>

MAGGIO2006 - Museo del G

Vai ai contenuti

Menu principale:

MAGGIO2006

g racconta > BLOG CIAOG


1 – CIAO "G"!
9 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Foto d’autore.
‘Male’, di Frank Yamrus.
La disperazione dell’uomo, proiettato sulla Terra senza volerlo, senza chiederlo, violentato dalla Vita e ucciso dalla Morte.
Perché? Perché? PERCHE’?
—————————————

Ciao “G”, come stai?
Bene, grazie.
Che ti è venuto in mente di fare anche tu un blog?
Così…
Ma se tutti i giorni sei in diretta in Toscana per quattro ore… Non ti basta?
Evidentemente no: le parole parlate non mi bastano. Voglio anche quelle scritte.
Ingordo!
Che vuoi farci? Oggi mi va così…
E domani?
Chissà…
E va bene. Vuol dire che ne leggeremo delle belle.
Allora, posso andare?
Vai!
Grazie. Vado. Ciao.
Ciao “G”!


2 – MA GUARDA UN PO’…
10 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Foto d’autore.
‘Couple’, di Karin Rosenthal.
La coppia, con le sue problematiche, i suoi enigmi mai completamente svelati, i lati emersi e quelli sommersi, in un’armonia esistenziale mai libera da acquatici interrogativi.
———————————————-

Ma che fai, “G”, parli da solo?
No, scrivo da solo.
Ma scrivi a te stesso!
Perché? Non si può?
Sì, sì, si può…
E allora?
Devi essere molto solo…
Ma chi te l’ha detto?
Nessuno parla con te?
Ma certo, centinaia di persone ogni giorno si mettono in contatto con me, e migliaia mi ascoltano.
BUM!
Giuro! Anzi, centinaia di migliaia.
BAM!
Sì, BIM, BUM BAM!
Allora fai sul serio.
Faccio sul serio.
Cosa leggeremo in questo blog?
Non ho idea. O forse ne ho troppe.
Quindi?
Tutto quello che passa nell’animo umano. E voglie, esperienze, fatti e disfatti.
Volevi dire misfatti.
No, troppo banale. Risentito.
Qualche incazzatura?
Perché no?
Poesie?
Anche.
Sesso?
Certo.
Tutto, insomma.
Tutto.
E vuoi anche che qualcuno commenti i tuoi sproloqui, magari.
Io non voglio, ma prendo tutto quello che arriva.
E chi dovrebbe scriverti? I tuoi ascoltatori?
Benvenuti, anche se mi trangugiano tutti i giorni. Ma mi piacerebbe che si facesse vivo anche qualcuno che non sa niente di me, se non quello che c’è in questo blog.
Ragazze, eh?
Non necessariamente. Ma se proprio insistono…
OK, credo che ti leggerò anch’io.
Per forza! Tu sei me!
Cazzo, già!
Ti ho fregato, “G”!
Mi sa proprio di sì, “G”.
A presto, “G”.
Ciao “G”!


3 –  IL PRESIDENTE
11 Maggio 2006




L’IMMAGINE.
Foto d’autore.
‘Torso’, di Ernestine Ruben.
Una cascata di acqua tiepida e dolce che diventa corpo agile e liquido di donna pronto ad avvolgere e purificare il tuo desiderio.
————————————–

Ciao “G”! Ma che hai combinato oggi?
Oh, niente. Ho parlato con Giorgio Napolitano.
Il Presidente?
Beh, non proprio. Ho trovato 18 Giorgio Napolitano in Italia e ne ho chiamato qualcuno in diretta per congratularmi. E uno era quello vero.
Ma va’!
Ma sì! Insomma, era il suo numero, ma lui non c’era.
E dov’era?
Ma a Roma, no? Era appena stato eletto Presidente.
E tu dove hai telefonato?
A Napoli. A suo nome risponde la sua storica segreteria politica partenopea. Un giovane addetto stampa mi ha detto (addetto… ha detto… ganzo, no?) un sacco di cose di lui.
Per esempio?
Che è un tipo scherzoso. Altro che serio e musone!
Chi l’avrebbe mai detto!
L’ha detto l’addetto.
E poi che ha detto?
Che è davvero super-partes.
Questo lo vedremo.
Lo terremo d’occhio!
Ma cambiamo argomento. E’ vero che venerdì sei in teatro?
Chi, io?
Sì, tu.
E’ vero. Debutto al Teatro Manzoni di Calenzano (FI) in ‘Anima Toscana’, un insieme di canti, balli e sproloqui della mia terra. Ma non sarò solo. Io non ballo.
Tu sproloqui, immagino.
E canto, anche.
Che cosa?
‘Le Ciocce’, una mia canzone dedicata a una parte essenziale del corpo femminile.
Davvero? Parliamone…
Domani, magari. Ora devo andare. Salutami tutti quelli che hanno visitato il blog.
Presenterò. Ciao “G”!
Ciao.


4 – RISPOSTE.
11 Maggio 2006




L’IMMAGINE.
Foto d’autore.
‘Kupiditaet’, di Andreas Kolar.
L’importanza del coprire, del mantenere un velo di mistero persino su ciò che conosciamo bene. E il contenitore diventa più attraente del contenuto, a patto che prometta di svuotarsene.
———————————————-
AVVERTENZA: questo articolo, postato quando il blog accettava i commenti, è stato lasciato inalterato. Per la storia.
———————————————-

Ciao “G”!
Ciao, bischerino.
Bischerino io? Senti chi parla!
Perché?
Se sono bischerino io sei bischerino anche tu. Io sono te, ricordi?
Accidenti, me ne scordo sempre!
Vabbè, non importa. Allora, parliamo di ciocce, oggi?
Ciocce intese come poppe, tette, zinne, seni, mammelle?
Esatto!
Ti piacciono, eh?
Perché, a te no?
Tantissimo!
E allora?
E allora rimandiamo. Oggi vorrei rispondere a chi ha commentato il blog.
Ma me l’avevi promesso!…
A chi l’avevo promesso?
A me.
Cioè a me.
Sì.
E allora non sono tenuto a mantenere alcuna promessa. Finché resta fra te e me, cioè fra me e me (o fra te e te) rientra in un normale e autonomo quanto legittimo cambiamento di idea.
Vuoi sempre avere ragione tu!
Proprio come te.
Uff! E allora dai, rispondi.

Bene. Tanto per cominciare devo rimarcare la vivace frequentazione del blog fin dal suo nascere, ed è nato ieri, quando ne ho dato annuncio per radio, anche se il primo articolo l’avevo postato il giorno precedente. Poi constatare che anche qualche pesciolino di altri mari è rimasto impigliato nella rete. Saluto in particolare Simona, che non mi ascolta e quindi non mi conosce. Mi piacerebbe sapere in che parte di mondo vivi. Simo. Ho anche visitato il tuo blog, tanto più ornato del mio. Vedo che sai comunque apprezzare il puro senso delle parole. Ho visto che mi hai linkato. Ci ho goduto quasi sessualmente. Poi vorrei rispondere a una domanda diretta postami da Sedicente Artista. Sì, si può veramente impazzire per la troppa conoscenza del reale, ma anche per la troppo poca. Il reale è una brutta bestia, che va controbilanciata con massicce dosi di sogni. Ma se non trovi l’equilibrio giusto sono guai. Io combatto aspramente la spesso squallida realtà con le fantasie più agguerrite. E vinco. Rimando a un prossimo articolo sull’argomento chi mi chiede come è andata a finire col signore che sentiva le voci. Una storia!… E grazie a tutti per gli apprezzamenti. Infine, caro Cippola, non so se il mondo del blog sia come lo immagino, perché ancora non lo immagino, ma se è come non lo immagino allora immagino che sia come non è. Capito qualcosa?

No, proprio niente!
E se non hai capito tu che sei me, come posso capire io che sono te?
Sai che ti dico?
Cosa?
Ciao “G”!
Lo immaginavo.



5 – L’ELEFANTE GAY.
12 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Foto d’autore.
‘Black nude’, di Geoffrey Sinclair.
Il lato mostruoso del desiderio. L’incubo della dominazione di un sesso dittatore sull’inevitabile succubanza della carne alla carne.
L’inevitabile madre di ogni sublime tormento.
——————————————

Ciao “G”!
Ciao “G”!
Oggi si parla delle ciocce, vero?
Ma dai, io volevo affrontare un altro argomento…
Siamo alle solite! Lo sai cosa? Ha ragione chi vocifera che tu sia gay!
Ma che dici? Dovresti saperlo, proprio tu!
Sì, noi siamo la stessa persona, ma forse la parte di noi/me che tu rappresenti mi nasconde qualcosa.
Senti, naccherino, io non ti nascondo proprio niente. Lo so che qualcuno pensa che io sia gay perché alla radio interpreto alcuni personaggi – tra i tanti – come Tito Traves, Maio il Fioraio Gaio, Dino il Finocchino Fiorentino e persino Jessica la Lesbica. Ma è solo fiction.
Sì, però con la faccenda dell’Elefante Gay ti sei dato la zappa sui piedi…
Ma quella è una canzone per bambini che scrissi tanti anni fa. Partecipò all’Ambrogino di Milano e andò pure in finale. La cantava la piccola Erika Mannelli.
Sì, ma adesso è diventata un cult per i gay, specialmente da quando Platinette ne ha inciso una sua versione.
Questo è vero. Io, eterosessuale per natura e convinzione, sono diventato un… frociautore! L’Elefante Gay la cantano anche ai Gay Pride…
Dovresti essere contento, “G”.
Contentissimo. Basta che… Sai come si dice dalle nostre parti: né per scherzo né per burla intorno al culo un ci voglio nulla.
Non fa nemmeno rima.
Ma fa male, all’occorrenza.
Com’è la storia di questa canzone?
Oh, semplice: negli Anni Ottanta, quando ero un pischellino, una signora mi chiese di scrivere una canzone per la sua bambina di una decina d’anni. Io, che avevo già scritto un paio di pezzi in odore di omosessualità (Tommi e Donna Più Donna, da me stesso incisi), pensai di rompere gli schemi e far affrontare lo scabroso tema all’infanzia, nel dovuto modo, ovviamente.
Una cosa inaudita per allora!
Ma ti dirò di più: L’Elefante Gay è e resta l’unica canzone per bambini AL MONDO che parli di questo argomento!
Forte! E poi, e poi?
Ma se lo sai già!
Dai, raccontamelo ancora…
Poi nel 1984 la canzone fu accettata alla manifestazione milanese dell’Ambrogino, entrò in finale con tanto di diretta per due puntate su Rai 2, ma non la fecero vincere a causa dell’argomento. Però era la migliore, e si meritò articoli sui giornali.
E poi? Racconta, racconta…
Passano gli anni, io non ci penso più, poi pochi mesi fa qualcuno mi dice: “Platinette sta cantando L’Elefente Gay!”. L’aveva riscoperta e incisa. E adesso mi ritrovo autore di un classico omosex. Ganzo, eh?
Beh, meglio di nulla! L’ho vista, sai, anche a Markette, la grassona, che la cantava inseguendo il povero Chiambretti.
Sì, e io poi ripresi quel pezzetto per inserirlo in un mio servizio su Striscia La Notizia.
Perché, hai fatto anche servizi per Striscia?
Come se tu non lo sapessi! Ma di questo parleremo in un’altra occasione.
E della polemica col Trio Medusa al riguardo?
Anche di questo parleremo in seguito.
Ma almeno ricordami il testo di questa fortunata canzoncina…
Canzone, prego! Non sminuiamo la nobile ‘fatica’ di un sì concettuale musicista-paroliere! Ma ti accontenterò.

L’ELEFANTE GAY

Uaccadì uaccadù, unghie a smalto rosso,
uaccadì uaccadù, zanne di lamè.
Uaccadì uaccadù, guarda com’è grosso,
uaccadì uaccadù, sta arrivando…

L’Elefante Gay
con cinquanta nei
sparsi qua e là
che arie che si dà.
Le mutande blu a pois,
ciglia finte in su, si sa,
non nasconde più la sua
vera identità.
L’Elefante Gay
non più ‘lui’ ma ‘lei’,
gli occhi dolci fa
con ambiguità.
Il vizietto lui ce l’ha,
col giudizio altrui ci fa
un gioiello per la sua
femminilità.

Elefante Gay,
Elefante Gay,
Elefante Gay,
che simpatico che sei!

Uaccadì uaccadù… ecc.

L’Elefante Gay
ora è tutto OK.
La virilità
l’ha attaccata al tram.
Con le orecchie lui ci fa
deltaplani e poi si dà
svolazzando a chi gli va
con avidità.

Elefante Gay,
Elefante Gay,
Elefante Gay,
che simpatico che sei!

Uaccadì uaccadù… ecc.

——————————

Bellina, davvero.
E ascoltandola lo è ancora di più. Ma ti consiglio la prima versione, quella originale. E’ molto meglio. Se frughi in Internet le trovi entrambe. E sui siti gay varie citazioni. Per fortuna non appare il mio nome…
Ma l’hai firmata tu, no?
Certo! Tutto depositato regolarmente alla SIAE. Ci mancherebbe!
Bene, bene. La cerco subito. Ciao “G”!
Ciao, stupido!



6 – ATTENTI ALLE MEDUSE!
13 Maggio 2006




L’IMMAGINE.
Foto d’autore.
‘Ploff!’, di Vincent O’Byrne.
La sensualità statuaria di una mano che affonda nell’estro artistico della Natura.
Soffice marmo nero scolpito da un artista che ritrae le luminose ombreggiature dei nostri sogni.
——————————————–

Ciao “G”!
Ciao, naccherino.
Finalmente parliamo di ciocce!
Sì, bona Ugo…
Ma io non mi chiamo Ugo!
‘Bona Ugo’ è un modo di dire che abbiamo a Firenze. Non lo sai?
Lo so, lo so… Vuol dire che non ne hai alcuna intenzione.
Credo che dobbiamo terminare il discorso sull’Elefante Gay.
Ah, già! Dovevi raccontarmi del Trio Medusa.
Bravo “G”!
Come andò, come andò?
Andò così: mi arrivò all’orecchio da parte di ascoltatori che i tre, in diretta su Radio D.J., avevano fortemente criticato l’autore dell’Elefante Gay in quanto si era permesso di mettere in bocca a una bambina un simile argomento.
Ma tu glielo avevi messo davvero in bocca…
Stai attento a come parli!
L’argomento, intendo!
Certo, e non c’era certo bisogno di fare inutili moralismi nel 2005! Oltretutto avevano minacciato di farmi picchiare da John Cena!
Il famoso campione di wrestling? Azz! Quindi?
Quindi inviai al Trio una mail assai provocatoria, che li provocò al punto da cercarmi per un confronto diretto in diretta. Loro su Radio D.J. e io su Radio Blu, in contemporanea, dato che per un tratto gli orari dei nostri programmi collimavano.
E come andò?
Non far finta di non saperlo!
No, ma dimmelo ugualmente.
Fu un breve e tempestoso momento di radio-verità.
Ganzo!
Per prima cosa il loro collegamento tardò di oltre dieci minuti rispetto al fissato, per cui il tutto si ridusse agli ultimi istanti della trasmissione (non la mia, che era appena incominciata), ma mi bastarono per dire quello che avevo sul gozzo.
Me lo ricordi parola per parola?
E va bene. ‘Ascolta’!

ORE 12,50 CIRCA DEL 12/10/2005.

Dopo una grottesca trattativa con una centralinista, che ho mandato in diretta a sua insaputa, mi lasciano in attesa. Si sente della musica.

“G”: MI SEMBRA TUTTA UNA FARSA… VABBE’, NON IMPORTA, NON IMPORTA. ORMAI CI SIAMO… SAPPIATE CHE SIAMO IN COLLEGAMENTO CON RADIO D.J.. LORO MI HANNO CHIAMATO PER PARLARE PENSO DELL’ELEFANTE GAY, POI NON SO CHE ALTRO VORRANNO DIRE, E NON SO NEMMENO QUANTO ARRIVERO’ A DIRE IO A LORO. SONO QUEI TRE, SI’… ORA SENTI, C’E’ UNA MUSICHETTA… NA NA NI NA NA… DA… DA… DA… Canticchio.

Intervengono delle voci. Sono quelle del Trio Medusa. Riesco a capire solo: … CHE CI HA FATTO L’ANONIMO “G”…

Intervengo, finemente: ANONIMO UNA SEGA!

Loro continuano: … SUL FATTO CHE IERI ABBIAMO PRESO IN GIRO L’ELEFANTE GAY. LUI CI HA DETTO: “SIATE BUONI, PERMETTETEMI IL DIRITTO DI REPLICA, NON AVETE CAPITO NIENTE”. Falso! Mai chiesto, ma sfidato! E continuano: ALLORA, PER COLORO CHE SI FOSSERO PERSI LA PUNTATA DI IERI VI MANDIAMO UN GIRO DEL DISCO, UN 45 GIRI DELL’84. Parte il pezzo, loro sbeffeggiando lo canticchiano e aggiungono: CI HA MINACCIATO, HA DETTO: “NON CAPITE NIENTE”, LUI NON PUO’ DARE IL SUO NOME. SIAMO IN DIRETTA ANCHE NELLA SUA RADIO, PERCHE’ LUI TRASMETTE SU UNA RADIO… RADIO BLU DI PRATO.

Io nel frattempo cerco di farmi sentire: RAGAZZI, MI SENTITE?… NO, NON MI SENTONO…

Mi ignorano, e continuano: LA CANZONCINA HA PARTECIPATO ALL’AMBROGINO D’ORO NEL 1984, CANTATA DA UNA BAMBINA DI 7 ANNI. Imprecisioni: l’Ambrogino non era d’oro e la bambina aveva 10 anni. E poi, finalmente: “G”, CI SEI?

“G”: SI’, SONO QUA, STO ASCOLTANDOVI E STO FACENDO DELLE MATTE RISATE ALLE CAZZATE CHE STATE DICENDO, CARI AMICI! FINALMENTE VI SENTONO ANCHE IN TOSCANA! SIETE SU RADIO BLU! BEATI VOI! Sbruffone…

T.M.: GUARDA, PRIMA O POI DOVEVA SUCCEDERE, QUINDI SALUTIAMO GLI ASCOLTATORI DELLA TOSCANA…

“G”: SI’, MA COSA SALUTATE? SONO I MIEI ASCOLTATORI! SENTITE UNA COSA, BRUTTE CORNACCHIE CHE ANDATE SEMPRE A ROMPERE LE PALLE A QUELLI PIU’ IMPORTANTI DI VOI! ORA TOCCA A ME, EH? Sempre più sbruffone…

T.M.: MA TU FAI UN PROGRAMMA EDUCATO, ANCHE TU… VA BENE.

“G”: MOLTO PIU’ EDUCATO DEL VOSTRO, PERCHE’ MI SEMBRA DI AVER CAPITO CHE VOI SIATE DEI CULATTONI, E ANCHE RACCOMANDATI. Citazione sgarbesca… IL TRIO… IL TRIO…

T.M.: TRIO MEDUSA.

“G”: MERD… MERD… AH, MEDUSA! ALLORA, CHE COSA AVETE DA DIRE SULL’ELEFANTE GAY? SENTIAMO, NACCHERINI, ICCHE’ V’AVETE DA DIRE? Mi lascio prendere dal vernacolo.

T.M.: LA CURIOSITA’ E’ CHE SIA UN BRANO DELL’84 CANTATO DA UNA BAMBINA A UN CONCORSO DI CANZONI PER BAMBINI CON QUESTO TEMA. TU SEI L’AUTORE…

“G”: CERTO CHE SONO L’AUTORE: PAROLE E MUSICA! PERCHE’? C’E’ QUALCOSA DA DIRE? TE CHI TU SEI, QUELLO PIU’ BASSINO?

T.M.: SONO IO QUELLO PIU’ BASSINO.

“G”: BELLINO! CE L’HAI GLI SPECCHI IN CASA? SENTI UNA COSA… ICCHE’ TU C’HAI DA DIRE? MA VOI SIETE DEI BACCHETTONI TREMENDI!

T.M.: MA NOOO… NOI VOGLIAMO SOLTANTO CAPIRE. NELLA FRASE: “ELEFANTE GAY CHE SIMPATICO CHE SEI”, COME DIRE, VIENE ACCOLTO NELLA COMUNITA’ DEI BAMBINI…

“G”: PER QUALE MOTIVO NON DEVE ESSERE ACCOLTO UN GAY NELLA COMUNITA’ ANCHE DEI BAMBINI? IN MODO SIMPATICO E… GAIO, NO?

T.M.: L’ELEFANTE GAY CHE HA UNA PROBOSCIDE, RICORDIAMO, VERO…

“G”: CON LA PROBOSCIDE MAGARI C’AVREI QUALCHE IDEA PER TE!… A PARTE QUESTO, LA PROBOSCIDE E’ SIMPATICA…

T.M.: ASPETTA, ASPETTA… NE NASCE UN CASO PSEUDO SERIO: NOI NON INSULTAVAMO L’ELEFANTE GAY: INSULTAVAMO TE!

“G”: INFATTI: E IO INSULTO VOI!

T.M.: COLORO CHE HANNO OBBLIGATO UNA BAMBINA A CANTARE QUESTA CANZONE…

“G”: OBBLIGATO UNA BAMBINA? ALLORA TE UN TU SAI LE COSE COME LE STANNO. PRIMA DI PARLARE TU DOVRESTI INFORMARTI, CAPITO?

T.M.: COM’E’ ANDATA?

“G”: COM’E’ ANDATA… E’ ANDATA CHE LA MAMMA DI QUESTA BAMBINA FECE TANTO E TANTO E TANTO… ADDIRITTURA PAGO’ IL MASTER DEL DISCO PER MANDARE LA FIGLIA ALL’AMBROGINO DI MILANO, E L’AMBROGINO HA AVUTO MOLTO, MOLTO CORAGGIO NELL’84 A MANDARE IN ONDA SU RAI 2 UNA CANZONE CHE NON SOLO ERA IN ANTICIPO SUI TEMPI, MA CHE E’ RIMASTA L’UNICA, UNICA NEL SUO GENERE. O SBAGLIO?

T.M.: VA BENE. SENTI, “G”, SIAMO LUNGHI, CI DICONO DA MILANO, QUINDI CI DOBBIAMO SALUTARE.

“G”: PER ME VU’ SIETE DIMORTO CORTI. NON SI E’ RISOLTO IL CASO. SE VOLETE FARMI CAZZOTTARE DA JOHN CENA, SAPPIATE CHE IO ME LO MANGIO A PRANZO, E CON VOI CI FO UNA MERENDINA! VA BENE? CIAO RAGAZZI! Esagerato!

T.M.: IN RADIO SON TUTTI BBONI, “G”! Anche questo è vero…

“G”: TUTTI BBONI, EH… Rido.

T.M., concludendo: GRAZIE “G”, GRAZIE VALENTINA (la tecnica del suono di Milano).

“G”: OH, COME L’E’ LA VALENTINA? E’ BELLINA? SPERIAMO DI SI’…

Sigla finale del loro programma sulle mie risate e i miei commenti: SIAMO LUNGHI… SIAMO LUNGHI… ICCHE’ TU VO’ ESSE’ LUNGO?… POERINI, M’HANNO FATTO PENA… VABBE’, E ORA, DOPO IL FUNERALE… LI ABBIAMO SOTTERRATI… L’ELEFANTE GAY! Parte la canzone.

T’è piaciuto il racconto? Sbobinato tale e quale dalla registrazione.
Ganzo, “G”. Li hai trattati proprio bene!
Sì, nel poco tempo che ho avuto ha fatto il possibile. Ma il bello è successo dopo!
Dopo?
Ma certo: dopo il collegamento i miei ascoltatori hanno tempestato di e-mail il povero Trio sostenendo le mie ragioni, e loro, che non si aspettavano una tale offensiva, si sono parecchio incazzati.
E…
E oltre a rispondere inviperiti alle mail mi hanno telefonato in privato sul mio cellulare pubblico 333 180 52 52. Mi sono dovuto sorbire un’ora di lamentazioni piuttosto isteriche di un certo Gabriele, componente del Trio, che mi accusava di aver fomentato la rivolta dei miei ascoltatori e in certi casi di averne anche suggerito i testi, nonché di aver letto in diretta alcune mail che mi erano state girate. Ha parlato persino di denuncia.
Una reazione davvero spropositata!
Sì, e ripeteva continuamente le stesse cose: che loro non ce l’avevano con i gay, che si erano sempre battuti per i loro diritti ecc. Io ho risposto che nell’occasione non l’avevano certo dato a vedere… E lui giù a dirmi che loro sono impegnati nel sociale, sempre più incazzato.
Ma perché?
Il perché non lo so. Io sorridevo. Gli ho detto che sarebbe stato meglio che si fossero incazzati in diretta, avrebbero fatto miglior figura.
E lui?
Lui ha sostenuto che quelle che loro fanno in radio e in TV sono tutte p…….., ma che servono a p….. i m….. Ben altre sono le loro attività importanti. Io sapevo del loro impegno per i bisognosi (abbiamo una cara amica in comune), e questo l’ho apprezzato e lodato senza mezzi termini. Ma ho anche sottolineato che non mi permetterei mai di chiamare ‘p……..’ un lavoro come il nostro, che serve – almeno nel mio caso – a tanta gente. Un vero e proprio – almeno nel mio caso – servizio sociale, anche.
E com’è andata a finire?
Dopo un’ora di tira-molla alla fine gli ho proposto una stretta di mano virtuale, e lui, pressoché ammansito, mi ha stretto la mano a sua volta, nella quasi convinzione che se un giorno ci conoscessimo di persona troveremmo persino dei punti in comune tra noi.
E in definitiva?
Beh… Il tutto mi ha lasciato piuttosto perplesso. Questa foga fuori misura, queste palesi contraddizioni, questo timore di complotti inesistenti, le ‘p……..’ e quant’altro. E dire che quando li vedo alle Jene li trovo persino bravini!
Ma mi spieghi il perché di quei puntini? Censura?
No, un quiz per chi legge
Mah…
Boh…
Beh… Bella storia! Ciao “G”!
Ciao, caro. E non fare p……..!
OK.


7 – IMMAGINI.

17 Maggio 2006




L’IMMAGINE.
Prostituta anonima.
Dolcissima dispensatrice di gioie, invecchiata poi inevitabilmente, morta chissà come, resti per sempre fresca e bellissima nell’eterna gioventù di una foto che non ci dice il tuo nome né ci svela, dagli occhi, i tuoi semplici pensieri.
Chi eri?
———————————————–

Ciao “G”!
Ciao sottoscritto. Hai visto?
Ho visto, ho visto.
Le ho aggiunte ieri. Una per articolo.
Hai fatto bene.
Qualche immagine ci voleve proprio.
Sì, però devi spiegarmi la tua scelta. Perché tutti nudi?
E’ una simbolismo.
Sì, ma molto… concreto.
Primo: si tratta di nudi d’autore, non volgari né gratuiti, tutti significativamente commentati all’inizio di ogni articolo.
Secondo?
Stanno a rappresentare il ‘mettersi a nudo’, operazione che un blog onesto e sincero deve per forza attuare.
Così con la scusa della sincerità mostri a tutti certi particolari anatomici…
Che c’è di male? Niente porno, ma idee, fantasia, quasi sculture.
Certo, certo. E poi aumentano le visite al blog, eh, mascalzone?
Beh, sai, modestamente di audience me ne intendo…
Oh, io sono d’accordo, sia ben chiaro.
E non mi fermerò qui.
Dove vuoi andare?
Nel passato.
Ganzo! The time machine!
In un certo senso. Dopo la serie dei nudi fotografici d’autore inserirò bellezze d’epoca.
Famose?
No, anonime per adesso. Piccole maialine ormai morte e sepolte ma mica male ai loro tempi.
Pensi che potranno ancora suscitare certe fantasie?
Io credo di sì. Oltretutto hanno il fascino dell’oltretomba.
Più proibite e irraggiungibili di così…
Già. Sai, molte donne attualmente viventi sono irraggiungibili. Ma tu puoi ancora sperare di incontrare una famosa attrice o una splendida modella e avere con lei un’appassionata relazione amorosa.
Oh, non succederà mai…
Teoricamente potrebbe anche succedere, fiché viviamo nella stessa epoca.
Hai detto bene: teoricamente.
Con le ragazze di un tempo questo è sicuramente impossibile, e ciò le rende preziose come dee, crisatllizzate nella loro bellezza non deturpata dal tempo o da interventi alterativi, allora sconosciuti.
Ma lo sai che hai ragione?
Sempre, specialmente con te.
E chi può darti sempre ragione, se non io?
Ovvio, sei me!
E allora godiamoci, tra una chiacchierata e l’altra, le immagini che tu scegli per illustrare il nostro blogghettino.
Sono selezionatissime tra centinaia. Gusto mio. E ogni sei immagini si cambia tema, fino a formare una vera e propria raccolta di ‘figurine’ rappresentative del mondo – sia esterno che interno – in cui viviamo.
Molto ambizioso. Ma perché la prima immagine è maschile?
Quello sono io, siamo noi, tutti noi.
A me però sono piaciute particolarmente le foto ritraenti seni… A proposito, quand’è che parliamo delle ciocce?
Presto, abbi fede.
In te sempre. Ciao “G”!
Ciao me-bischero!



8 – SIGLE INIZIALI.

18 Maggio 2006




L’IMMAGINE.
Prostituta anonima.
Quanti uomini hai reso felici per un attimo? E quanti attimi felici hai vissuto tu, invece? Non c’è paragone, vero?
Ma ora che è tutto finito tu continui a rendere felici i nostri occhi.
Grazie, piccola, e scusa se approfittiamo ancora di te.
———————————————–

Ehi, “G”, lo sai che molti ascoltatori vorrebbero avere il testo della tua sigla iniziale, anche per cantarla insieme a te in diretta ogni mattina?
Lo so, me l’hanno chiesto.
E accontentali, no?
Sì, lo farò, anche per i non ascoltatori, quelli cioè che non possono seguirmi alla radio ma che in tutta Italia… via, facciamo in tutto il mondo, tanto si spende lo stesso… leggono il mio blog. Prima però sarà bene che tracci una piccola storia delle mie sigle.
Giusto.
Prima di tutto solo sigle iniziali, mai finali. La mia sigla finale sarà la Morte.
Lugubre!
No, lucidamente consapevole. Poi va spiegata la scelta di scrivere delle vere e proprie canzoni, una all’anno, per dare un degno inizio ai miei programmi giornalieri. Infine la decisione di cantarle in diretta ogni volta.
Chi altri fa questo?
Nessuno oltre me, credo. Ma chi lo facesse verrebbe sempre dopo. E’ una mia prerogativa aprire piste.
Attento a quello che dici…
Le piste a cui mi riferisco non sono affatto costituite da polvere bianca. Spesso mi chiedono chi sia il mio spacciatore. Io rispondo: il microfono, e li frego tutti. Si può essere svegli e intelligenti anche senza l’apporto di sostanze alteranti. Chi crede che la ‘roba’ sia un apporto non sa invece quanto costituisca un asporto.
Un aborto.
Un seminare fuori dall’orto.
Un vero e proprio torto… fatto a se stessi. Ma basta con le rime da rap e continuiamo con le sigle. La prima da me scritta in forma di canzone fu ‘Ganzamente Insieme’, nel 1991, a cui seguì una serie di sigle per così dire ‘leggerine’, molto orecchiabili, scritte dal mio collaboratore tecnico degli spettacoli. Dopo alcuni anni di questo canticchiare (sempre in diretta, su una base: cantare all’inizio del programma dà una spinta notevole, forte ed aggregante) decisi di scrivere pezzi più pregnanti e autobiografici. Un’esigenza interiore. Nacquero così ‘La ti sa d’Acciuga’, ‘Cazzoficaerocchenroll’ e le altre.
Che titoli, però!
Non bisogna farsi fuorviare dai titoli. Pubblicherò qui via via i vari testi, e chi legge senza mai aver ascoltato si renderà conto che dietro quell’apparente leggerezza c’è un carico pesante e pensante di esperienze di vita vissuta e di concetti profondi e sentiti. Insomma… almeno così credo.
Del resto anche ‘Su per il Culo!’ e ‘Abbasso gli Stronzi!’, altre sigle, confermano questa tendenza.
Sì, il titolo spesso serve a stupire. Il contenuto a pensare.
Ma la tua sigla di questa stagione, caro “G”, ha un titolo assolutamente poetico.
E’ vero. Si intitola ‘La mia Vita sulle Onde’, e questo titolo è derivato da un referendum tra i miei ascoltatori, che per la prima volta sono stati chiamati ad esprimersi in merito. Sono venuti fuori i titoli più strani ed astrusi. Altri indubbiamente banali. Alcuni originali. Alla fine ho scelto questo, pescato direttamente da un verso della canzone.
E allora, dai, faccela sentire!
Beh, per il momento, qui, soltanto leggere. Ma credo che anche il solo testo basti a rendere l’idea. Eccolo.

LA MIA VITA SULLE ONDE.

HO VISSUTO QUANTO BASTA
PER TOCCARE MOLTE SPONDE
E POTER METTERE ALL’ASTA
LA MIA VITA SULLE ONDE.
C’E’ CHI HA OFFERTO PIU’ DEL DOPPIO
E CHI MENO DI META’,
MA OGNI VOLTA CHE MI SDOPPIO
IL MIO PREZZO SALIRA’.

CHI S’ILLUDE DI COMPRARMI
CON I SOLDI NON CAPISCE
CHE NON E’ CON QUESTE ARMI
CHE IL MIO CORPO SI SCALFISCE.
UN SORRISO NELLA MANO
E LA MANO GLI DARO’
PER ANDARE PIU’ LONTANO,
PIU’ LONTANO DI NON SO…

ACCECHIAMO GLI AUTOVELOX
CON LA NOSTRA FANTASIA,
DIAMO DI VERNICE UN VELO
SULLA SPORCA IPOCRISIA.
GUERRA A CHI NON VUOL CAPIRE
CHE LA GUERRA E’ UNA FOLLIA,
PERCHE’ L’UOMO POSSA DIRE:
QUESTA TERRA E’ ANCORA MIA.
UCCIDIAMO LE PROMESSE,
MASSACRIAMO I MA PERO’,
POI PURGHIAMO LE CONTESSE
E SPARPAGLIAMO LA POPO’!
SULLA MERDA SOTTOSTANTE
NAVIGHIAMO NELLE VIE…
LE PAROLE SONO TANTE,
QUESTE SONO ANCORA MIE!

…………………….

QUANTE TESTE FATTE A CAZZO
MI HAN GIRATO SEMPRE INTORNO
FIN DA QUANDO ERO RAGAZZO
E PER LEVARMELE DI TORNO
HO GIOCATO LA MIA VITA
IN UN MICROFONO E CHISSA’
SE HO MAI VINTO UNA PARTITA,
MA MI SENTO IN SERIE A!

DIFENDIAMO I CONGIUNTIVI
DA POLITICI E TG,
SE VOGLIAMO RESTAR VIVI
NON DICIAMO SEMPRE SI’.
COMBATTIAMO CON ORGOGLIO
IMPUGNANDO LA POESIA.
DONNA VITA IO TI VOGLIO,
FINO IN FONDO SARAI MIA!

………………………

E’ VOLANDO IN SU
CHE SI CADE GIU’
NELL’IGNOTO A CAPOFITTO
PER PAGARE IL NOSTRO AFFITTO.
E’ CADENDO IN GIU’ CHE SI VOLA SU
PER UN TUFFO NEL DESTINO
O PER UN SOGNO CLANDESTINO.

SONO ANCORA E SEMPRE QUI,
MI PRESENTO, SONO IO:
PER GLI AMICI SOLO “G”
E PER I NEMICI… DIO!

……………………….
……………………….

Ganza, sai, “G”. Quel riferimento a Dio nel finale mi mette i brividi.
Anche a Lui. Ma poi mi ha perdonato. Ha capito il senso del discorso.
Se non capisce Lui!
Appunto.
Amen.
E così sia.



9 – UN CALCIO ALL’ONESTA’.
20 Maggio 2006




L’IMMAGINE.
Prostituta anonima.
Forse volevi un’altra vita. Forse volevi un marito, dei figli, un’esistenza oscura e ‘normale’. Oppure no: dare il tuo corpo era proprio quello che volevi. Ma può darsi che tu abbia avuto entrambe le cose. Chi può dirlo…
Di te ci rimane solo l’immagine che uno sconosciuto antico fotografo ti ha scattato prima forse di possedere anche lui la tua disponibile gioventù. Ma il tempo ha ucciso entrambi e cancellato il momento magico di un incontro.
Resti tu, fissa, immobile, nuda per sempre nell’impossibilità di un sogno.
—————————————

Ciao “G”! Hai visto cos’è successo nel dorato mondo del Calcio?
Che il ‘dorato’ mondo del Calcio fosse malato lo sapevamo. Interessi spropositati, personaggi da galera, troppi lupi affamati che si aggirano…
E quanti programmi televisivi sull’argomento…
Tutti a mangiarci su. Poi alla fine, ma sempre troppo tardi, il bubbone scoppia.
Però tu del Calcio avevi già parlato in un tuo libro, vero?
Non solo io: anche tu.
Eh, sì, essendo te…
Sì, nel mio primo libro. ‘Il Sondazzo’, ho dedicato un capitoletto a questo bel gioco che è stato rovinato dalla cupidigia.
Ma se non sbaglio tu fai risalire la disonestà del Calcio proprio alle azioni che si svolgono in campo più che a quelle quotate in borsa.
Certo, perché anch’io ho giocato (in campo, non in borsa) e ho maturato la convinzione che tutto sia partito dall’erba. Quella del prato, per meglio precisare.
Infatti, già nel 1995 scrivevi… ehm… scrivevamo così:

—————————————–

“C’era una volta un esile ragazzino che correva veloce veloce, e nella corsa (almeno in quella) superava tutti i suoi coetanei. Certo non era un colosso, anzi, il contrario. Il medico aveva detto di lui: gracile, e anche un po’ anemico. Infatti il suo volto appariva pallido pallido.
Eppure se prendeva il volo non lo acchiappava nessuno. Giocando a guardie e ladri faceva sempre il ladro, e nemmeno il contadino lo beccava mai quando scappava dopo aver depredato interi alberi di fichi, susine, pere e albicocche. Anche pesche. Il mal di pancia veniva sempre dopo, con relativa diarrea.
Quel ragazzino giocava altresì al calcio in squadrette dove, inutile dirlo, ricopriva ruoli di attaccante puro, scattante e imprendibile. Niente tattiche, poca tecnica, solo l’istinto quasi sessuale di entrare in rete, quella grande, aperta fica da penetrare. E giù, e dai, e dentro… Gol! (= orgasmo).
Non gli importava di essere bravo anche se in definitiva chi segna lo è. Aveva capito che alla fine conta solo il punteggio, e che per sua stessa definizione il ‘goal’ è la meta, lo scopo finale del gioco (= coito).
Non però a qualunque costo. Dal livello dell’erba, tra gli sputi e la melma dove spesso si ritrovava, atterrato brutalmente da difensori più grossi e prepotenti di lui, realizzò che alla base di questo bellissimo sport di squadra c’è inspiegabilmente la slealtà, accettata da tutti quale regola non scritta e come tale applicata con ottusa tenacia. Non capiva perché i giocatori dovessero necessariamente sgambettarsi, prendersi per la maglia, buttarsi a terra fingendosi vittime di un fallo, perdere tempo in caso di vantaggio, arrangiarsi furbescamente il pallone con le mani, ingannare l’arbitro non appena voltava il culo, insultarsi, spintonarsi, sputacchiarsi…
Il ragazzetto in questione non entrò mai in questa logica, non riusciva a comprenderla, e si rifiutò, benché fosse considerato una ‘promessa’, di continuare a frequentare tale scuola di meschinità, vittimismo e cattiveria”.

————————————-

Interessante… E quel ‘ragazzetto’ eri tu…
E anche tu…
Già… Quando c’è disonestà in campo come si può pretendere che ci sia onestà fuori e intorno ad esso?
Riflessione acuta.
Medita, caro “G”, medita…
Ma io ho già meditato!
Effettivamente… Ah, prima di salutarci… Me la presenteresti la ragazza delle foto?
Lo farei volentieri se sapessi in che cimitero è sepolta.
Peccato.
Che non conosca il cimitero?
No, che sia morta. Mi ero innamorato.
Ma va’!… Beh… per la verità… anch’io!
Condoglianze.
Forza.
Coraggio.
Via, via, su, su…
Ciao “G”!
Ciao…



10 – IL "G" A ‘STRISCIA’.
22 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Prostituta anonima.
Per scegliere te ho visionato centinaia di foto d’epoca. Ho visto nudi di tutti i tipi, dal volgare al grottesco, dall’accattivante al repellente. Ma la tua grazia, la tua classe, il tuo essere donna e bambina, santa e puttana, innocente e perversa allo stesso tempo hanno trasformato il mio senso critico in rimpianto per non aver potuto conoscerti.
Atroce, a volte, vivere in tempi diversi. Tu eri viva prima, io sono vivo adesso. E non rivivrai quando sarò morto.
————————————-

Ciao “G”! Ma tu ci credi che i sogni si avverino?
Sì. Anni fa avevo un sogno ricorrente: quello di trovare disseminate per terra decine e decine di monete da 50 lire, finché un giorno il sogno si avverò, esattamente nelle circostanze e proporzioni sognate. E da quel momento il sogno ricorrente non ricorse più.
Sì, questo l’ho letto in un tuo libro.
Se è per questo, “G”, l’hai anche scritto.
Ma io mi riferivo a sogni ad occhi aperti. Qualcosa che tu vorresti fortemente e che poi ti capita davvero.
Eh… sogni tanti, realizzazioni poche… Anche perché io ‘son d’indole’ndolente’…
Lascia stare i tormentoni che usi alla radio e parla sul serio. ‘Striscia la Notizia’ non era forse un tuo sogno?
Veramente no. Ho sempre seguito il programma di Ricci con passione e senso critico, ritenendolo sia nella buona che nella cattiva sorte (sua) uno dei pochi squarci di possibili verità in TV, ma a dire il vero non ho mai realmente sognato di farne parte. Certo non mi sarebbe dispiaciuto metterci uno zampino, così, per soddisfazione personale.
Ed è accaduto.
Per puro caso, devo dirlo, perché la mia indole indolente, appunto, mi ha sempre impedito di farmi avanti in qualsiasi occasione, pur avendo la testa straboccante di idee in diversi settori, e non solo in quello dello show-biz. Se non mi cercano io non ci sono…
Ma se ti cercano ti trovano… Del resto anche alla radio ci arrivasti per un caso fortuito.
Esatto. Ma ne parliamo un’altra volta.
E allora, come andò con ‘Striscia’?
Andò che mi arrivò una telefonata da un componente il ‘Triobunale’, un gruppo che aveva partecipato alle selezioni per nuovi inviati del programma vincendole. Ma dopo un paio di servizi i tre erano completamente a secco di idee: nessun caso da presentare e, nel loro stile, giudicare. Potevo forse io aiutarli? Risposi di sì. Fu così che fornii loro alcuni casi da sottoporre al giudizio della redazione di ‘Striscia’.
E cosa successe?
Lo sai benissimo! Comunque, scartati i soliti disservizi o italici sprechi, di cui effettivamente ‘Striscia’ abbonda in modo spesso monotono, scegliemmo una linea di gossip intelligente. Io, da sempre ricercatore degli oggetti più disparati, tra cui libri e dischi, mi inventai letteralmente due casi riguardanti Al Bano e Platinette. Per il primo usai un libro, per il secondo un disco.
Scusa, ma non avevi già esposto questi casi sia per radio che in TV?
Sì. Dell’autobiografia di Al Bano del 1968 in cui diceva peste e corna di Romina prima ancora di sposarla avevo già da tempo parlato in radio, e della vecchia drag-queen Divine, a cui Platinette si era sfacciatamente ispirato copiandone pari pari il look, avevo invece trattato in una TV locale nel programma-trash ‘Spogliala Tu’, di cui ho condotto 17 puntate nel 2004.
Ah, quel programma con le maiale…
Pornostar, prego… che poi è lo stesso!
Quindi non si trattava di novità.
No per i miei ascoltatori e telespettatori, ma sì in assoluto per l’Italia intera. Quelli di ‘Striscia’ si sincerarono attraverso ricerche d’archivio che gli argomenti fossero vergini a livello nazionale, poi dettero il via libera all’operazione. Tu non sai come sia difficile che ti accettino un servizio, quelli là!
Lo so, lo so…
Insomma, io scrissi le sceneggiature dei servizi, che poi furono discusse insieme al ‘Triobunale’ e modificate all’uopo, quindi passammo a girare il tutto. Massimo due minuti e mezzo a servizio, ma un sacco di tempo per recitare e soprattutto montare.
E che ci vorrà mai…
Te lo dico io: noi non volevamo fare i soliti servizietti tipo Jimmy Ghione o l’orribile Capitan Ventosa, che vanno in giro col microfono in mano a intervistare la gente. Ogni nostro servizio doveva essere una piccola comedy, con parti assegnate, trama e un copione ben preciso.
E il tuo ruolo in tutto questo?
Non potendo entrare a far parte del ‘Triobunale’, che avrebbe dovuto rinunciare al suo nome per questo (‘Quartettobunale’? Ah ah ah!), io mi trasformai nel ‘Supremo Mandante’ delle loro incursioni grottescamente giudiziarie, manifestandomi all’interno di uno schermo televisivo e dando ai tre il compito di andare, indagare e giudicare il caso. Le mie apparizioni si verificano all’inizio e alla fine di ogni servizio, nella parte del ‘Grande “G”‘, quello che tira i fili dei tre burattini in toga. E ci piazzo anche due miei classici tormentoni: all’inizio ‘Nononononononononono… anzi, sì!”, e alla fine “Alloraaaaaaaaaaa!”. I miei ascoltatori ne sanno qualcosa.
Bellino, va’!
Sì, carino e divertente. Ma soprattutto decoroso: piccole perline ben curate all’interno di un contesto in cui si macinano servizi spesso al puro scopo di ‘far ciccia’.
Ne farai ancora?
Può darsi, anche se ormai la goduria c’è stata. Ci ho messo il famoso zampino senza nemmeno chiederlo. Questo mi basterebbe già. Altre mie proposte sono peraltro al vaglio di ‘Striscia’, ma vuoi sapere la verità? I ‘Triobunali’, quei tre, insomma, da cui passa necessariamente il tutto, hanno pochissimo tempo a disposizione: sono più indaffarati delle api di un alveare, sempre in giro per l’Italia a guadagnarsi il pane come attori. Del resto sono attori… E tu sai che il teatro purtroppo rende poco. Chi fa quel mestiere deve sobbarcarsi tanto lavoro e tanti chilometri per guadagnare quando va bene un paio di centinaia di a botta.
Così poco?
Ne so qualcosa anch’io E anche tu. Abbiamo o non abbiamo recentemente iniziato una carriera teatrale?… Ma di questo potremo parlare un’altra volta.
Mamma mia, di quante cose dobbiamo ancora parlare…
Troppe.
Ma il blog è lungo e capiente.
E il lettore paziente. Arriverà tutto quello che si aspetta, prima o poi.
Anche le ciocce?
Anche le ciocce.
Allora va bene. Ciao “G”!
Ciao, curiosone!
Ehi, “G”…
Che c’è ancora?
Come finisce il servizio?
“G” e il ‘Triobunale’ per ‘Striscia la Notizia’! Alloraaaaaaaaaaaa!!!”.
Ah ah ah!…



11 – ABBASSO GLI STRONZI!

24 Maggio 2006


L’IMMAGINE.
Prostituta anonima.
Hai mai provato a dire di no? Forse sì, forte della tua regale bellezza. Forse no, debole della tua giovane sete. O necessità. Ti sei, o ti hanno dato un ruolo, e questo ti ha impedito di essere fino in fondo te stessa. Che voce avevi? Che sogni facevi? Quanta vera voglia in quel pancino soffice? Non mi rispondi. E così io posso immaginare tutto ciò che voglio di te…
————————————

Allora, “G”, vogliamo accontentare quelli che ti richiedono il testo di ‘Abbasso gli Stronzi’?
Perché no? In fondo è un inno di tutti, anche degli stronzi stessi, che ritengono sempre che gli stronzi siano gli altri.
In effetti siamo tutti un po’ stronzi…
E un po’ no. Però ti assicuro che quanti ne ho incontrati io…
E anch’io…
Noi…
La sigla ha avuto molto successo presso i miei ascoltatori, che ci si sono pienamente ritrovati.
Nella parte degli stronzi o in quella delle loro vittime?
In tutte e due, credo, ma soprattutto nelle vittime. Si ricordano molto più facilmente le stronzate ricevute che quelle fatte.
Vero.
Ed ecco qua l’amato testo:

ABBASSO GLI STRONZI!

Introduzione mugolata defecando…….

DI STRONZI NELLA VITA
IO NE HO CACATI TANTI,
MERDACCE O MEZZI SANTI,
E NE RICACHERO’.
COL GRASSO SULLE DITA
MI HAN FATTO MOLTI TORTI,
ALCUNI SONO MORTI
E CI HO GODUTO UN PO’.
COL PUGNO O COL SORRISO
MI HAN DATO TANTE BOTTE
PERO’ LE OSSA ROTTE
ANCORA NON CE L’HO.
TENGO SCOPERTO IL VISO,
SI’, PROPRIO COME ADESSO
E SON LORO MOLTO SPESSO
CHE VANNO KAPPA-O’!

ABBASSO GLI STRONZI
E QUANTI CE N’E',
SE MANCANO I GONZI
SI CACAN DA SE’.
TU PONZI E RIPONZI,
TI FA MALE IL CUL…
EHI, NON SARAI MICA
UN PO’ STRONZO ANCHE TU…
ANCHE TU!

GLI STRONZI PIU’ SCHIFOSI
SON PROPRIO I LECCACULO:
“SEI IL MEGLIO, “G”, TI ADULO,
MA IN CULO POI TI VO!”.
POI METTO GLI INVIDIOSI,
DAVVERO BRUTTA RAZZA,
L’IDROFOBIA LI AMMAZZA,
MA NON CI PIANGERO’.
GLI STRONZI PIU’ PENOSI
RITENGO SIANO I LADRI,
NON COPIAN SOLO I QUADRI,
LE IDEE TI RUBERAN.
CHE DIR DEI PIDOCCHIOSI:
“TI SFRUTTO E NON TI PAGO”,
DAI LORO UN PO’ DI SPAGO
E CI S’IMPICCHERAN!

ABBASSO GLI STRONZI… Ecc.

CHI DENTRO UNA DIVISA
SI SENTE UN SUPERUOMO
E SPOGLIATO POVERUOMO
DIVENTA NULLITA’.
CHI TARDA E NON TI AVVISA
E CHI TI SPARLA DIETRO,
CHI TI FRANTUMA IL VETRO,
CHI UN DI’ TI TRADIRA’.
CHI INGABBIA GLI ELEFANTI,
CHI SPARA AGLI UCCELLINI,
CHI ABUSA DEI BAMBINI,
CHI SPACCIA MALATTIA…
GLI STRONZI SONO TANTI,
ENUMERARLI E’ DURA,
MA IO NON HO PAURA:
UNA CANZONE E VIA!

ABBASSO GLI STRONZI… Ecc.

Parlato:
EHI, EHI, UN MOMENTO, QUI SI PARLA SOLO DI STRONZI, AL MASCHILE, MA CI SONO ANCHE LE DONNE: LE STRONZE! E LORO, LE STRONZE, HANNO TUTTI GLI STESSI DIFETTI DEGLI STRONZI, PIU’ UNO: QUANDO, SENZA GIUSTIFICATO MOTIVO, NON LA DANNO. QUINDI…

ABBASSO LE STRONZE
E CHI NON LA DA’,
CRUDELI PATONZE
SENZA UMANITA’.
LE STRONZE E GLI STRONZI
SON SEMPRE DI PIU’,
E FRA TANTI STRONZI – OH “G”! -
CI SEI PURE TU…
PURE TU!

CHI, IO?
SI’, TU!

LA LA LA LA LA…
LA LA LA LA LA…
LA LA LA LA LA… ZAC!

AHI!!!

… NEL CUL!

——————————————————

Ahi ahi che finale!
Doloroso alquanto.
E dire che qualcuno ci gode anche!
Le inculate che fanno più male sono quelle metaforiche.
E’ vero. Ma non si dice ‘più male’, si dice ‘peggio’!
Sai che ti dico, “G”?
Cosa?
Ma vaffanculo!
E io sai che ti dico, “G”?
Cosa?
Stronzo!

(Segue autopestaggio).


12 – IL PUTTANO.

26 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Prostituta anonima.
Sei immagini, sempre tu, dolce e altera imperatrice dei miei sogni.
Ti parlo senza parlarti, ti tocco senza toccarti, ti bacio senza baciarti.
Ti amo senza amarti.
——————————————–

Ciao “G”!
Ciao caro…
Che triste telefonata è stata quella fatta al ‘puttano’ pochi giorni fa…
Già! Io col ‘Sondazzo’, il mio programma di punta, da 23 anni faccio quelle che chiamo ‘provocazioni telefoniche’ in tutta Italia.
Qualcuno li chiama scherzi.
Ognuno può chiamarli come vuole, ma è proprio quando si presentano casi particolari, più umani che comici, che il programma vola alto e si riappropria della sua iniziale ‘mission’ (si dice così, oggi).
La quale sarebbe…
Mettere a nudo gli altri con la consapevolezza che in realtà stiamo mettendo a nudo noi stessi.
Ma io non sono un ‘puttano’!
Nemmeno io, ovviamente, ma il ‘Sondazzo’, come l’ho sempre immaginato, è in realtà uno specchio in cui spesso sconsolatamente rivediamo un’Umanità piena di difetti e problemi. Ed è la nostra, non quella di un mondo lontano.
Certo si ride parecchio…
Ci mancherebbe! Ma al momento opportuno le mie telefonate si trasformano in esperienza di grande riflessione. I miei ascoltatori lo sanno, e si aspettano sempre che dietro un numero, una voce che risponde, ci sia non solo un ‘doddo’ da prendere per i fondelli, ma anche un caso umano.
Forse per inconscio sadismo…
Forse, ma anche per voglia di conoscenza.
Sì, dei fatti degli altri!
Perché no? Spesso i fatti degli altri sono anche i fatti nostri.
Eh, sì… Ma allora, il ‘puttano’?
Chiamo una città del Nord-Est fingendomi Peppe il Caciaio, un pastore sardo, e incoccio in un tipo che dalla voce mi ispira la parola ‘caghineri’, che in lingua isolana significa ‘finocchio’, nel senso di ‘culattone’. Senza mezzi termini glielo dico, e lui non smentisce. In realtà la sua voce ha solo qualche venatura di ambiguità, ma io sono ben abituato a cogliere le sfumature. Dopo varie schermaglie lui si dimostra interessato ad incontrarmi per soldi. 20 , o anche 10… Economico, oltretutto. Mi ragguaglia anche del fatto che conosce altre persone, sia maschi che femmine, e che può mettermi in contatto con loro.
Che schifo!
Sì, abbastanza, aumentato da quello che vengo via via a sapere di lui, anche in una seconda telefonata in cui mi spaccio per uno a cui il sardo ha dato il suo numero.
Cosa vieni a sapere?
Ma se lo sai! Vabbè: lui cerca di parlare per parafrasi perché, mi dice, c’è sua madre che sta ascoltando, probabilmente da una altro apparecchio. Ma le sue parafrasi sono inconfondibili offerte di ben precise prestazioni. Più volte tenta di darmi garanzie sulla propria serietà dicendomi che è un ex bancario che ha perso il lavoro per il fallimento della sua banca. Le garanzie comprendono anche la riuscita dei nostri futuri incontri. “Sarà un successo”, continua a dire.
Per me è un cesso!
Poi rivela che è all’elemosina, che ha bisogno di soldi, che suo padre è morto venti giorni prima ecc. ecc. E continua a offrirsi, benedicendo pure il Cielo per l’occasione che gli sta capitando.
Che pena!
Un uomo di 44 anni… Pure messo bene, come dice.
Uomo? Un relitto umano!
E c’è di più. Questo asserisce anche di avere la ‘morosa’, e che sarebbe bene vederci nel pomeriggio, perché lei potrebbe chiamarlo la sera.
Quindi non si tratta di un gay.
Boh! Probabilmente solo di un caso umano.
Disumano, direi. O clinico.
“Quanto ti serve?”, mi chiede. “Un paio d’ore”, rispondo io. E lui ancora: “Sarà un successo…”.
Gulp!
La telefonata è lunga, piena di implicazioni utili a uno psicologo.
O psichiatra?
Comunque alla fine fissiamo. Lui è parecchio sospettoso, pare che qualcuno gli abbia tirato dei bidoni e fatto degli atroci scherzi.
E’ il minimo!
Si raccomanda alla mia serietà e ribadisce la sua: è o non è un ex impiegato di banca?
Già… Ottime referenze per metterlo in culo alla gente!
Comunque lui si dichiara sia attivo che passivo.
Che spasso!
L’appuntamento è alle 16,30 del giorno stesso.
E tu ci sei andato?
Come avrei potuto? Ci separano centinaia di chilometri, e io termino il mio programma proprio alle 16.
Solo per questo?
Tu che dici?
OK, scherzavo.
Anch’io.
E gli ascoltatori come l’hanno presa?
Chi, invaso dal mio stesso schifo, ha ripudiato il personaggio escludendolo decisamente dalle proprie simpatie (ma questo è un puro eufemismo), e chi, anche, ha avuto pietà di lui tacciandomi praticamente di stronzo. Avrei dovuto lasciarlo perdere, poverino…
E invece?
Invece questo ennesimo bidone forse gli avrà fatto bene. Chissà…
E la mamma?
Ascoltava.
E il babbo?
Morto da poco.
E la ‘morosa’?
No comment.
E lui?
Ex bancario.
Ma allora perché non ci sei andato? Sarebbe stato un successo!
Ma vaff…
Di nuovo?



13 – MISTERIOSI TRIANGOLI IN CIELO.
29 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Ops… Le mutande!
La nudità più ambita è quella intuita, più che quella visibile. Le stesse donne a cui di giorno sulla spiaggia scopri pancetta e cellulite, la sera, rivestite e provocanti, stuzzicano non poco le necessità dei tuoi sensi mortificate dalla crudeltà dei costumi da bagno. Un paio di mutandine che improvvisamente calano a terra, un soffio di vento che solleva una gonna… e che importa se la signora è una casalinga che ha appena fatto la spesa?
————————————-

Ciao “G”! Ti ricordi di quella volta…
Oh, sì, “G”, ricordo benissimo.
E di quell’altra…
Come se fosse ora!
E di quell’altra ancora…
Perfettamente.
Ma di che stiamo parlando?
Boh!… però se ricordi tu ricordo anch’io.
Ovvio. Ma adesso ascoltami: ci fu una volta in cui apparvero degli strani triangoli in cielo, e tu li vedesti.
Tu pure.
Sì, ma non ti sembra il caso di farli vedere anche ai lettori di questo blog? Qualcuno magari potrebbe dartene una spiegazione.
Ottima idea, “G”. Infatti io ho descritto il fenomeno per radio, ma si sa, per quanto possa essere esatta una descrizione verbale, non lo sarà mai quanto un’immagine.
Intanto spiega come andò.
Oh, semplice. Successe pochi anni fa. Stavo in strada, sotto casa mia, a Firenze, in pieno giorno, parlando con una persona.
Di che cosa?
Non ricordo bene, ma mi sembra che stessimo affrontando temi filosofici, o pseudo tali.
Continua.
Improvvisamente, nello spazio aperto tra due palazzi, giusto di fronte a noi, si manifestò in cielo una forma ben precisa, molto grande, fatta apparentemente di sbuffi di nuvole. Sembrava un quadro, perfettamente incorniciata com’era, almeno su tre lati, dalle strutture edilizie.
Appassionante!
Per fortuna non ero solo, altrimenti avrei creduto di essere un pazzo visionario. Gli ‘sbuffi’, sette in tutto, delineavano con geometrica precisione una figura complessa formata da due triangoli inscritti l’uno nell’altro, il più grande dei quali capovolto, e con al centro un ulteriore ‘sbuffo’ a fare quasi da ‘occhio’.
L’Occhio di Dio!
Non mi ci far pensare! Stava guardandomi…
E tu sei un peccatore…
Anche tu, naccherino!
Ehm… torniamo al disegno. Non si trattava quindi di linee.
No, ma congiungendo i vari ‘sbuffi’ con un’ipotetica linea i triangoli si evidenziavano perfettamente.
Ce la fai vedere questa apparizione?
Sì. Ho rappresentato gli ‘sbuffi’ con delle ‘O’. Ho dovuto disporle su linee orizzontali (di cui non va tenuto conto) altrimenti non sarebbero risultate regolarmente distanziate nel blog. Appare chiaro il disegno, anche se il mio è molto più approssimativo del reale, che era di una perfezione assoluta. Guarda:

O—————–O—————–O

——————O——————

———O—————–O———

——————O——————

Accidenti! Hai fatto ipotesi al riguardo?
Più che fare ipotesi ne ho scartata una: nessun aereo, per quanto acrobatico, può compiere evoluzioni tali da consentire di formare una figura così precisa e con gli ‘sbuffi’ della stessa intensità e tutti piazzati contemporaneamente al loro posto.
Quindi nessun mezzo terreste può averla fatta.
Credo proprio di no.
Caso?
Forse. Ma non credo troppo ai casi.
Messaggio divino?
Chissà…
UFO?
Magari!
Potevi riprendere l’immagine con una videocamera, no?
Non l’avevo con me, e non ho avuto il tempo di salire in casa per prenderla. Dopo poco gli ‘sbuffi’ hanno cominciato a dissolversi. Il loro compito evidentemente era stato assolto: noi avevamo visto.
Ma non capito.
Un giorno capiremo.
Qualcuno ti ha fornito possibili spiegazioni?
Non abbastanza soddisfacenti. Ma una medium, interpellata sul caso da una mia ascoltatrice, disse che avrei trovato la risposta aprendo un libro a caso.
E tu l’hai fatto?
Sì. Senza sapere perché scelsi un antico volume dei primi del ’700 dalla mia biblioteca personale e lo aprii. Puntai il dito su un rigo a caso della casuale pagine e…
Cosa leggesti?
Un nome: Costantino.
Urka!
Esatto, hai capito: il celebre Imperatore. Anche a lui, in guerra, apparve un segno nel cielo, e diceva: ‘In hoc signo vinces’.
Allora…
Aspetto ancora di vincere nel segno che il Cielo mi ha dato.
Auguri!
Grazie. Ma mi sembri piuttosto interessato… Ciao “G”!
Ciao, condottiero! Vai e vinci!
Caricaaa!!!


14 – LE INFINITE DOLCEZZE DEL CIELO.

31 Maggio 2006



L’IMMAGINE.
Ops… Le mutande!
Certo, perché succeda un fatto simile ci vuole il vento, ci vogliono mutandine piuttosto larghe, diciamo delle culottes, niente collant, e soprattutto ci vuole la gonna, attrezzo sempre meno in uso presso il genere femminile, ansioso di assomigliare sempre di più al maschile. Altri tempi, quelli di queste deliziose e rare vignette americane: i favoleggiati Anni ’50, quando corpulenti poliziotti potevano ancora sbuffare dietro a una fuggevole intuizione di inaspettate delizie improvvisamente quanto illusoriamente accessibili.
——————————————

Mamma mia, “G”, che titolo aulico hai dato a questo articolo!
Perché, non si può?
Tutto si può. Ma ora devi giustificarlo.
In effetti mi è venuto così, senza avere niente altro in mente.
E qui ti voglio!
Lo sai che io non mi arrendo mai. Gli argomenti non mi mancano.
Se lo so! E allora?
Allora… Aspetta… Il cielo… Il cielo stellato… la notte…
Ganzo. Continua, continua.
Un ragazzino, un boy-scout… Un campeggio estivo… Un gioco notturno di orientamento…
Ci siamo. Bravo. Vai, vai…
Lasciarono tutti lontani dal campo, in un bosco nero come la pece, senza nemmeno una torcia elettrica.
Lo scopo?
Trovare la strada per tornare alla base. Vinceva il primo che ci riusciva. Il ragazzino aveva 12 anni.
Ricordo… Eravamo soli. Ognuno abbandonato in un posto diverso, e la gara ci impediva di coalizzarci.
Ognun per sé.
E Dio per tutti.
Ma dov’era Dio? Il ragazzino non brillava affatto per senso di orientamento. Ogni volta che usciva da una porta, per esempio, prendeva la direzione opposta a quella giusta…
Eh… Mi capita ancora…
Quella notte non c’era la Luna. Ma le stelle…
Tante. Miliardi.
Sì, e il ragazzino si perse nel bosco a testa in su, perché sentiva che avrebbe potuto perdersi meno in Cielo che in Terra.
La strada…
La strada non la trovò. Vagò inutilmente nella sterpaglia, graffiandosi, trattenendo il fiato ad ogni rumore sospetto, tornando inconsapevolmente più volte sui suoi passi.
E alla fine?
Capì che non ce l’avrebbe fatta, che tanto valeva distendersi in una radura e attendere il giorno guardando le stelle.
Una notte bellissima…
Sì. La paura del buio, delle bestie e degli assassini passò semplicemente seguendo i consigli degli astri.
Oroscopo?
No: Natura, Immensità, Universo. La Via Lattea, appena munta, si rovesciava nel bosco fitta e pastosa, mentre una cometa con la coda larga, del cui passaggio le cronache parlavano in quei giorni, sembrava infilarlesi dentro invidiosa. Gli occhi del ragazzino distinsero Orione, le due Orse, le Pleiadi, Cassiopea… Nessuno spettacolo può reggere il confronto. Perché chiudersi in una tenda? Perché dormire?
E poi tanto non trovavo la via…
Invece l’avevo trovata. Quella vera. Lasciai correre i pensieri fino lassù, immaginando mondi abitati o aridi, vicini tra loro o intervallati da spazi profondi e vuoti, riflettendo sul mistero che mi ha sempre più affascinato, fin da piccolo: quello dell’Infinito, un concetto incomprensibile per noi umanuncoli abituati al finito.
Vedo che hai smesso di parlare in terza persona.
Lo sai bene: quel ragazzino ero io.
Sì, ero io. E quella notte è rimasta indimenticabile. Ricordi le ‘stelle cadenti’?
Tante. Più di adesso. Oppure sono io che ora non le vedo più?
Forse.
Presi sonno molto tardi, con la testa piena di stelle. E al mattino…
Ti accorgesti di trovarti a poche decine di metri dal campo, vero?
Proprio! Ed ero l’unico ad aver passato la notte all’addiaccio. Mi presero in giro.
Si può essere molto vicini alla ‘civiltà’ e lontanissimi nel cosmo, allo stesso tempo.
Io lo ero stato. E non fu l’unica volta, anche se non mi persi mai più in un bosco di notte.
Ti perdesti… mi persi… e persi a quel gioco, ma…
Ma vinsi uno dei più bei ricordi della mia vita.
Irripetibile?
Chissà?… Ho voglia di perdermi ancora in un bosco senza Luna…
Facciamolo presto, “G”!
Sì, presto, io e te.
E il Cielo.
Presto!







 
Torna ai contenuti | Torna al menu