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MAGGIO 2007 - Museo del G

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MAGGIO 2007

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113 – IL TELEFONO.
2 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Geometrie.
RETTANGOLO.
E’ la più frequente e gustosa figura geometrica a cui può atteggiarsi un corpo umano preponderantemente femminile. L’uomo si adegua, seguendone i contorni e aggiungendo un po’ del suo…
————————————————-

Ciao “G”!
Addio nini!
Come, già te ne vai?
No, è un modo di dire. Tanto per ribadire chi è qui il più furbo.
Oh, sei tu, sei tu, non c’è dubbio!
Ironico?
No, servile.
Ecco, così va bene. Ognuno di noi dovrebbe avere una parte servile, dentro. Ma anche una critica.
Sono sempre io.
E’ vero, non mi lesini osservazioni.
Che tu puntualmente smonti pezzo per pezzo.
E’ ovvio. Non ti lascerei mai prevalere. Sei me!
Vuoi dire che non vuoi prevalere nemmeno su te stesso?
Al contrario: voglio prevalere ‘persino’ su me stesso.
Ah!
Ma avrai notato il titolo di questo articolo.
Sì, il telefono. Vuoi ricordare i tuoi non lontani ma anche presenti exploits radio-telefonici?
Manco per niente, anche se fanno parte della mia vita, come di quella di molti altri… Voglio fare alcune considerazioni sul telefono, sul non telefono e sul troppo telefono.
Spiegati.
Una volta non c’era.
No, non c’era.
Pensa a grandi comunicatori privi del telefono, come del resto di radio e TV. Te ne viene in mente qualcuno?
Uno, sì, in particolare.
Dillo.
Gesù.
Bravo. E’ quello che avevo in mente anch’io. Come diavolo… ehm… come mai ha fatto a comunicare a tutti e così bene le sue idee, tanto da essere oggi, come da 2000 anni a questa parte, l’uomo di cui si parla di più? Come ha fatto senza mezzi di comunicazione?
Già, come avrà fatto?
Pensa a Gesù che telefona a S. Pietro: “Oh, Pierino, qui mi stanno fregando! Mi raccomando, fai qualcosa, fonda una religione, che so, il Cristianesimo, e… Oh, scusa, mi chiamano sull’altra linea… Pronto, Giuda? Cosa? O icché ll’è tutta codesta voglia di baciarmi? Un tu ssara’ miha buho? Aspetta, mi arriva un messaggino… Sìe… L’è di qui’ mmaniaco di Pilato. Quello si lava sempre le mani… Ma vaìa vaìa vaìa…”. Il povero Cristo avrebbe probabilmente mollato tutto e sarebbe andato a farsi una bella vacanza a Santo Domingo con la Maddalena!
E di lui ora nessuno parlerebbe più.
Già. Più mezzi hai per comunicare e meno resta in mente il tuo messaggio. I più grandi personaggi della Storia sono antecedenti all’invenzione del telefono.
Ma ce ne sono anche di susseguenti.
Sì, ma più il telefono ha perfezionato le sue prestazioni, arrivando all’attuale uso indiscriminato che se ne fa, meno nitidi nella mente restano i personaggi, meno incisive le loro asserzioni, più qualunque il loro passaggio sulla Terra.
A causa di?
A causa del livellamento che ci offre la tecnologia. Oggi lo scemo ha gli stessi mezzi dell’intelligente, il genio le stesse opportunità dell’imbecille. E quindi è difficile distinguerli. Se vedi qualcuno col telefonino all’orecchio (e se ne vedono continuamente) non riesci a stabilire la qualità di ciò che sta comunicando. Passasse Leonardo da Vinci o Alvaro Vitali che parlano al cellulare non distingueresti l’uno dall’altro, e forse il genio ti sembrerebbe Vitali e lo scemo Leonardo. Eppure ci fu un tempo…
Racconta, racconta.
Un tempo intermedio, in cui il telefono stava fisso alla parete, come il mio primo apparecchio di casa, in duplex per di più. Cioè, quando parlava il vicino non parlavi tu e viceversa. Questo per pagare meno canone.
Entusiasmante!
Non prendere per il culo. Quel muro ha raccolto languide e speranzose telefonate a ragazzine spesso troppo sognate, e siccome il telefono stava nel corridoio, dovevo chiudere i miei nelle loro stanze per poter parlare liberamente, e a voce bassa per di più. Una telefonata era una conquista.
Poi…
Poi vennero i telefoni da tavolo, le prese in ogni stanza, e fu più facile. Ma quel muro…
E le cabine?
Io le vidi nascere. Non c’erano, e d’improvviso eccole. Prima di esse fuori si doveva trovare un negozio con l’insegna recante la figura del telefono. E giù gettoni…
Accidenti, ma tu hai vissuto la storia del telefono…
Anche tu, caro. E negli ultimi 25 anni in qualche modo l’abbiamo anche fatta, quella storia.
Eh! Eccome!
Poi arrivarono i cellulari. All’inzio erano per pochi, come i primi telefoni al muro, tanto che guardavi con stupore colui che se ne serviva. Una volta vidi passare uno in bicicletta col telefonino all’orecchio, e mi dissi: “Cazzo, a che punto siamo arrivati!”. Resistetti fino al 1999, quando quasi tutti già ce l’avevano, poi, per necessità vera, cedetti. E da allora…
Da allora ne sei schiavo, vero?
Dire schiavo è dire poco. Pensa al tormento di quando si dimentica a casa l’orrendo oggetto!
Non me ne parlare! Una tragedia!
Eppure quando non c’era e ci si doveva arrangiare si viveva lo stesso, forse anche meglio. Tutto era conquista, e noi eravamo i conquistatori. Oggi è sempre conquista, solo che noi siamo i conquistati.
Però serve.
Anche troppo. E’ la fiera del superfluo. Se ci pensi bene di tanti contatti potremmo anche fare a meno. Delle tue telefonate, dei tuoi messaggini, delle foto e di tutti i servizi che ti rende un cellulare, che ti resta se scremi?
Ben poco.
E quel poco si confonde col troppo.
Ma non possiamo farci nulla.
No, e, stai attento, io non sto lamentandomi. Bisogna vivere la propria epoca senza voler tornare indietro, ma le constatazioni è giusto farle, i confronti, i dati storici, i mutamenti della vita è giusto rilevarli, e se possibile testimoniarli.
Certo tu sei un testimone oculare.
E auricolare. Ma questo dipende dalla mia lunga età.
Ti dispiace?
No, credo che aver attraversato tempi molto diversi tra loro sia una buona ragione per non lamentarsi della sopraggiunta vecchiaia.
Esagerato! Tu non sei vecchio!
Parli per te?
Anche.
Consolati: il “G” non ha età.
Ah, meno male! Credevo…
Anch’io credevo. Ma quando funziona tutto e minimo ti danno 10 anni di meno…
E massimo?
30 anni di galera!
Sono innocente, Vostro Onore!
Sì, mandami un SMS!
Cioè?
Sono Mezzo Scemo!
Dammi il numero.
333… I’ bbischero che ttu se’ te! (Un l’ha ccapìta!).




114 – UFO INVASIONE.
7 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Geometrie.
TRIANGOLO.
Figura dalle molte implicazioni. Può simboleggiare un rapporto a tre in amore, ma – e non a caso – è anche la forma del pube. Solo che la donna attualmente tende a rasarsi l’area triangolare facendola assomigliare più a un hot-dog che a un succulento tramezzino.
Buon appetito lo stesso!
—————————————————

Ciao “G”!
Ciao, alieno!
A me? Ma come ti permetti?
Avresti preferito alienato?
No, mi tengo l’alieno. Stai per parlare di UFO, per caso?
Più o meno. Voglio narrare la lontana vicenda che mi portò a sconvolgere una tranquilla televisione in una sera di tregenda.
Che successe? Ci fu un’invasione extraterrestre?
Quasi. Correva il lontano e ormai anchilosato 1978. A Firenze ci fu un grosso congresso ufologico, al Palazzo dei Congressi, appunto. Io allora ero Direttore Artistico della mia prima radio, e avevo ovviamente inserito, nei 40 programmi giornalieri 24 su 24 in diretta di cui infarcivo il palinsesto, una bella trasmissione sugli UFO. Venivano volenterosi ragazzi di gruppi di ricerca a parlare dell’affascinante argomento. Come fu come non fu mi ritrovai nel bel mezzo del congressone, con ospiti internazionali quali Joseph Allen Hynek, teorico degli incontri ravvicinati e ispiratore del film di Spielberg, a cui riuscii anche a dare la mano.
A Spielberg?
No, ad Hynek, grullino! Steven non c’era.
E Salma Hayek, c’era?
Se non la smetti… Benché… Ma no, a quell’epoca era solo una bambina.
Con le poppe. Poppe spaziali.
Ma vuoi smetterla?
Scusa, scusa…
Insomma, tanta gente e personaggi, alcuni dei quali ormai scomparsi.
Rapiti dagli UFO?
No, dalla morte.
Gulp!
Per farla breve anch’io parlai dal pulpito del palazzone, anche se mi avevano relegato a un’ora tarda, quando i giochi importanti si erano ormai conclusi. Sai, ero un naccherino allora. Ma fui comunque notato e invitato a prendere parte a un programma televisivo su quello che allora si chiamava ‘Canale 48′.
Una delle storiche emittenti toscane.
Già. Allora era una TV locale di prim’ordine, che per Direttore aveva un frate, Padre Ugolino, personaggio molto popolare anche a livello nazionale.
Sì, me lo ricordo! E come andò?
Benissimo!
Eh! Me lo immagino!…
Insomma, avevo cominciato al Palazzo dei Congressi parlando di un affresco ‘ufologico’ a carattere religioso e volli continuare in TV parlando di S. Rita da Cascia.
Quanto eri pio…
Pio…vvero tuoni e fulmini su di me dopo la diretta, che essendo tale non poteva essere tagliata.
Ma che avrai detto mai? Che S. Rita si prostituiva con i marziami?
Macché! Raccontai solamente in termini ufologici un miracolo della Santa.
Quale?
Quello del volo della pia donna da un monte all’altro con l’aiuto degli angeli.
E tu dicesti che…
Che quelli non erano angeli, ma extraterrestri, e che si trattò di un vero e proprio caso di ‘teleportation’.
Come? In casa del frate lo dicesti?
Proprio. E fornii particolari e ‘prove’ convincenti. Sembrava tutto vero.
E il fratone?
S’incazzò cristianamente. Forse mandò anche un par di moccoli. Avvertivo un certo trambusto dietro le telecamere, ma pensai si trattasse di cosa normale. Non ero affatto avvezzo alla TV.
E invece?
Quello che era successo e che successe dopo lo seppi in seguito. Durante la trasmissione l’Ugolino aveva dato in escandescenze, poi, una volta uscito io, chiamò il conduttore del programma, un bravo e buon ufologo, e lo cacciò via malamente. E da allora su ‘Canale 48′ non si parlò mai più di UFO.
Peccato.
Sì, perché il programma non era male. Io lo seguivo sempre. Funzionava.
Finché non arrivasti tu.
Quando arrivai io migliorò, persino, perché, sai, gli ufologi hanno il vizio di essere anche troppo meticolosi, e ben poco fantasiosi. Io avevo portato là dentro un’invenzione. Ma ai frati non piace inventare.
A meno che…
Ho capito a cosa alludi. Sì, in certi casi preti e frati di fantasia ne hanno fin troppa. Ma sui santi no.
Meglio sui fanti.
O gli infanti…
Malizioso!
Carta canta. Basta leggere i giornali. Fatto sta che una mia semplice presenza in video sconvolse un palinsesto.
Peggio di un’invasione degli UFO. Ma hai intenzione di ripetere l’exploit?
Se ti riferisci al programma a cui prenderò parte martedì sera alle 21, penso proprio di no. Sono passati 29 anni e…
A occhio e croce sei più distruttivo di prima!
Distruggo solo ciò che si lascia distruggere, ciò che non regge, che ha già in sé il tarlo che lo rode.
Ti chiamerò ‘Colpodigrazia’.
Lo metterò insieme a ‘Macchiadolio’ e ‘MiticoG’. Ci sta bene. Ma non credo di distruggere alcunché in quella occasione, tranne forse, se me ne sarà data facoltà, la sicumera della Scienza Ufficiale, che ha sempre storto il naso con aria di superiorità di fronte ai fenomeni ufologici.
Allora ti guardo. Comportati bene, eh…
Come sempre. Io sono tanto buonino, ma chissà perché dove vado faccio danni.
L’hai detto tu prima: danneggi solo chi danneggiato è già. Magari ni’ ccervello.
Effettivamente… Gli amici di TVR non temano: sono tutti bravi e solidi, non subiranno danneggiamenti dalla presenza del “G”. Anzi!
A meno che…



*** SPECIALE UN ANNO DI BLOG!!! ***

9 Maggio 2007



UN ANNO FA, PROPRIO OGGI…

Chissà perché mi venne in mente di buttare la mia anima in un blog.
Certo, non era una cosa nuova, non sarei stato il primo a farlo: una miriade di ‘tracce sulla rete’ era già sorta in tutto il mondo e nella nostra piccola ma per certe cose smisurata Italia.
Pensandoci bene, però, i miei due libri di dieci e undici anni prima cos’altro erano e sono se non veri e propri blog di carta?
Rincuorato da questa constatazione, io che non amo fare cose già fatte, ho iniziato così, per vedere come andava, a scrivere regolarmente fatti miei e di altri in queste evanescenti pagine, scegliendo la forma dell’autodialogo, che dà struttura e vita alle mie due principali persone interne. Volendo inserire delle immagini optai per il nudo (o il seminudo, e persino l’ammiccante) in tutte le sue forme, in serie autonome di sei, per dare un senso visivo a quello che sarebbe poi diventato il proseguimento del titolo: ‘La Nuda Verità’.
E come titolo principale volli qualcosa di semplice, al limite dell’ovvio, che però richiamasse il dialogo e l’incontro tra due persone: ‘Ciao G!’.
La cosa mi soddisfece subito, visto anche l’interesse del pubblico.
All’inizio c’era libertà di commento, poi, preso da smanie di estrema purezza, l’abolii. Buffo, no? Io che abolisco una libertà… Ma volli fare di ‘Ciao G!’ qualsosa di ancora più esclusivo: un ‘no comment blog’. Non ne conosco altri, e forse è davvero unico.
Di più: le tante cose riguardanti la stretta contingenza, tipo annunci di spettacoli, di libri in uscita e loro presentazioni, e i commenti a qualsiasi occasione passeggera le ho sempre tolte dopo un po’, anche se salvate a parte.
Ho voluto un blog cristallino, pulito, perfetto per quanto possa esserlo una iniziativa umana, quasi ad esorcizzare i miei casini abituali.
Malgrado gli ‘spurghi’ sono rimasti, fissi, ad oggi, 114 articoli e 11 speciali. Se avessi lavorato per un giornale avrei guadagnato un bel po’!
Ai visitatori delusi dal ‘no comment’ regalai un blog gemello: ‘Sfogati!’, che però ebbe poca vita: l’intrusione di teste di cazzo mi dissuase dal continuare a dedicargli altro tempo. Perché un blog prende tempo ed energie, gratuite solo per chi lo legge: figurati due!
Ma attenzione: ‘Sfogati!’ non è stato cancellato. Potrebbe rinascere, chissà quando e perché.
Odio buttare via la roba!
Le visite a ‘Ciao G!’ sono sempre state soddisfacenti, stabilizzandosi a un certo livello dopo l’esclusione dei commenti. Considerando che il blog è stato fermo un intero mese (agosto) e conteggiando gli altri undici, circa 120.000 visite non sono proprio da buttar via.
Non posso non citare qui un altro giovane blog che in un certo senso mi appartiene, anche se non è mio, ma dedicato a me: ‘Perilg’, che raccoglie tutte le visite che mancano a ‘Ciao G!’ per l’impossibilità di commentare. Vogliamo aggiungere anche quelle?
Soddisfattissimo!

Da un anno a questa parte molte cose sono cambiate, e voi sapete come.
Per questo voglio qui riproporre un’immagine simbolica che in tempi non sospetti già forse preannunciava gli accadimenti futuri – attuali adesso – solo un anno fa impensabili.
E’ la prima immagine da me scelta per illustrare questo blog. Basta guardarla per capire.

Ciao G!
Ciao a tutti!




115 – VECCHI DISCHI IN VINILE.

12 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Prominenze.
IL NON PLUS ULTRA.
Signore e signori… Sua Prominenza!
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Ciao “G”!
Ciao vecchio!
Perché vecchio?
Perché ti piacciono le cose vecchie.
Dipende…
Da cosa?
Dalle cose. E comunque come lo sai?
Lo so, perché anch’io, guarda caso, ho gli stessi tuoi gusti…
Davvero? Citamene uno.
I vecchi dischi in vinile.
Centro pieno!
Vedi?
Vedo. E sento.
Lo senti quel suono presente e aggressivo, a volte contornato da fruscii o crepitii dovuti all’uso, lo vedi il disco che ipnoticamente non nasconde il suo girare ai tuoi occhi, le guardi quelle copertine ampie e a volte geniali, lo tocchi il vinile, te lo rigiri tra le mani, lo senti come e quanto esiste?
E quel buco nel mezzo?
Allusivissimo! Puoi avere con lui persino un rapporto oniricamente sessuale!
E la puntina del giradischi, che titilla il lungo solco elicoidale…
Sono già arrapato!
Anch’io!
E invece quando vai oggi in un negozio di dischi ti trovi davanti a una distesa di piccoli quadratini di plastica che racchiudono non un ‘disco’, ma un CD, una cosa da infilare dentro un’altra cosa senza svelarti i suoi movimenti né darti la gioia della partecipazione. Tutto automatico, niente posizionamento della puntina sulla traccia, e copertine microscopiche che fai fatica a decifrare.
Ma il suono è migliore, l’ingombro è minore, la praticità è maggiore.
Chi lo nega? Anche un’automobile è più pratica di una carrozza a cavalli, ma non per questo più affascinante.
Oramai i dischi in vinile sono pezzi di antiquariato.
O modernariato, come si dice usando un termine non molto bello. Io ritengo che quando un oggetto termina il suo corso diventi automaticamente storia, come una macchina da scrivere o un fonografo. Storia già antica perché non più ripetibile. Quasi archeologia.
Infatti esiste l’archeologia industriale.
Io amo tutto ciò che ha fatto parte della vita degli uomini, e il disco in vinile è uno di quegli oggetti.
Tu stesso ne hai inciso uno, vero?
Sì, un 45 giri. Anch’io ho dato un piccolissimo contributo alla storia del disco.
E te ne circondi, vero?
Più che circondato sono assediato dai dischi. Ormai la capitolazione è vicina. Aspetto solo il cavallo di Troia.
O una troia per cavalcarla?
Battuta scontata.
A proposito, vorrei acquistare il rarissimo secondo album dei Beatles. Mi fai lo sconto?
Lo possiedi già.
Ah, sì, è vero. E il primo dei Rolling Stones?
Anche.
E…
Tutti.
Allora che gusto c’è?
Io, lo sai, mi autodefinisco ‘il cassonetto del disco’. Qualche bella sorpresa può venir fuori sempre dalle donazioni di coloro che altrimenti i dischi li butterebbero via.
Allora bisogna fare l’annuncio. Vai!
Chiunque si ritrovi in casa vecchi dischi che non ascolta più (perché sono spariti anche i giradischi), invece di buttarli via li doni a chi può farne un nobile uso di memoria storica.
E cioè?
A me!
Me l’aspettàooo!
Anch’io. Ah, ti serve l’introvabile EP di ‘Follie dell’anno’ inciso da Marilyn Monroe, stampa italiana?
Sì, sì…
Ce l’hai già.
Ti pareva!



116 – MERCATINI DI BAMBINI.

14 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Prominenze.
MUKKI.
La signorina in questione appare assai prominente, ma non le consiglierei di grattarsi i palloncini con quelle unghiacce…
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Ciao “G”!
Ciao. Ti vedo accaldato.
Oh, niente: non ricordi? Ieri siamo stati tutto il giorno insieme in una serie di mercatini di bambini.
Guarda che noi stiamo insieme dalla nascita! Certo che faceva caldo, ma come sai a noi la canicola non dà eccessivamente fastidio.
Questo è vero. Specialmente quando siamo in caccia.
Caccia grossa!
Dai, rinfrescami!
Dal caldo?
No, rinfrescami la memoria. Cos’è successo ieri?
Ieri era il giorno dei giorni per quanto riguarda il tipo di caccia che a noi piace.
E non è il solo tipo.
Non scendiamo in particolari, porco! Parliamo della caccia al ‘Pezzo’.
Pezzo di fica?
Allora non vuoi proprio capire! Ogni anno in questi mercatini di beneficenza che si svolgono attorno alla Festa della Mamma vengono messi in vendita a prezzi incredibili oggetti razzolati qua e là, provenienti da case private o donati da ditte e negozi. Insomma un gran bazar all’aria aperta.
Una vera festa.
Specialmente per i ‘cercatori d’oro’ come noi, perché puoi trovarci di tutto. Proprio di tutto.
E allora, com’è andata?
Non male. Di solito mi riempio la macchina di roba varia, spesso di poco valore, ma di un certo interesse. Roba pagata dai 50 centesimi ai 5 euro al massimo.
Ma tra questa roba…
Eh, spesso ci scappa ‘Il Pezzo’.
E quale è stato ‘Il Pezzo’ di quest’anno?
Beh, posso citarti due o tre pezzi da poter scrivere con la maiuscola.
Cioè?
Appena arrivato mi soffermo a srotolare un manifesto riproducente un quadro di Picasso. La signora del banco (perchè di bambini ce ne sono sempre meno) mi chiede se mi interessino i quadri. Io le domando scherzosamente se ha un Picasso originale. Lei altrettanto scherzosamente mi risponde che ha un Van Gogh, ma estrae una cartella rossa e me la sottopone. Dentro ci sono tre cose: due dipinti e una stampa. Quest’ultima è la semplice riproduzione di un Fattori. Poi c’è un dipinto multicolore, quasi a tavolozza, raffigurante dei fiori, anonimo. Ma quello che attira la mia attenzione è il terzo dipinto, la cui firma mi induce immediatmente a prendere possesso del tutto.
Che c’era scritto?
Né Picasso né Van Goh, ovviamente, ma un nome interessante quotato migliaia di euro: Possenti. E il soggetto, come tutti i suoi, è delizioso: una testa di ragazza bionda insidiata da una sorta di uomo-lupo. Il tutto molto colorato. Bello davvero, appartenente in pieno al favoloso mondo onirico caratteristico del pittore.
Chissà quanto ti ha fatto spendere, la signora!
Ben 4 euro per le tre opere! Ma me ne aveva chiesti 5.
Meno male che ti ha fatto lo sconto!
Mai pagare quanto ti chiedono: è un punto d’onore per il ‘cacciatore’ di ‘pezzi’.
Pezzo… di merdina! Poi?
Poi ho portato a casa due pettorali di armatura splendidamente ornati da incisioni.
Antichi?
Questo è da valutare. Molto spesso si compra prima e si valuta dopo. Ma sono bellissimi e, ça va sans dire, economici. Spuntati fuori da una cantina fiorentina.
Insomma, ti sei divertito.
Sì. Il bello è trovare, apprezzare e salvare. Perché al termine di questi mercatini gli espositori buttano nella spazzatura quasi tutto ciò che rimane: direttamente nel camion tritatutto della nettezza urbana.
Salvatore della Patria!
Beh, sì, ho salvato diversa roba nella mia vita…
Ma… chi la salva da te?
Provaci tu.
Se hai un vangogghino…
Sie, te lo tiro ni’ ccapo i’ vvangogghino, grullaia!
Lo piglio anche ni’ ccapo!
Intanto pigliati un nocchino: costa meno e fa più male!
STOCK!
Ahi!
E’ vole i’ vangogghino, lui!



117 – ARCHEOLOGIA VIVA.

16 Maggio 2007





L’IMMAGINE.
Prominenze.
OPS!
Ed ecco la logica conseguenza delle precedenti prominenze…
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Ciao “G”!
Ciao, reperto archeologico!
Ci mancava anche questa!
Ora non ti manca più.
Subodoro che tu voglia parlare di archeologia. Sbaglio?
No, non sbagli.
E perché come titolo usi quello di una nota rivista del settore?
Perché mi torna bene per ciò che ho da dire.
E allora dillo.
Normalmente si pensa all’archeologia come a qualcosa di morto, di talmente lontano nel tempo da non riguardarci ormai più.
E invece…
Invece è esattamente il contrario: non c’è migliore testimonianza di vita dell’archeologia.
Ma se per lo più si tratta di tombe!
Guarda, c’è più angoscia della morte in un moderno cimitero che in una antica necropoli.
Spiegati meglio.
Io amo passeggiare tra le tombe dei nostri cimiteri. Mi dà un senso di pace e di riconciliazione con l’infinito che altrove non proverei. Ma anche pacata tristezza. Vedi quei volti… Erano vivi, come noi. E noi saremo morti, come loro…
Allegria!
Né allegria né disperazione, ma un sentimento di profonda pietà. E non solo per loro, anche per noi stessi. Quando poi vedi la tomba di qualche bambino…
Eh, ti capisco.
Ma, vedi, nelle antiche necropoli (non cimiteri, ma ‘città dei morti’) avverti la presenza dell’eternità, e capisci tante cose.
Cosa?
Tutto ciò di cui ti scordi non appena rientri nella civiltà che ti appartiene.
Ah, sì?
In quei posti respiri la vita. La morte ti aspetta fuori, in mezzo al traffico, agli stronzi e ai problemi inutili di cui ti cibi giornalmente. In una necropoli sei come sospeso nel tempo. Forse non invecchi.
Allora ci vado subito!
E io verrei subito con te. Ma siamo legati a questo mondo, quello che ci siamo costruiti così stupidamente frenetico. E con le foto sulle tombe.
Però non ci sono solo necropoli in archeologia.
Noddavvero! E sono proprio i resti delle città quelli che mi attirano di più. Lì la vita è veramente passata, e ha lasciato il segno.
Chissà cosa lasceremo noi…
Tanta plastica e spazzatura di ogni genere. Ma percorrendo strade antiche e dintorni di ruderi anche i rifiuti di allora possono apparirti preziosi, perché molto più veri, sofferti e vissuti dei nostri. Anche un semplice frammento di ceramica, un mozzicone di monile bronzeo, magari una moneta che spunta dalla terra smossa da un contadino o la semplice tessera di un mosaico un tempo maestoso ti parlano di vita, di impegno di artigiani e artisti, di pezzi unici e mai fatti in serie, di tempi duri e difficili, ma genuinamente vissuti da chi mai avrebbe immaginato il mondo com’è oggi. Noi viviamo nel falso. Loro, inconsapevolmente, vivevano nel vero.
Loro chi?
Gli Etruschi, per esempio, e qualsiasi popolo abbia preceduto la rivoluzione industriale, che ha spazzato via interi tesori d’ingegno.
Tipo?
Guarda, io amo svisceratamente i libri.
Tanto che li scrivi…
Sì, ma bisogna ammettere che da Guttenberg in poi la scrittura non è stata più la stessa. E oggi ci ritroviamo sommersi da molta carta inutile.
Pensi ai manoscritti, vero? Ai codici miniati…
Non mi ci far pensare. E’ roba che mi fa letteralmente impazzire!
Vita!
Anche se non per le povere pecore, che fornivano le pagine di quei capolavori.
Già, la ‘cartapecora’.
Sì, una pecora a pagina. Un intero gregge in un codice.
Beeehhh…
Sai, avrei deciso di scriverne uno anch’io…
E… quindi?
Mi basterebbe una sola pagina.
Quindi una sola pecora.
Sì. Una sola. E ne ho appena sentita una belare…
No… Ma… Scherzavo!
Vieni qui!
Non ci penso nemmeno!
Ti piglio!
Urk!
Preso!
Auggrrr!!!
Cazzo, era un leone! Lo lascio subito!
(Meno male, l’ho ingannato!).
(Si è cacato addosso, il bischerino!).
Ehm… Ciao “G”!
Ciao, pecorina!
No!
Ti piglio!
Scappo!
Ah ah ah ah!




118 – QUELLO CHE NON SOPPORTO.

18 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Prominenze.
IL MOSTRO DI LOCH NESS.
Nuovamente avvistato l’essere mostruoso che vive nel lago più misterioso del mondo. E’ emerso per un attimo, ma prima che la sua enorme massa scomparisse di nuovo nelle torbide acque un intrepido e fortunato fotografo è riuscito a coglierne una nitida immagine.
Che culo!
———————————————————

Ciao “G”!
Ciao, insopportabile!
Chi, io?
Certo, tu!
Non dirai sul serio: non sopporteresti te stesso!
A volte capita. Ma credo sia un fatto comune a tutti. Però normalmente le cose che non sopportiamo ci vengono dall’esterno.
Cioè?
Le olive, per esempio: io non le sopporto.
Ma come? Se tutti ne vanno pazzi!
Io no, e con loro l’olio, a favore dell’aceto.
E che altro non sopporti?
I cetrioli.
In che senso?
In tutti i sensi, ma soprattutto quelli grossi che, crudi e fatti a fette, vengono messi nell’insalata. Orribili!
E quelli sottaceto?
Quelli mi piacciono. Forse complice l’aceto, appunto. Da bambino lo bevevo.
‘Azzo!
Ora lo spargo su qualsiasi pietanza, specie la carne.
Ma torniamo alle malsopportazioni.
Non sopporto le regate.
Questo lo diceva anche Vittorio Gassman.
Aveva pienamente ragione. E aggiungo che non sopporto più i documentari sugli animali.
Ma se sei un loro grande amico…
Amico sì, ma basta con i leoni che sbranano le gazzelle e i camaleonti che allungano la lingua per acchiappare gli insetti. Un se ne po’ ppiù!
Ma guarda guarda… E poi?
Ovviamente odio tutti i mezzucci dell’uomo per fregarti. Uno fra tutti gli autovelox.
Quelli li odiano tutti.
E io aggiungo i semafori, sporchi robot che ci piegano al loro volere. E i carri attrezzi che ti rubano letteralmente la macchina, ma che hanno scritto su: ‘Soccorso stradale’. Brutti ipocriti e ladri: e perché vanno in giro con le ‘ganasce’ pronte a immobilizzare le auto comprate dagli altri? Non li sopporto!
Vai avanti.
Restando sulla strada non sopporto la segnaletica che ti abbandona. Segui le segnalazioni di una località fino a un certo bivio e poi non le trovi più. Da che parte vai?
Da che parte?
Da quella del vaffanculo. E sei tu che ci vai, non chi mette o toglie i cartelli, anche se ce lo mandi mille volte.
Così, così ché vai bene!
Non sopporto i vigili con i capelli lunghi.
E quelli con i capelli corti?
Anche. E le vigilesse troppo piccole. E Gigi D’Alessio.
Che c’entra lui?
Purtroppo c’entra sempre. Come fa ad aver successo uno che scrive canzoni così brutte e vecchie, e copiate qua e là? Ma che gusti hanno gli Italiani? Mi fa quasi rivalutare Eros Ramazzotti, che ugualmente non sopporto.
Al peggio non c’è mai fine.
Proprio così. E non sopporto i cacciatori, ma neanche i cani da caccia, e i leccaculo, chi ha troppi capelli e il pesce che sa di pesce.
Perché, di cosa deve sapere?
Di tutto meno che di pesce. E non sopporto i pedofili, anche se in tonaca, e gli imbecilli, che si trovano ovunque, e gli zigzagatori in auto, e i tecnici. Oh, i tecnici…
Perché, che ti hanno fatto?
Non lo so, questo è il dramma. Essendo tecnici possono farti credere ciò che vogliono e tirartelo in culo quando e come par loro.
Però ci sono anche quelli onesti.
Sicuramente, ma come faccio a distinguerli dagli altri? Quindi li odio tutti, a prescindere.
Certo che ce ne sono di cose che non sopporti!
E queste sono solo alcune, che mi vengono in mente ora. Molte di più ce ne sarebbero.
Tipo?
I campanelli di plastica e alluminio ai portoni dei centri storici. Quando cammini sul marciapiede i campanelli delle case sono più o meno all’altezza dei tuoi occhi. Ritengo disdicevole che un comune (come quello di Firenze) che tiene tanto all’aspetto degli edifici al punto da imporre giustamente di rientrare in una limitata gamma di colori per i loro esterni, lasci poi al cattivo gusto dei residenti la scelta dei campanelli. E così invece di quelli in ottone ben confacentisi all’antichità del centro sorgono obbrobri di alluminio e plasticaccia degni delle più squallide periferie. E li vedono tutti. E nessuno fa nulla. Vergogna!
Ma si tratta di dettagli.
I dettagli sono i portavoce degli interi.
Come Sircana di Prodi?
Lasciamo perdere, ché la politica rientra fra ciò che non sopporto!
Via, su, dimmi ancora qualcosa che non sopporti e poi chiudiamo.
Non sopporto i soldi, quando non li ho.
Ah!
Non sopporto i troppo cattivi, ma pure i troppo buoni.
Davvero?
E non sopporto le donne troppo belle che non s’innamorano di me!
Eh già!
E per terminare (ma ce ne sarebbero tanti altri) non sopporto i paraocchi e chi li porta, e i congiuntivi sbagliati, e la banalità, e i plagi di chi manca di idee, e…
Faremo una seconda puntata.
Non sopporto le puntate.
Un nuovo elenco.
Non sopporto gli elenchi.
Un’ulteriore rassegna.
Odio le rassegne!
Ho capito. Finiamola qui.
Odio finirla qui. E lì. E su. E giù. E qua. E là. E…
STOCK!
Scusate, ho dovuto farlo.





119 – HO VISTO COSE CHE VOI UMANI…

21 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Prominenze.
MALGRADO TUTTO.
Quando la prominenza non… ‘promine’, la vita cerca ugualmente il suo sbocco. Così come l’erba spunta caparbia tra le pietre di un selciato, anche i capezzoli di questo non prominente seno cercano – e trovano – la luce.
——————————————————–

Ciao “G”!
Ciao androide!
A me?
Certo. Non hai visto il titolo?
Già, mi ricorda qualcosa…
Fantascienza.
Esatto!
Ma anche realtà.
Ah, sì?
Certo. Ho visto cose che molti umani non hanno mai visto, e senza spingermi fino alla Cintura di Orione.
Com’è possibile?
Possibilissimo, anche con i piedi sulla Terra.
Ah, i famosi ‘piedi per terra’…
Più o meno. Cose che un tempo c’erano e che non ci sono più. Ma io le ho viste.
Fammi un esempio.
Ho visto le macerie della guerra intorno al Ponte Vecchio. E ci ho giocato sopra. E il Ponte a S. Trinita distrutto dalla bombe.
Però non ci hai giocato sopra.
No, su quello no. Ma ho visto le strade della città ancora sterrate, e la città senza macchine. Senza macchine, capisci? Ho respirato aria pulita!
No! Davvero? E com’è potuto accadere?
E’ potuto. E ho visto omìni che trasportavano la loro roba su carri trainati da cavalli, asini o muli. C’erano stalle qua e là. E ho visto i carbonai, e i venditori di ghiaccio che con i loro rampini e un sacco sulle spalle per non sentire troppo forte il gelo consegnavano le stanghe a domicilio, compresa casa mia.
Niente frigoriferi…
Macché! E i netturbini venivano a ritirare la spazzatura appartamento per appartamento. Sentivo il rumore terrificante dei loro secchi trascinati per le scale. Niente ascensore dove stavo io.
In quanto a questo, tutt’ora…
Niente ascensore, ancora. Ma io ho visto il veggio.
Cioè?
Lo scaldino di coccio pieno di brace che serviva per scaldarsi le mani e non solo. La mi’ nonna se lo teneva sotto le gambe, nascosto dalla sottana, stando seduta. E la notte col veggio ci si riscaldava il letto, agganciandolo al trabiccolo.
Il trabiccolo?
Sì, un aggeggio che aveva due forme, chiamate ‘prete’ e ‘monaca’. E i ditalini… Quanti ditalini…
Ma che dici, sporcaccione!
Non hai capito: si prendevano i ditali da cucito e si riempivano di farina dolce. Poi si inserivano nella brace ardente del veggio e si estraevano con le forbici non appena il tutto si era solidificato. Ne usciva una formina calda e gustosa, da mangiare in un boccone.
Ah, ‘quei’ ditalini!
E ho visto la vita prima della TV.
Com’era?
Libera, spaziosa, arrangiata dalla fantasia. La radio c’era, però, e io l’ascoltavo molto, ignaro che sarebbe diventata anche mia. Commedie, varietà, notizie, tutto e solo per radio. Ho sentito in diretta il primo Festival di Sanremo. In seguito, la prima ‘Hit Parade’.
Era nato il rock’n'roll!
Sì, e io l’ho visto e sentito nascere. Poi i Beatles, e tutto il resto. Il beat, i figli dei fiori…
Hai fatto il 68?
Come no? E anche il 69!
Lo dicevo che eri un porco!
Come sempre non capisci: alludo allo sbarco dell’Uomo sulla Luna. In diretta, sveglio tutto la notte. E’ atterrato! Macché! Allunato!
Che momenti!
Ho visto l’incredibile eclissi di Sole del 1961, e la disastrosa alluvione del 66.
E poi che hai visto? Sono affascinato!
Ho visto le palline di coccio, e i bambini che si costruivano i giocattoli da sé. E il gelato a 10 lire. E i giornalini a 15. E la prima plastica. Erano piccoli astronauti (quasi palombari) col casco estraibile. Colorati, non ancora invasivi.
Non siamo mica stati invasi dagli astronauti…
Ma dalla plastica sì!
E’ vero.
Ho visto la scuola separata, maschile e femminile, con dentro banchini col buco per infilarci il calamaio di maiolica bianca, con l’inchiostro nero o blu, in cui si intingeva il pennino. Niente penne a sfera, ancora. E addosso grembiulini neri con la goletta bianca, noi maschietti. Le copertine dei quaderni erano tutte e solo nere. E i fazzoletti, bianchi, non erano di carta.
Stupefacente. L’antitesi del consumismo.
Ho visto i ciabattini battere le suole sul loro bischetto. Perché le scarpe si risuolavano. Ho visto il latte in bottiglie di vetro col tappino morbido d’alluminio. Noi bambini ne facevamo incetta.
Del latte o delle bottiglie?
Dei tappini. Raccolti che ne avevamo un certo numero per un certo peso li portavamo allo stagnino che ci dava qualche lira.
Che storie!
Ho visto il ‘fungo cinese’. Ce l’avevo anche in casa. Ho visto la nutella quando non si chiamava così, e veniva venduta sciolta su carta oleata ricoperta da carta gialla. Perché non c’erano mica i supermercati e i centri commerciali, sai: io andavo a comprare 15 lire di budellina per il gatto, e il macellaio mi ci aggiungeva anche il polmone.
E Masino mangiava…
Ed è campato fino a vent’anni. E ho visto anche… Oh, sapessi!
Cosa?
Fare regali ai vigili per Natale e per Pasqua: impensabile, oggi.
Forse perché non c’erano troppe macchine e anche loro erano meno carogne…
Forse. E ho visto la città senza stranieri, se non turisti.
Ma va’! Dici davvero?
E senza travestiti. Le puttane stavano nei casini e i puttani erano vestiti da ometti.
Poi i casini vennero chiusi…
Sì, nel 1958. Ma allora ancora la gente, in piena città, se ne stava seduta sulle porte delle case a chiacchierare.
Incredibile!
Ho visto nascere il fenomeno degli UFO, che allora si chiamavano ‘dischi volanti’. E l’epocale passaggio dai dischi a 78 giri a quelli a 33 e 45. E ho visto il mondo senza droga. E le prime cabine telefoniche. Le prime strisce pedonali. Che rivoluzione! E ho visto gli uomini col cappello e le donne senza pantaloni.
Come, in mutande?
No, caro: in gonna. I pantaloni costituivano una rarità nel genere femminile, e anche piuttosto criticata. Ho visto le prime minigonne…
E poi?
I primi preservativi.
E poi?
Ho visto passare Coppi e Bartali al Giro d’Italia. Viva Bartali! Abbasso Coppi! E ho visto Pio XII, in persona, a Roma.
Accidenti! E i miti?
Certo, li ho seguiti e vissuti fin dall’inizio: Marilyn Monroe, James Dean, Elvis Presley, John Kennedy, Che Guevara, Martin Luther King…

Oggi del mondo che hai visto tu non rimane proprio niente…
Niente di niente.
E molti non lo hanno conosciuto se non per le rievocazioni che ne vengono fatte.
E’ un pezzo di storia, per certe sue caratteristiche ancora simile al secolo precedente, l’Ottocento.
Devi essere davvero molto vecchio!
Sapevo che mi avresti detto questo.
E cosa mi rispondi?
Che io sono giovanissimo. E’ il mondo che è invecchiato precocemente, ed è pieno di rughe. Ogni fila di automobili è una ruga, ogni pista di coca è una ruga, ogni capillare e volgare invasione è una ragnatela di rughe…
Hai ragione. Il mondo è invecchiato molto più rapidamente di noi.
E’ un privilegio averlo conosciuto com’era ed essere ancora qui per vederlo com’è.
Rimpianti?
No. Forse per i più giovani, che hanno conosciuto solo un mondo congestionato e velenoso. Io porto dentro di me tutto quello che ho visto, e vivo perfettamente nel presente, perché mi ci sono scavato un posto. E non è così male, pensando che se tutto va com’è andato finora… può persino peggiorare.
Che dici?
Dico. E vado avanti, sperando di poter dire, tra qualche anno: ho visto blog e computer, e tante macchine in fila, e droga, e invasioni indiscriminate…
Ma questo ci sarà per lungo tempo, ancora.
Credi? Anche dopo una guerra atomica?
O la discesa degli extraterrestri…
O l’incazzatura di Dio…
Chissà!
C’è comunque qualcosa che resterà sempre uguale, perché in tutto il tempo della mia vita non è mai cambiata.
Che cos’è?
L’amore. E il farlo. Ed è quello che ci salverà.
Speriamo.
Non parlo per te o per me, che ormai siamo salvi. Mi riferisco all’Umanità.
Un uomo e una donna.
E figli.
E un domani.
Fino alla prossima coda davanti a un semaforo. Al prossimo buco in un braccio. Al prossimo cancro per inquinamento… Ma c’è tempo.
Oh, sì, c’è tempo.
Ancora tanto tempo.
Tanto tempo.
Tanto… tanto… tempo…




120 – UN GIORNO DA LEONE.

23 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Prominenze.
SENO TROPPO GRANDE O CAMICETTA TROPPO PICCOLA?
Comunque sia, poppe e prosperità a tutti!
——————————————————–

Ciao “G”!
Augggrrr!!!
Ehi, ehi, calma! Mica vorrai sbranarmi!
Io? Ma se sono un agnellino!
Non si direbbe dal verso che hai fatto.
Ah, il ruggito. Ogni agnello ha dentro di sé un leone.
E ogni leone un agnello?
Anche. E confesso che in questi giorni mi sento più leone che agnello.
Beh, per la verità nei tuoi programmi ti sei sempre battuto come un leone.
Ma all’occorrenza sono dolce e tenero come un agnello, vero?
Vero. E adesso esponi il tuo pensiero.
Sono qui apposta. Ho ricevuto parecchi giudizi entusiastici sulle puntate degli ultimi due giorni.
Perché proprio quelli in particolare?
Forse perché ci ho ficcato dentro molto leone e un bel po’ di agnello.
Ma che hai fatto mai?
Lo sai meglio di me. Ma voglio ugualmente ricordartelo. Ho messo particolare grinta in ciò che ho detto, particolare incisività nelle telefonate, ardore nelle considerazioni anche interne all’emittente, sarcasmo a quintali e rabbia equivalente.
Accidenti, nini!
Ma ho anche profuso sentimento, tanto da riuscire a far piangere gli ascoltatori.
L’ho sempre detto che fai piangere!
Attento con codeste battutucce, scemo! In effetti basta che legga qualche articolo di questo blog particolarmente toccante e il pubblico si ritrova col groppo alla gola e gli occhi umidi.
Per esempio?
Ho letto tra gli altri ‘Lettera a una donna mai morta’, ‘Daniel’, ‘Le infinite dolcezze del cielo’, ‘Masino’, e due giorni fa ‘Alessandro’.
Con la tua voce, poi…
Spesso rotta perché coinvolta dall’anima a livello profondamente personale. E col sottofondo di splendida musica classica.
In una radio commerciale che passa solo leggerezze e canzoncine?
E’ proprio questo il bello: ho da tempo scoperto cosa vuole veramente la gente, e non è la stupidità. Vuole emozioni vere. E io, emozionandomi, gliele do.
Ma veniamo alla parte leonina.
In questo periodo di grande attualità della pedofilia ecclesiastica io, preciso come e più di un giornalista d’assalto, nel mio ‘”G” contro tutti’ ho scoperchiato la pentola semplicemente facendo parlare un monsignore del Vaticano che si è rivelato nettamente dalla parte dei pedofili. Uno che più lo faccio parlare più ricopre di cacca se stesso e chi lo mantiene. Un grosso papavero.
Un papa… vero?
Se diventasse papa avrei del bel materiale per la Storia. Ma poi ho affrontato col ‘Puzzo di Stampa’ argomenti di malgoverno, ho messo sulla graticola la mia tanto amata e invivibile città, il giornale che in essa si stampa, la stessa squadra del cuore di tanti cittadini con poche risorse…
Come? Hai osato satireggiare su…
Ho osato. Che mi succederà? La scomunica?
Come minimo. E poi?
Ho fatto ascoltare il trapano dei vicini che lavorano sodo proprio nel mio orario, ho denunciato la mancanza di alcune pagine, strappate ai giornali di cui mi servo, ho lamentato la mancata consegna della mia posta, che non ricevo dalla ‘casa madre’ da marzo…
Me se è tua perché non te la danno?
Mistero. Ma se mi fanno questo io come minimo lo faccio sapere a tutti. E non sarò quello che ci farà la peggior figura. Alcuni ascoltatori hanno spiritosamente aggirato l’ostacolo spedendo una lettera con cartolina a una vicina dello stesso stabile della radio, e quella posta mi è finalmente arrivata.
Non vorrai dirmi che hai letto anche quella…
E’ ciò che ho fatto, parola per parola, elogiando pure chi ha preso questa divertente e fantasiosa iniziativa.
Tutto in diretta, eh?
Tutto. E la gente ha apprezzato moltissimo. Ho un po’ risollevato l’ascolto, che ultimamente, secondo i dati ufficiali, è in caduta libera.
C’è altro?
Sì. Mi sono permesso, in un impeto di calembour, di ribattezzare il programma che mi precede ‘Saperi e Sopori’.
Ah ah ah!
E quando colui che mi segue mi si è avvicinato parlando del caldo, io gli ho chiesto un argomento più consistente. Lui ha ribadito che il programma era il mio, e che gli argomenti avrei dovuto trovarli io.
E tu?
Gli ho risposto che tratto più argomenti io in una puntata che lui in un anno.
No! Davanti a tutti?
Se provocato, mordo. Però confesso di avere sbagliato.
Meno male che lo riconosci.
Sì, avrei dovuto dire due anni.
Brutto fottuto!
Guarda che tutto questo rientra in una logica di satira che coinvolge anche me: io mi impegno costantemente nell’autosatira. Metto in piazza molto più spesso le mie debolezze – scherzandoci – che quelle degli altri, e comunque tali uscite vanno prese come normale esercizio dello spirito fiorentino.
Solo che gli altri non sono fiorentini.
Non è colpa mia. Comunque ritengo di non essere mai offensivo nei confronti di chicchessia. Spesso è la gente che si offende da sola.
Però poi ricevi certi sms…
Ne ho ricevuti tanti di complimenti in questi giorni, e uno emblematico con cui terminerò questo nostro dialogo.
Spara!
‘Caro “G”, adoro il tuo programma, ma se continui così per quanto tempo te lo lasceranno fare?’.
Ai posteri l’ardua sentenza.
E ai computers…
Inquietante.
Ma già che siamo alle frasi fatte, sai che ti dico?
Di’!
Meglio un giorno da leone…
Però anche la pecorina…
Te l’appoggio!
Dai, non fare scherzi!
Anche se volessi non potrei, per impossibilità fisica.
Ah, meno male! Fìuuu…



*** SPECIALE POPPE LOLLO ***
25 Maggio 2007



LA COSIDDETTA ‘MAGGIORATA’.

Gina Lollobrigida, ancora vivente ed eziandio trombante, passava, all’epoca, come una delle più belle donne del mondo. E in effetti lo era.
Uno dei suoi film si intitola, infatti, ‘La donna più bella del mondo’, e vi si narra la storia della un tempo famosissima cantante Lina Cavalieri (molto meno bella di Gina, va detto).

Personaggio sorprendentemente eclettico per una donna bella, la nostra ciociara, dopo aver perso a Miss Italia, si mette in luce per la bellezza e l’opulenza delle sue forme. Famoso è il suo ruolo della Bersagliera in ‘Pane amore e fantasia’.
Tanti film e anche la fama internazionale: la bella Gina recita accanto a veri mostri sacri del cinema.
Ma le sue doti sono plurime: sa cantare da lirica, e in maturità diventa un’ottima fotografa, poi un’abile scultrice. In vecchiaia si mette in luce persino per la sua relazione con un uomo di una quarantina d’anni più giovane di lei. Complimenti!

Ma la eccezionale immagine che vediamo la ritrae a petto nudo, fatto del tutto insolito per una come lei, che ha sempre mantenuto, almeno formalmente, il proprio decoro corporale. E questa foto di scena rivela che la Lollo non era poi così dotata di petto.
All’epoca le bellone venivano definite ‘maggiorate fisiche’, ma molto spesso nel reggiseno ci ficcavano altra roba. Il silicone non era ancora così diffuso… E nei film di allora si vedevano poppe ritte, appuntite, improbabilmente protese in avanti. Ma sempre ben coperte…

Lollobrigida contro Loren… Alla fine ha vinto Sophia, ma Gina resta un monumento alla bellezza italiana.
Anche con poche poppe.




121 – PRIMO GIORNO DI SCUOLA.

29 Maggio 2007



L’IMMAGINE.
Belle fredde.
MARILYN.
Eppure sembra di poter toccarla, affondare la mano in quella carne morbida, sentirla ridere di piacere, poi forse piangere di depressione…
Ma lei ormai è rinsecchita nel suo mito, che ce la mostra come non è: solo ossa inanimate, immemori, polvere ormai.
———————————————————

Ciao “G”! Che fai col grembiulino e la cartella?
Vado a scuola.
Come a scuola? Non sei un po’… stagionato per queste cose?
Stagionato, hai detto bene: di stagioni ne sono passate… Anche belle. Bellissime.
E allora cos’è questa novità della scuola?
Oh, niente. La vita…
Certo, lo so, come diceva il grande Eduardo, gli esami…
Con quel che segue. Non cadermi sulle frasi fatte.
Ma vere.
Vere, sì. E nella vita può capitarti di dover imparare qualcosa anche quando credi di sapere tutto su una certa materia. E invece…
Invece?
Arriva qualcuno che ti dice: “G”, tu non sai un cazzo. Si fa così e così. Ma come così e così, rispondi, io credevo si facesse così e cosà. Macché! Sei rimasto indietro, non ti sei aggiornato. Tu pensi ancora che basti mettere umanità nelle cose, buttartici dentro col cuore. Perché, tu replichi, non si fa così? Ma nemmeno per idea! Oggi sono le macchine che contano, sono gli interessi, sono il fare quello che fanno tutti gli altri, senza fantasia. Ma quale umanità, quale cuore: di queste parole ci si può servire solo come facciata. Caro signor “G”, tu devi smetterla di dare gioia e conforto alla gente, devi smetterla di farla divertire, devi smetterla di creare mondi tuoi dove qualcuno possa vivere. La gente non conta niente, vuoi capirlo? E, allora domandi, cos’è che conta? L’azienda, “G”, l’azienda. Non dar retta a chi si sente orfano della tua opera. Chi se ne frega dei disgraziati a cui hai dato una speranza, dei depressi a cui hai restituito il sorriso, dei lavoratori a cui hai alleviato il lavoro, degli sfortunati, malati, diversi a cui hai consegnato una dignità, dei solitari a cui hai dato una compagnia… Chi se ne frega della tua e della loro libertà! Da oggi devi imparare la grande lezione che il nuovo mondo ti dà. E qual’è, chiedi. Adorare, onorare e diffondere la nostra grande dea e signora: la Banalità! Ma perché, insisti. Perché sì! Ah, allora…
Ehi, “G”, parli sul serio?
Sul serio. Giuro!
E la fantasia?
Merda.
E l’intelligenza?
Cacca.
E la personalità?
Popò.
Ma tu ci stai?
Certo che ci sto. Ma non hai capito, scemo? Perché darsi tanto da fare per gli altri? Perché sgolarsi e impegnarsi tanto quando c’è una macchina che può sostituirti? Fatica sprecata. Basta fare atto di presenza e il gioco è fatto. E basta con i sentimentalismi, basta con gli ardori, i valori, le battaglie, le giuste cause…
Ma che ti hanno fatto? Non ti riconosco più.
Aggiornati, stupido! Vieni a scuola anche tu.
Io… per forza devo venirci: sono te. Ma…
Niente ma e niente se! Vieni con me nel Paese dei Balocchi!
Sì, Lucignolo, però quell’Omino di Burro mi è sempre stato antipatico. E’ così infido!
E devi diventarlo anche tu. Gli infidi e i leccaculi hanno onore e spazio nel nuovo mondo. Gli idealisti sono destinati a scomparire. Dai, vieni con me, Pinocchio…
Babbo, babbino mio, dove sei?
E’ nel ventre di un pescecane. Era troppo portato agli ideali, lui. Ben gli sta!
Fatina, Fatina, aiutami tu!
La tua Fatina adesso si prostituisce sui viali di circonvallazione.
Grillo, grillino mio, vieni in mio soccorso tu che sei così saggio!
Il Grillo Parlante non parla più: c’è una macchina al posto suo. Allora vieni?
Verrò…
Bravo!
E ora che fai?
Accendo la radio.
Su quale stazione?
Una qualsiasi, tanto sono tutte uguali, ormai.
Perché alzi così tanto il volume?
Perché… zzz…grtzrzzrrr… sritrzxxxitriaccchhhjkk…
Ma che casino! Perché fai questo?
Perché… frzzzjahkkktrrqquatsssrrr… E poi… firjayhfrox… sdruizzxèaè+èutrmioaognnao… E ancora… struoajtuyyyfx… jojoasssmbnoritunahtrondnaghjrèèèppam… Capito?
Capito! Ma cos’avranno capito gli altri?
Tutto, gli intelligenti. Solo rumore, i banali.

Adesso possiamo andare. Sì, vengo con te!
Andiamo. E’ il nostro primo giorno di scuola!

… tjahtronauijncklls89on347jkcvllòsooam,foppjmbmmbv-
Capito?

————–

N.d.A.: Molto interessante confrontare questo articolo con quello del 13 gennaio scorso ‘A CHE SERVE LA RADIO’: solo quattro mesi e mezzo fa, e sembra passato un secolo… ma all’indietro!

 
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