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APRILE 2007 - Museo del G

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APRILE 2007

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104 – UN ‘PESCI’ D’APRILE.
2 Aprile 2007



L’IMMAGINE.
Mi spoglio e canto…
PATTY PRAVO.
Mai voltare le spalle al pubblico, Patty! Beh… però… insomma… in questo caso ti perdoniamo…
————————————————–

Ciao “G”!
Ciao, “G” del “G”!
Già, mi si può chiamare così. Ma lo sai cos’è oggi?
Sì, il Primo d’Aprile. Bella ricorrenza, eh?
Ti ricorda nulla?
A me? E che dovrebbe ricordare?
Mah… gli scherzi, no?
Ah, intendi dire i ‘pesci’?
Per l’appunto! Ti dice niente tutto ciò?
Sì… Tu sai che io… che noi siamo del segno dei Pesci. Ma aprile va già sull’Ariete.
Non tergiversare. Quest’anno è capitato di domenica, ma gli altri anni… non ricordi?
Vuoi alludere alla coincidenza tra il Primo d’Aprile e un certo programma radiofonico?
Proprio!
E vuoi ricordarmi che io meleggiando la gente per tutto l’anno ritenevo questa ricorrenza una jattura, dato che al telefono mi rispondevano: “Ma cos’è, un pesce d’aprile?”.
Vedi che hai memoria?
Sì, ma tengo a precisarti che le mie erano ‘provocazioni telefoniche’.
Lo so, però quell”erano’ mi disturba un po’.
Sapessi a me…
E tu sapessi a quanti altri!
Lo so, lo so…
Adesso che sei diventato una persona seria forse rivaluterai il Primo d’Aprile.
Premesso che sono sempre stato una persona seria, anche nelle situazioni più assurde da me create, credo che continuerò a guardare con indifferenza questa data. A meno che…
A meno che?
A meno che non mi venga in mente di decidere che il Primo d’Aprile possa ricorrere anche il 15 maggio, o il 7 agosto, o il 1° settembre…
Cioè?
Potrei eleggere a mio personale Primo d’Aprile un qualsiasi giorno dell’anno.
Per far cosa?
Un bello scherzo a qualcuno.
Ma non facevi provocazioni?
No. Da adesso in poi solo scherzi. E di quelli pesanti. Sennò che gusto c’è?
Vuoi dire che tutto il non-Sondazzo accumulato potrebbe esplodere improvvisamente in catastrofiche bombe termonucleari?
O forse bombette puzzolenti…
C’è una certa differenza!
E chi lo sa?
Sei sibillino. Mi metti paura. Cosa vuoi fare?
Il peggio! E voglio cominciare proprio da te!
No, no, ma non ti rendi conto che io sono te?
Appunto! Basta! Basta! Mi butto. Anzi, ‘ti’ butto!
No, ti prego, siamo al quarto piano!
No, molto più su! Vai! Vola uccellino!
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!! !!!!
Stonf!
Ehi, sveglia, sveglia! “G”, svegliati!
Eh? Che c’è? Gulp! Sono caduto giù! Bum! Che male! Ma ora non sento più niente. Allora… allora sono morto!
Sì, sei morto stecchito. Questo è il tuo aldilà. Senti qualcosa?
Sì… Sento… Sento… puzzo di pesce!
Pesce d’aprile! Pesce d’aprile! Ci sei cascato, doddo!
Ma vaffanculo! Proprio oggi che avevo… avevamo appuntamento con una bella fica!
Cazzo! Davvero? Via, non prendertela, è stato solo uno scherzetto. Piuttosto: a che ora? Dove? E lei com’è?
Bella, bellissima, ma ha un piccolo difetto.
Cioè?
Puzza di baccalà!
Perché?
Perché è un pesce d’aprile, strullo! Ah ah ah!
Ma vaffanculo! Tu non sai cosa rischi! Te lo taglio, il pesce!
Così non trombi più!
OK. Tregua. Di fronte al trombo non c’è pesce che tenga.
Giusto! A domani.
E cos’è domani?
Il due.
E dopodomani?
Il tre.
Proprio il tre?
Sì, il tre!
E i’ bbischero che ttu se’ te! Ah ah ah!
Grrrrrr!!!



105 – SORPRESE POSTPASQUALI.
5 Aprile 2007



L’IMMAGINE.
Mi spoglio e canto…
ROSANNA FRATELLO.
Lei era una donna, non era una santa… E su questo siamo tutti d’accordo.
—————————————————

Ciao “G”!
Ciao. Ti piacciono le sorprese?
Quelle belle.
No, scusa, se sono sorprese non si conoscono prima, e può capitarti di tutto. Se ti piacciono le sorprese devi aspettarti sia il buono che il cattivo.
Allora non mi piacciono.
Peccato.
Perché?
Niente, niente…
No, dimmi… Perché?
Perché ce n’è una nell’aria…
Se dici così è buona!
Non è detto. E’ una sorpresa, ricordi? Non posso svelartela.
Dai… Sìì buono… Io sono te stesso, lo sai.
Ma sei così stupido da non sapere le stesse cose che so io.
A volte faccio finta, ma questa volta faccio sul serio. Perché non mi hai detto nulla?
Perché è una sorpresa.
Ma io ho il diritto…
Nessun diritto sulle sorprese. Mi spiace.
Accidenti, friggo…
Friggi, friggi.
Ma riguarda anche me?
E’ chiaro: se riguarda me…
Allora è qualcosa che ci riguarda.
Sì, ma io so cos’è, e tu no!
Che gusto ci proverai a sapere in anticipo la natura di una sorpresa…
E tu che gusto ci provi a volerla conoscere?
E’ umano. Tutti vorremmo evitare di essere sorpresi dalle sorprese. Infatti facciamo di tutto per sapere prima le cose. Ma poi se la risposta è negativa c’incazziamo.
Non se si tratta del test Hiv!
Spiritoso!
Almeno puoi dirmi se si tratta di una sorpresa pasquale?
Perché, pensi di trovarla nell’uovo?
No, ma sai, Pasqua è per antonomasia la festa delle sorprese…
Già: pensa che sorpresa fece Gesù a tutti quando risorse!
Appunto! Dunque?
No, direi che si tratti di una sorpresa post-pasquale, ma di sicuro aprilana.
Nel senso che si verificherà nel mese di aprile?
Sì. Altrimenti che sorpresa sarebbe?
Non ti seguo. Una sorpresa può verificarsi in qualsiasi momento dell’anno.
Sì. Ma uno si aspetta che succeda dopo, e invece succede molto prima.
Che cosa?
Già, bellino, vengo a dirlo a te!
Senti, lo sai bene che ci legge un sacco di gente. Almeno per loro, fallo.
Cosa?
Dillo.
Cosa?
Quello che non hai ancora detto. I poveretti non ci avranno capito nulla, proprio come me, e adesso faranno mille congetture.
Proprio come te. Ah ah ah!
Ma almeno escludi qualcosa, per non ingenerare false speranze. Ha attinenza con la radio?
No.
Ecco, vedi, a questo punto molti si sentiranno delusi.
L’hai detto tu: non ingeneriamo false speranze.
Ha a che fare…
Stop! La sorpresa è sorpresa. e potrebbe persino sorprendere me.
E come?
Non avverandosi.
Ah, perché c’è anche questa possibilità?
E’ la prerogativa delle sorprese!
Quindi…
E’ anche per questo che non rivelo l’arcano. Ma tra qualche giorno potrò essere più preciso.
Cioè?
Potrò dire di sicuro se la sorpresa ci sarà o no.
Certo che potevi anche aspettare un po’, no? Potevi parlarne quando ne fossi stato sicuro.
Ma è proprio questo il bello: sarà una sorpresa anche se non accadrà nulla: più sorpresa di così!
Sei strano…
Sei scemo…
Buona Pasqua!
Beh… Buona Pasqua pure a te! (Da una vecchia canzone di Renato Carosone).




106 – UN PO’ DI SESSO.

10 Aprile 2007


L’IMMAGINE.
Mi spoglio e canto…
GIANNA NANNINI.
Oh, mio Dio!
————————————————–

Ciao “G”!
Ciao grullaia!
Ci risiamo, eh, con gli insulti?
Ci risei.
E va bene, tanto ormai a questa parte mi ci sono abituato. Senti, ma lo sai che è un bel po’ che non ci immergiamo nell’argomento ‘sesso’?
Vedo un biaccicotto di saliva che ti spunta dall’angolo della bocca.
Oh, scusa, non me n’ero accorto.
Nulla, nulla… Quindi… Oh! Ma proprio in questo articolo dobbiamo farlo?
Perché?
Non per dire, sai, ma l’immagine che abbiamo scelto non è delle più sexy…
E dai: proprio per questo. Rifacciamoci!
Non hai tutti i torti. Cosa vuoi sapere?
Sapere so tutto. Voglio solo parlarne un po’.
Ma icché ttu ssai, te! Vai, comincia, chiedi.
Com’è meglio farlo, nel letto o in altre situazioni?
Domanda nuova!
Mi è venuta questa.
Allora ti dico che il letto è come il basamento di una statua, ma di per sé non costituisce l’opera d’arte.
Come il palcoscenico per gli attori?
Esatto: serve, ma sono loro la parte artistica dell’atto.
E se è una commedia in due atti?
Meglio. Magari tre…
Wow!
Ti vedo già eccitatino. Ma parliamo delle possibilità extra-letto. Te ne elargirò un paio, non di più, sennò ti fa male.
Hummmm…
Ti va in macchina? E’ creativo. Primo perché si è alla possibile vista di tutti, poi per lo spazio interno che non è proprio di una estrema comodità.
Ma è per questo che mi garba: rischio e precarietà.
Temerario! Perchè non provi a usare la macchina uscendone?
Come, come?
Esci, apri gli sportelli, che ti faranno da paravento, stai in piedi con i calzoni calati, e lei, la tua partner, da dentro sporgerà il culetto verso di te, inginocchiata sul sedile nella classica posizione della dolce pecorina.
E che faccio poi?
Indovina!
Ah… Che ganzo!
Avrai la vaga sensazione di star inchiappettando la tua auto.
Sì… Sì… Ho sempre sognato di farlo! Che bel consiglio mi hai dato!
Oppure all’aria aperta, nei campi, nei prati, negli orti…
Ma sì, perché no? Che c’è di meglio?
Hai mai visto quanti begli alberini ci sono?
Molti.
Sai a che cosa possono servire?
Non ho idea.
Scemo: lei si appoggerà a un alberino dandoti le spalle, e…
No!
Sì! Ma l’alberino deve essere molto basso, in modo che tu possa ficcare la testa fra le fresche frasche (fa molto più natura), e lei, rigorosamente in gonna, avrà avuto cura di togliersi preventivamente le mutandine.
Quindi…
Ti basterà sollevare il leggero lembo di tessuto e ti si presenterà il Paradiso. E’ un momento emozionante, anche se quelle chiappette le conosci benissimo.
E una volta fatto questo?
Approfittane, grullo!
Ah, ecco… Ma se viene qualcuno?
Tocca a te lasciarti inebriare dalla situazione ma restare ugualmente vigile.
E se viene un vigile?
Sei fregato. Ma il vigile non viene. E’ troppo impegnato a farti la multa, perché hai parcheggiato in divieto di sosta.
E’ indispensabile parcheggiare in divieto di sosta per distrarlo?
Ma nemmeno per idea! Se non è la tua saranno cento altre macchine ad occupare il buon tutore dell’ordine.
Sì, l’ordine… che ha ricevuto di portare soldi al Comune!
T’ha’ bell’e ccapito!
Insomma, lo sai? Mi sono proprio arrapato.
Me l’aspettavo! Ora cos’altro vuoi sapere?
Ehm… Dove posso trovare una ragazza.
Eccoci all’acqua! E va bene, ti cederò una delle mie.
Grazie, “G”! Sei veramente molto generoso.
(Bischero, un si ricorda che io e lui siamo la stessa persona…). Generosissimo, sono. A buon rendere!
Se posso…
Potrai, potrai… (Che scemo…).




107 – DON PALLE.

13 Aprile 2007



L’IMMAGINE.
Mi spoglio e canto…
FIORDALISO.
Si chiama come un fiore, ma un fiore si coglie una sola volta.
Lei quante?
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Ciao “G”!
Ciao, autointerlocutore.
Come mi hai chiamato?
Non preoccuparti, non è un’offesa.
Ah, meno male! Ma hai sentito? Hai letto? Hai visto?
Sì, ho fatto tutte queste cose, le faccio continuamente. Ti riferisci…
A questi scandali che ogni tanto, anzi, ogni poco, coinvolgono i sacerdoti. Peccano, proprio loro che ci dicono di non peccare. E spesso con i bambini, e le bambine…
Brutto, è vero. Ma sai, la carne è debole…
Anche tu mi vieni fuori con questo luogo comune!
Era un tantino ironico, ma non te ne sei accorto. Sono più scandalizzato per l’atteggiamento della Chiesa nei confronti di questi schifosi: in un certo senso li protegge. Lo stesso Joseph Ratzinger, prima del papato, ha promulgato un’epistola in cui si vincolano i vescovi al segreto sugli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti su minori, e la cui violazione comporta persino la scomunica. Questo non nel Medioevo, ma nel 2001!
Ma si tratta di vera e propria complicità!
Tu l’hai detto, figliolo!
Ma da quanto vanno avanti questi abusi?
Questi abusi si sono sempre verificati, e io stesso posso fornirne una gustosa testimonianza in prima persona.
Gustosa? Disgustosa, direi!
All’inizio sì, ma per come è finita devo togliere decisamente il ‘dis’.
Raccontamela, allora!
L’ho già raccontata nel mio primo libro ‘Il Sondazzo’. Ed eccone qui il testo, fedelmente riportato. Si riferisce al periodo in cui ero Boy-Scout.

Da ‘IL SONDAZZO’. Pagg. 149/151.

‘Partecipavo a uno dei tanti campi estivi in cui tra giochi, lezioni e bagni freddi nei ruscelli di prima mattina si imparava la vita. Non ci difettava l’appoggio religioso di un bravo e solerte sacerdote che, oltre a celebrare la Messa, ci esortava a confessarci perché potessimo presentarci a Dio puri e candidi come gigli.
Quel giorno fui praticamente obbligato dal pretonzolo a confidargli i miei atroci peccati. Ci trovammo seduti, quasi distesi su un balzo verde del bosco, fuori dalla vista degli altri. Non ricordo il nome del religioso, ma per convenzione (e per motivi che tra poco apprenderete) lo chiamerò Don Palle.
Don Palle cominciò chiedendomi le solite cose, se ero stato sgarbato con i miei genitori, se ero andato sempre a Messa la domenica, se avevo mangiato carne il venerdì, se avevo detto parolacce o nominato il nome di Dio invano e così via. Poi, inesorabilmente, arrivò al dunque. “Hai commesso atti impuri, figliolo?”. Per atti impuri si sa cosa un prete voglia intendere. Risposi di sì. “Da solo o in compagnia?”. Dissi la verità, e cioè che mi divertivo un po’ per conto mio.
Alzando gli occhi a guardarlo notai che la sua espressione era cambiata. Qualcosa adesso faceva somigliare Don Palle più a un maialetto da porcile che a un agnello di Dio. Cominciai a ricollegare i fatti: questo aveva forse a che fare con gli strani risolini di quelli che mi avevano visto appartarmi con lui? Stando sul chi vive lo lasciai proseguire.
“Come si chiamano le… quelle cose che ti fai?”. Mi vergognavo a dirglielo. “Prova a sillabare lettera per lettera. Sarà più facile”. E io cominciai: “S… E… G… E”. Avevo saltato l’H, ma a lui non importava… un’acca. Stava per passare all’azione.
“Per guarire da questa brutta abitudine l’unico modo è farmi vedere come fai quando pecchi contro te stesso”. Balbettai che no, non potevo farlo, e lui: “Forse ti viene meglio… vedi… insomma… se lo fai a me”.
Così dicendo estrasse fulmineo la sua nerchia ecclesiastica afferrandomi contemporaneamente il polso destro, il tutto con una rapidità insospettabile in un ministro del culo… pardon, del culto.
Io cercavo di opporre resistenza, ma la sua presa era forte e la mia mano si avvicinava sempre di più a quel coso ritto percorso già da una gocciolina di cattolicissimo pre-sperma.
“Fallo, devi farlo, altrimenti non ti do l’assoluzione!”.
M’importava una sega (è proprio il caso di dirlo) della sua assoluzione! Il pretaccio era diventato una furia scatenata, rosso in viso, sudava, e io mi affrettai a dire che sì, l’avrei fatto, se solo mi avesse lasciato il polso.
Lo lasciò. “Bravo, fammi vedere come sei sporcaccione, ti farà bene all’anima…”. All’anima de li mortacci tua, avrei pensato se fossi stato romano. Ma, essendo fiorentino, avvicinai lentamente la mano verso quell’orribile estintore di peccati e… con laica determinazione portai le mie dita un po’ più sotto, a cercare i due santi globi ciondolanti e sudaticci, li afferrai saldamente e strizzai, strizzai, strizzai come mai avevo strizzato in vita mia!
Cazzo quanto urlò il prete! Forse anche Dio lo sentì.
La mia fuga fu tempestiva e opportuna (lui comunque non avrebbe potuto raggiungermi). Corsi al ruscello a lavarmi quella mano impura e tacqui a tutti, per pietà di quel povero disgraziato, la mia pallosa esperienza quasi sessuale.
Ricordo solo che ancora il giorno dopo Don Palle (capito ora perché lo chiamo così?) camminava in uno strano modo, un po’ piegato in avanti e a gambe larghe, e mentre diceva Messa una strana smorfia di dolore gli deturpava il viso, specialmente nell’inginocchiarsi.
Che bravo sacerdote: viveva in pieno, nel rito, la passione e la morte di Nostro Signor Gesù Cristo. Come s’immedesimava bene…
Che mal di palle, povero Don!
Il protettore dei Boy-Scout è S. Giorgio, quello che sconfisse il drago. Nel pieno spirito del suo glorioso esempio anch’io, Giovane Esploratore, avevo sconfitto il mio mitologico mostro: l’uccello ritto del prete (augellum erectus praetis).
Don Palle, mi dica, ho forse peccato? Se sì mi assolva, la prego.
“Ego te absolvo a peccatis tuis ut te tollere a coglionis meis”.
Amen’.

Ah ah ah ah ah…
Ti ha fatto ridere?
Alquanto.
Ma a me non fa ridere la mostruosità ecclesiastica che copre veri e propri reati. Io me la cavai con una stretta di palle, ma pensa a quanti bambini vengono segnati per sempre da certe esperienze…
Da rabbrividire!
Vai a raccontarlo al Papa!
Vado?
No, forse è meglio di no… Ci vado io!




108 – IL "G" E I MEDIA.

15 Aprile 2007




L’IMMAGINE.
Mi spoglio e canto…
MARINA OCCHIENA.
Ai tempi in cui i Ricchi & Poveri erano in quattro fu estromessa dal gruppo avendo fregato l’uomo alla collega povera. Avete per caso un’idea su come e perché ciò possa essere accaduto?
—————————————————-

Ciao “G”!
Ciao, ragazzo.
Grazie del ragazzo.
Si fa così per dire…
Ah!
Hai presente i media?
Sì, io e te abbiamo il diploma di terza media!
No, strullo! I mezzi di comunicazione!
Treni, aerei, bus, taxi?…
Cretino! Giornali, TV, radio, web…
Ah, quelli!
Quelli. E dovresti saperne qualcosa, proprio tu!
Sì, perché tu…
Noi. In questo periodo poi… Non ti sei accorto di qualcosa?
Effettivamente…
Oddìo, da sempre è così, abbiamo molta stampa e roba varia che si interessa a noi, a volte ad ondate.
Già. E adesso c’è uno tsunami!
Non esageriamo. Ma c’è un certo interesse in giro. La soppressione del ‘Sondazzo’ pare abbia fatto colpo.
Si vede che quel programma costituiva qualcosa di importante, anche quando la stampa se ne è disinteressata.
Certo: noi vediamo tutti i giorni il cielo, e i giornali non ne parlano quasi mai. Ma se sparisse?
Esagerato! Che confronti!
Facevo per far capire il concetto. Comunque il problema è un altro: è il come.
Cioè?
Ti fanno un’intervista, tu dici delle cose, magari ti sorridono, poi quando scrivono…
Quando scrivono?
Eh, quello è il punto. Tre quarti delle cose che hai detto non le trovi nell’articolo. E in più, nell’approssimazione che è caratteristica di certi giornalisti, si cade spesso nei luoghi comuni o ci si fa imboccare da qualcun altro…
Sempre?
No, non sempre. Il penultimo articolo che mi hanno dedicato era piuttosto veritiero, riportava il mio pensiero.
E l’ultimo?
E’ di oggi, e sinceramente l’ho trovato insufficiente. Vi si parla di ‘parolacce’, termine che forse non si usa più nemmeno in parrocchia, e si finisce per esprimere un vero e proprio giudizio su di me.
Che sarebbe?
‘Volgare’. Suona persino offensivo. Ma dal tono generale dell’articolo (organi sessuali, vecchiette, scherzi…) capisco perché. Non ci vuole molto. Mi è sembrato di leggere pari pari la prosa di qualcun altro…
Chi?
Indovinala grillo!
Beppe?
Ma no, è un modo di dire fiorentino! E peccato che le cose più importanti che ho detto a quel giornalista non appaiano nell’intervista… Ma è un fatto abbastanza comune, anche se normalmente alcuni mi travisano senza sputtanarmi, per puri limiti mentali o semplicemente di spazio. Di me hanno quasi sempre parlato bene, in fondo.
E in TV?
Altra cosa. Una volta lo disse anche D’Alema, e su questo bisogna dargli ragione: niente più carta stampata, solo video. Almeno lì le cose si dicono in prima persona.
E i tagli?
Sì, tutt’al più tagliano qualcosa, ma se sei in diretta, ciccia!
In che senso?
Niente da fare. Così uno si prende per intero la responsabilità di ciò che dice, ma almeno non è stravolto, riassunto o persino offeso senza possibilità di replica immediata.
E offendendo te si offendono tutti i tuoi fedeli ascoltatori.
Ovvio. Gente che durante i ‘nostri’ 25 anni di diretta è cresciuta con me e non si sente affatto volgare!
Dìgnene! Ma il prossimo appuntamento con un medium?
Bravo, hai fatto il singolare di ‘media’!
Modestamente…
Il prossimo è per mercoledì alle 16 su TVR Teleitalia. Una mezz’ora in diretta, così non si può snaturare nulla.
Ben detto!
Ci sarai anche tu?
E come posso non esserci?
Allora ci si vede làe!
Io credo anche prima.
Già! Ci stiamo già vedendo.
Ma… non ci vedremo un po’ troppo?




109 – MI SONO VISTO.

19 Aprile 2007



L’IMMAGINE.
Geometrie.
SFERA.
La sfera è il formato dell’Universo. Stelle, pianeti e culi ce lo dimostrano.
—————————————————

Ciao “G”!
Ciao, controfigura!
Controfigura a me! Ma come ti permetti?
Hai ragione, scusa, mi correggo: ciao, comparsa!
Peggio! Meglio controfigura, allora…
Tu sei il mio stunt-man. Se qualcuno mi vorrà cazzottare manderò avanti te.
Non mi sta mica tanto bene, sai…
O bere o affogare.
OK, prenderò le botte per te. Tanto ora che non fai più il ‘Sondazzo’, non rompi più i coglioni alle vecchiette e non dici più parolacce chi ti mena?
Ma IO ti meno, bischero! Non parlare come gli imbecilli! Mantieni il decoro che ti ho conferito!
Decoro?
Sì, va bene, facciamo finta di niente.
Non puoi far finta. Sei stato anche in TV.
Già, proprio ieri.
Beh, che te ne è parso?
Mi sono visto stamattina nella replica, e… ti dirò: non mi sono dispiaciuto.
Ma davvero? Bel ragazzo…
Né bello né ragazzo. Ma credo di aver detto quello che dovevo dire.
Ti ho visto anch’io. Simpatico!
Pigli per il culo?
No, no, davvero. Avevi quell’espressione fiorentina…
Cioè?
A presa di culo.
Appunto. Ma ero estremamente serio. E gli ascoltatori hanno telefonato abbestia, anche dopo che era finita la trasmissione. Gli amici di TVR mi hanno detto che le chiamate si sono accavallate al centralino, e che solo pochi sono riusciti ad entrare in diretta.
Pochi-tanti. Ma della tua immagine sul piccolo schermo che mi dici?
Insomma, credevo peggio. So di non essere foto-telegenico, e se a questo aggiungi gli inesorabili segni del tempo… Ma la catastrofe che mi aspettavo non c’è stata. Mi sono sorpreso a sorridermi come uno scemo davanti al video.
Sei un po’ pallido.
Mi darò il fondotinta la prossima volta.
Hai pochi capelli.
Mi metterò la parrucca.
E le rughe…
Mi metterò una maschera, un passamontagna, uno scafandro!
Non fai prima a mandare qualcun altro?
Chi?
Me, per esempio!
Ecco dove volevi arrivare! Brutto figlio di…
Tua madre.
Ehm… Sì… Dunque, dicevamo?
Niente.
Allora ciao.
Mi lasci così?
E come vuoi che ti lasci?
Mandami un saluto televisivo.
Ciao.
Ecco, così va meglio.
(Questo qui lo licenzio!).




110 – DIPENDERE DAGLI ALTRI.
23 Aprile 2007




L’IMMAGINE.
Geometrie.
SPIRALE.
Una mano maschile, un corpo femminile.
La forma di spirale, simbolo dell’espansione dell’Universo, tramandataci dalle antichissime e sagge ammoniti, si ritrova nei simboli più significativi dell’Umana Specie.
—————————————————-

Ciao “G”!
Ciao boccalone!
Cosa intendi dire?
Attenzione: in tempi recenti ho sentito usare questo termine come equivalente di ‘persona che abbocca’. Ma a Firenze lo si usa per definire uno che parla troppo e a vanvera.
E perché lo dici a me?
Semplicemente per introdurre il tema della nostra conversazione.
Ah, meno male. Allora il boccalone non sono io.
Fossero tutti boccaloni come te! Ricordi che poco tempo fa ti accennai a una sorpresa?
Postpasquale. Ricordo benissimo. E allora?
E allora niente. Per colpa di un boccalone.
Racconta, racconta.
Non entrerò nei particolari, ma userò il fatto per una più generica disamina della boccaloneria.
O boccalonaggine.
Chiamala come vuoi. Fatto sta che il boccalone prima ti riempie di parole, ti promette mari e monti, ti loda fino a farti arrossire, poi improvvisamente, forse per interventi esterni o magari per vizio congenito, torna indietro e ti nega tutto quello che ti ha promesso.
Ce ne sono tanti…
Troppi. E sembra che li trovi tutti io.
Anch’io.
Vedi? Me lo confermi anche tu. Che sei me, peraltro.
Ma entra in qualche particolare…
Allora: incontro questa persona, che può fare qualcosa per me (perché i boccaloni hanno sempre qualche potere), e mi prospetta mari e monti.
Ma in che campo?
Non in quello radiofonico, se può interessarti. Insomma, io come un bischero ci casco.
Meno male che il bischero tra noi due ero io!
No, no, io sono quasi più bischero di te.
Grazie per il ‘quasi’.
Dovuto. Per farla breve tutto quello che il boccalone ha promesso e premesso si infrange contro una pessima gestione della cosa, uno stravolgimento dei miei intenti e un completo voltafaccia finale. Oltretutto anche altre persone sono state coinvolte e fatte lavorare al progetto, del tutto inutilmente.
Che ggente c’è nni’ mmondo!
Allargando l’obbiettivo si può inquadrare una enorme schiera di boccaloni, che sono purtroppo le persone di cui ogni giorno abbiamo bisogno per vivere.
Intendi…
I politici, per esempio. Chi più di loro promette e non mantiene? E poi, a livelli più quotidiani, certi tecnici, che ci rifilano prestazioni di cui difficilmente tu, profano, puoi accertare la reale entità. E anche nei fatti amorosi i boccaloni pullulano: quante speranze andate in frantumi…
Il fatto è che da soli non si fa nulla.
Proprio così. Abbiamo sempre bisogno degli altri. Ogni tua aspirazione, ogni tua voglia, ogni tuo bisogno dipende dagli altri.
Ma anche gli altri dipendono da te.
Sì, in qualche misura. Solo che ci sono boccaloni e non boccaloni.
E tu…
Io spero – ma soprattutto credo – di non esserlo. Ecco perché ogni volta che ne incontro uno mi stupisco. Mi sembra impossibile che ci sia gente che non la pensi come me su fatti che dovrebbero essere del tutto ovvi come la lealtà, la coerenza, la sincerità.
Forse ti sopravvaluti. Magari non te ne accorgi, ma un po’ boccalone lo sei anche tu.
Può darsi. Chi non commette errori nella vita? Però, per quanto mi sforzi di trovarne una, non vedo grandi incoerenze nel mio comportamento.
Santo subito!
No, grullino. La riprova di quanto ho appena detto sta proprio nel mio stupirmi e ferirmi ad ogni boccalonata (per non dire stronzata). Se fossi di quella risma non mi stupirei affatto, la riterrei cosa normale, da controbattere magari con un’altra stronzata. Vai a rileggerti il testo della mia ‘Abbasso gli stronzi!’, e capirai. Credo veramente in quello che dico, scrivo e canto. Il boccalone non può. E’ troppo abituato alle sue mascalzonate, sa benissimo che ne farà ancora e si aspetta dagli altri identico trattamento. Io no, anche se posso sbagliare: ma non per abitudine.
E così quella sorpresa…
L’hanno fatta a me. Il peggio è che quando mi dicono le cose io sono portato a crederci.
Proprio tu, l’inventore del ‘Sondazzo’!
Proprio io. Sarà perché la vita è più dura di qualsiasi finzione di essa, e forse anche perché io che per tanti anni ho fatto cadere fittiziamente la gente nelle mie provocazioni non mi sono mai portato per così dire il lavoro a casa. Non userei mai le stesse ‘arti’ pur avendone ampia capacità. E, nella mia ingenuità di fondo, penso che anche gli altri debbano fare lo stesso.
Ma loro non hanno mai fatto il ‘Sondazzo’.
Sarà per questo. Ottima osservazione. Forse io ho sfogato talmente tanto la mia ‘boccaloneria’ alla radio da non sentirne il bisogno nella vita.
Pensa invece ai poverini che non hanno avuto questa possibilità…
Già, hai ragione. Poverini. Ma lo sai che ti dico?
Pronuncia una parola di speranza.
Sì: che vadano a fare in culo tutti quanti!!!




111 – LA VITA? E’ UN PROGRAMMA ALLA RADIO.

25 Aprile 2007



L’IMMAGINE.
Geometrie.
ROMBO.
Una delle figure geometriche più eleganti e allo stesso tempo misteriose.
Implica un sovvertimento delle nostre forme usuali: il cerchio, il quadrato, il rettangolo, il triangolo…
Il rombo ci porta al di là delle galassie, da dove ci chiama un irraggiungibile canto di sirene spaziali e nude…
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Ciao “G”! Come ti va?
Va come deve andare.
Cioè?
Eh, caro “G”, niente avviene per caso, sembra.
Cioè cioè?
Tutto appare parte di un disegno superiore.
Cioè cioè cioè?
E smettila con queste domande accentate in accrescimento! Intendo dire che spesso il destino si muove al di là della nostra volontà. Anzi, sempre.
Cio… ehm… Che vuoi dire?
Tu sai che qualcosa è recentemente cambiata nel mio etere.
Se non lo so io!
Ecco, a quanto pare la vita si è adeguata. O il contrario.
Insomma, si è adeguata la vita o l’etere?
Boh! Comunque sembrano andare di pari passo.
Ovviamente per etere intendi il tuo programma radiofonico.
E cosa, sennò?
E per vita…
La vita. Quella vera, vissuta. Oh, non che il programma non sia vita. Anzi…
Quindi?
Quindi da quando si è modificato il mio programma la vita vi si è modellata subito sopra.
Fammi capire. Ti riferisci alla fine del ‘Sondazzo’?
Soprattutto. Vedi, quando facevo questo tipo di programma mi si citava e cercava quasi esclusivamente per quello. Serate con ‘Sondazzo’, riferimenti continui alle mie telefonate sia tra il pubblico che nelle interviste, etichettatura del “G” come quello degli ‘scherzi’ e delle ‘parolacce’…
E adesso?
E’ buffo, ma sembra aprirsi una nuova vita al “G”, che improvvisamente è stato in qualche modo ‘riciclato’ culturalmente. O forse meglio dire riscoperto. Ed è diventata persona richiesta per altri tipi di prestazioni.
Sessuali?
Per quelle sono sempre stato molto richiesto, stupido!
Era una battuta!
La mia no!
Bum!
Insomma, intendo cose diverse e varie, ma tutte nelle mie corde.
Cioè?
Ricominci?
Ho già smesso.
Vedi, ora sarà più difficile che mi chiamino per serate a base di sondazzi pubblici, ma si sono verificate le condizioni perché mi si richiedano performance alternative.
… Da dietro?
Altra battuta, spero.
Ovvio.
Ben per te! Ecco qua: il 4 maggio si terrà un concerto in mio onore. E per me è veramente un onore. Sarò presente ad Ortimino per ascoltarmi i ganzissimi Unbalanced, che si esibiranno a favore dell’identità artistica del “G”. La performance è tutta loro, ma il motore sono io. E per me questa è una prima volta, organizzata da splendide persone che hanno voluto farmi questo omaggio, non richiesto ma proprio per questo graditissimo.
Bello. Poi?
Poi, solo il giorno dopo, nell’ambito di un grosso evento culturale, sarò impegnato nel mettere in scena uno dei miei racconti dal libro ‘Io sono il Mostro’, interagendo col pubblico. Un’altra prima volta. Mi intriga molto. Avverrà in un grande hotel di Cascina il 5 maggio.
‘Ei fu siccome immobile…’. Morte di Napoleone.
E vita del “G”!
Evviva! Poi?
Tre giorni dopo, l’8, risorgerò in TV – prima serata, in diretta – come appassionato studioso del fenomeno UFO.
Una tua grande passione.
Già. Dopo la riuscita intervista a TVR, la stessa emittente mi ha chiamato al fianco di un esperto come Roberto Pinotti per difendere l’ufologia contro la scienza negazionista.
Forte!
Un’altra prima volta, in pratica. Io di UFO ho parlato spesso per radio, e in TV ricordo solo un lontanissimo intervento che rievocherò sicuramente su questo blog, perché ebbe risvolti imprevedibili.
Davvero? Racconta subito, dai!
Ma nemmeno per idea! Lo farò poco prima della diretta televisiva.
OK. Insomma, un nuovo “G”.
Un “G” imprevisto, perché voluto così dagli altri. Cioè dalla vita. Sarà un “G” forte e valido come quello del ‘Sondazzo’?
Sono sicuro di sì. E’ il “G” che deriva dalla sua vena di scrittore, uno che non ha niente da invidiare a nessuno.
Beato te che hai queste certezze! Ma in fondo sei la parte incosciente di me. Fai bene a parlare così. Io non posso, passerei da immodesto.
Ma ci sono io, non preoccuparti. Così se mi sbaglio potrai dare la colpa a me.
Affare fatto. Ma… ti sbagli?
Mai!
Ah… Volevo ben dire!




112 – AUTOVELOX CRIMINALI.

28 Aprile 2007



L’IMMAGINE.
Geometrie.
QUADRATO.
Una delle locandine cinematografiche più intriganti degli ultimi anni.
Perfezione formale e geometrica nel possibile caos che inevitabilmente suggerisce: ogni maschio non turbato da fuorvianze omofile si impegnerebbe volentieri a sconvolgere questa figura per ricrearne varie altre, facendone ovviamente parte. Dopo aver spento la sigaretta, però.
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Ciao “G”!
Ciao carissimo.
Come sei gentile!
Non mi costa nulla.
La gentilezza non deve per forza costare qualcosa.
Giusto. E a volte la si può anche comprare, per far felice chi la merita.
Allora io la merito?
No. Mica l’ho comprata, per te!
Ah, per me solo gratis.
Ed è persino troppo.
Grazie mille. Anche i ringraziamenti non devono necessariamente costare qualcosa.
Va bene: non abbiamo speso nulla. Così siamo contenti tutti e due.
Ma di che volevi parlare?
Di autovelox.
Lo supponevo, visto il titolo del post. Che hai da dire in merito, le solite cose? Che palle, ma perché li mettono? Vogliono solo portarci via soldi ecc. Questo? Lo sappiamo già.
Ma mi conosci o no?
Eh se ti conosco!
E allora credi che sia così banale?
Noddavvero! Ma dimostramelo.
OK. Gli autovelox sono criminali non solo perché rubano indebitamente soldi ai cittadini a causa dei limiti di velocità ridicoli imposti evidentemente ad hoc. Sono criminali soprattutto perché, creando uno stato di paura continuo sulle strade, rovinano la vita e la salute dei poveri automobilisti.
Vita? Salute?
Certo. Tu credi di averla scampata non avendo mai preso una multa da autovelox, ma in realtà sei rimasto subdolamente colpito nel profondo da una malattia che non sarà mai attribuita a loro o a chi li ha messi: qualcosa che ti penetra silenziosamente nell’organismo e lavora a lungo, uccidendo lentamente cellule su cellule, lavorandoti il cervello e le budella fino a distruggerti. Qualcuno col camice bianco ti darà la sua sentenza: nevrosi, depressione, forse cancro. Ma non ti dirà mai che anche quelle terribili macchinette hanno contribuito a piegarti, insieme ai semafori (cancerogenissimi), alle infinite code, agli assurdi divieti e agli ‘orchi’ vigili urbani.
Dici davvero?
E come potrebbe essere altrimenti? Tu percorri una strada qualsiasi. Se la conosci e sai dove sono dislocati i ‘criminali’ vivi col pensiero rivolto ad essi e a come evitarli. Sai che in un certo tratto puoi andare più forte (diciamo ad andatura normale), ma poi in quel determinato punto devi assurdamente rallentare, e non puoi distrarti, sennò lo stronzo ti becca. Questo ti impedisce di pensare libero, di utilizzare il tempo di guida in modo costruttivo. Peggio ancora se non conosci la strada e ti aspetti il ‘nemico’ ad ogni curva, dietro ogni cassonetto o angolo. Allora l’angoscia prende il sopravvento. Il brutto è che non te ne rendi conto. Poi quando ti ammali, quando tratti male la moglie o il marito, quando sei preso dallo scoramento, non pensi mai che quelle macchine infernali possano avere una parte in tutto questo. Ma ce l’hanno.
Però ci sono i cartelli che ti avvertono. Basta stare un po’ attenti, no?
No. Ti ripeto, non è prendere la multa che ti fa male, ma la lotta per non prenderla. E quei cartelli bianchi, se ti aiutano a non farti salassare il portafoglio, non ti aiutano certo a non farti venire l’ansia.
E come?
Allora, immedesimati. Tu stai percorrendo una strada qualsiasi, magari anche bella e panoramica. Una delle cose più utili da fare quando siamo in macchina è guardare il panorama, vedere ciò che stai attraversando, notare spazi e volumi, verde e cemento, alberi e monumenti.
Sì, bello.
No. Oggi l’automobilista ha lo sguardo fisso alla sua destra, a caccia del bruttissimo cartello bianco che ti avverte che dopo pochi metri c’è un pezzo di merda di autovelox. E ci sono strade che ne hanno a decine. Non ti rovina il viaggio, questo, e di conseguenza la vita?
Lo sai che è proprio così? Ma una volta…
Una volta la strada ci si gustava di più, e se non eri proprio una testa di cazzo andavi a una velocità giusta senza bisogno di spie fotografiche.
Però gli incidenti ora sono diminuiti…
Ne sei sicuro? Io no. Vediamo molte macchine accartocciate e tanti morti sulle strade. E chi ha detto che gli autovelox non siano anche assassini?
Addirittura?
Ti accorgi all’ultimo momento che ce n’è uno, inchiodi la macchina e…
Bum!
Hai capito bene: da dietro qualcuno ti incula! O sei tu a inculare qualcun altro.
Preferisco altri tipi di inculate!
Anch’io. Senza contare la diseducatività di questo terribile strumento di tortura psicologica.
Anche?
Anche. Non ci insegna forse a fare i furbetti? A correre nei punti dove non c’è e a rallentare dove ce n’è uno? Gli autovelox ci insegnano la disonestà, come se non ce ne fosse già abbastanza.
Insomma, non ci trovi proprio niente di buono, tu, negli autovelox!
Niente. Li ritengo inutili, dannosi e fuorilegge. Non limitano gli incidenti e fanno male ai cittadini. E, ovviamente, tutto questo va girato a chi li ha inventati, a chi li fabbrica e a chi ce li impone.
Tu allora li aboliresti.
Sì, insieme a tante altre cose che ci rovinano la vita con la scusa di salvarcela.
Drastico!
Realista. E allergico ai troppi divieti. Provocano reazioni contrarie ai loro presunti scopi.
Prendo atto. Dove andiamo oggi?
Oggi prendiamo la FI-PI-LI, strada di ‘grande comunicazione’, limite (assurdo) di 90 e vero campo minato. Mine antiuomo. Antiumanità. A proposito, se prima passiamo dal Ponte all’Indiano, a Firenze, un viadotto dritto e veloce, facciamoci pure il fegato marcio. Lì il limite è di 40. Con autovelox. Che bella la vita!
Viva la vita!
Io farei la rivoluzione!
Sì, dai!
Ma sei matto? Gli Italiani si muovono solo per il pallone!
Ah, già. Ma allora perché non si mettono gli autovelox sui campi di calcio?
Potrebbe essere un’idea. Vedresti che movimento popolare!
“G”…
Sì?
Lasciamo perdere. Tanto non c’è niente da fare.
Niente? Sicuro?
Ehi, ma che fai con quella dinamite?
Vado a fare un giro… Vieni anche tu?
Sì, vengo anch’io!

 
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