libri.
Ah, a quelli alludevi!
Proprio. Ma ora che mi ci fai pensare… Vieni qui!
Aaaahhh! All’assassino! Aiuto! Help! An der Hilfe! Au sécours!
Torna indietro, babbeo! (L’è proprio scemo, quello! Però poliglotta…).

 
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