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MARZO 2007 - Museo del G

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MARZO 2007

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92 – INTELLIGENZA IN FUMO.

1 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Pistolini.
E SE NON VI BASTA…
Se la visione consolatoria del piccolo pene di Gérard Dépardieu non vi è stata sufficiente ad aumentare la vostra autostima fallica, guardate quello di Maradona!
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Ciao “G”!
Oh, ciao, eh!
Sei un po’ distratto?
No, no, stavo fumando.
Ma se tu non fumi! Proprio come me…
Certo che non fumo: non fumo sigarette. Ma mi fuma il cervello, sempre.
Ah, volevo ben dire!
In quanto a chi fuma sigarette e non riesce a smettere, posso dire che quello è un gran coglione.
Così dai di coglioni a metà degli Italiani, e forse anche di più.
Beh, non sono il solo…
Chi lo ha fatto prima di te poi ha perso le elezioni.
Oh, ma contro i vizi si perde sempre. L’importante è non perdere la voglia di parlarne.
E allora parlane.
Io ritengo che mettersi in bocca una sigaretta derivi direttamente da un infantilismo cronico. Si aspira il fumo come si succhiava il latte dalla mamma o dal biberon.
Può essere.
In cambio si ha un’invasione di un corpo estraneo all’interno dei polmoni. Pericoloso perché inconsistente, etereo. Subdolo perché senza peso. Cattivo perché lentamente mortale.
E dà assuefazione.
Cazzo se ne dà! Vera e propria droga. Legale. Ma sorvoliamo sull’ipocrisia interessata di Stato e produttori, che li porta a vendere la morte parandosi il culo con qualche semplice scritta sui pacchetti. Non è questo che voglio trattare, ma la debolezza umana. Si fuma per atteggiamento, per nervosismo, per abitudine, per compagnia. Per solitudine, spesso. Il fumo potrebbe benissimo essere sostituito con attività meglio mirate, come il pensare, ad esempio. Lo scrivere, il guardare, l’imparare…
Ma…
Ma… Hai visto quelli che tentano disperatamente di smettere? Non fanno che infilarsi in bocca qualsiasi cosa: dolci, chewing-gum, roba commestibile…
Si torna sempre lì: desiderio bambinesco di mettere tutto in bocca. C’è qualcosa di sessuale in tutto questo?
Forse. I rapporti orali in fondo sono un ritorno al ciucciotto… Ma non fanno male. Anzi!
Torniamo al fumo, ché è meglio. Tu fumavi, vero?
Sì, fumavo, e anche tu.
Ovvio.
Ma per smettere non mi ci sono volute tante porcherie in commercio: è bastata la volontà, e soprattutto il prendere atto dell’imbecillità del fumare. Che senso ha? Che significato ha? A che serve? Quando vedo la gente con quel cilindretto in bocca mi viene da ridere: ridicoli, tutti. Schiavi di un oggetto così piccolo. Preferisco esserlo del mio pistolino!
Almeno ti appartiene. E non costa un cazzo…
Oh, se vogliamo anche lui ha i suoi costi. Ma è tutta roba naturale.
Quindi chi fuma è un imbecille.
Senza offesa… sì. Si paga la morte.
Scommetto che hai scritto una delle tue Poesie Progresso in merito.
Vinci la scommessa. Come premio adesso te la leggi. E attenzione al finale, è pesante.
Non più delle conseguenze del fumo, sicuramente. Dai, declamamela!

FUMO

LENTAMENTE MI CONSUMO
DENTRO LA TUA BOCCA STRETTA.
PIANO PIANO VADO IN FUMO…
SONO LA TUA SIGARETTA.

PUOI COMPRARMI, SON LEGALE,
ANCHE SE SUL MIO PACCHETTO
VEDI SCRITTO: ‘TI FA MALE’.
FACCIO MALE: E CHI L’HA DETTO?

ENTRO DENTRO AI TUOI POLMONI
REGALANDOTI EMOZIONI
LA PIU’ BELLA DELLE QUALI
INDOVINA TU QUAL E’.

NON PENSARE A BRUTTI MALI…
MA UN BEL CANCRO, TUTTO A TE!

Accidenti, “G”, questa colpisce duro.
Come il fumo. E siccome malgrado i divieti sembra ci sia una certa recrudescenza di questa stupida abitudine, spero che la mia Poesia Progresso possa dare da riflettere. Forse leggendola qualcuno deciderà di smettere.
Speriamo, anche perché dà estremamente fastidio il fumo degli altri, come quando si mettono a fumare alla finestra aperta costruendosi un alibi.
Sì, e siccome dalla finestra l’aria più che altro entra, anche il fumo rientra tutto nella stanza.
Basta!
Basta fumare!
Ah, “G”, senti, posso offrirti una sigaretta?
Sì. Perché no?
Ma allora?…
Bischero, sapevo che erano sigarette di cioccolata. Dai, facciamoci tutto il pacchetto!
Gnam gnam…
Slurp slarp…
Bona!




93 – SCELTE.
3 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Pistolini.
NE VOLETE UN ALTRO?
Eccolo. E’ quello di Leonardo Di Caprio, un attore sempre pronto a prendere l’Oscar, ma che non ci riesce mai. Certo non prenderà l’Oscar per il suo minuscolo pistolino…
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Ciao “G”. Momento duro, vero?
Abbastanza. Ma non è il primo nella mia – nostra – vita.
Vero. Ma ogni ostacolo sembra il primo quando ti si presenta davanti.
L’importante è superarlo, come tutti gli altri.
La vita è una corsa ad ostacoli (un po’ ovvio, ma è così).
C’è chi sembra favorito, ma poi cade.
Chi parte indietro ma poi vince.
E chi resta sempre in gruppo e non ci si toglie mai dai coglioni.
L’importante è partecipare…
No, l’importante è vincere.
E vinceremo!
Questa l’ho già sentita. Ma chi sta leggendo si chiederà dove vogliamo andare a parare.
Me lo chiedo anch’io.
E allora ti illumino. In quest’ultimo periodo grandi cambiamenti sono avvenuti al di là dei microfoni di una certa radio.
Ma i microfoni ne hanno risentito…
Alquanto.
E allora?
In questi casi è necessario operare delle scelte.
E tu?
Ho già cominciato a farlo.
Le opzioni?
Restare o andare.
E…
Ho scelto di restare. Non si fugge di fronte agli ostacoli.
Poi?
Continuare a fare certe cose o non farle più.
E…
Ho scelto di non farle più.
Sa di sconfitta.
No, sa di orgoglio. Se non sussistono più le condizioni per portare avanti un programma di successo è inutile imporlo a chi non lo apprezza.
Vuoi dire regalarlo a chi non lo merita?
Non ho detto questo. E’ una tua infingarda interpretazione! Voglio dire inutile farlo vivere in ambiente profondamente mutato. Sarebbe come un astronauta su Marte senza tuta ed ossigeno. Soffrirebbe, poi morirebbe comunque.
Stai alludendo al ‘Sondazzo’, vero?
Proprio. So quanto gli ascoltatori ci tenessero e ci tengano: dopo 24 anni è ancora nel cuore di tutti. C’è chi dice che sia il più bel programma radiofonico di tutti i tempi. E io sono d’accordo…
Modestino! In effetti non basterebbe una cattedra universitaria per illustrarlo tutto nei suoi più segreti e umani risvolti.
Modestino tu!
La scelta è stata dura, eh?
Non poi così tanto. Già da tempo meditavo di sospenderlo, come a suo tempo feci col ‘Puzzo di Stampa’.
Che hai ripreso invece adesso.
Sì. E’ un banco di prova. Il “G” è il “G” anche senza il ‘Sondazzo’? O esiste solo in funzione dei cosiddetti ‘scherzi telefonici’?
Sai bene che erano molto più di scherzi.
Sì, ma mi hanno etichettato per tutti questi anni come quello che rompe i coglioni alla gente, quello delle ‘parolacce’, quel porco del “G” che parla sempre di sesso…
Ma solo i più superficiali.
E sono tanti, sai? Infatti attualmente ricevo caterve di proteste, anche cattive, però anche tantissima solidarietà e fiducia.
Quindi tu hai colto al volo l’occasione del cambio di indirizzo della radio per rifarti il look.
Forse l’avrei fatto lo stesso, anche se probabilmente in modo diverso. Ma in fondo si tratta di una prova di professionalità, e anche di rispetto per chi ti dà lavoro. E di amore nei confronti di una radio che è stata la tua casa per 24 anni, e dei suoi abitanti, tanti, tanti, tanti…
Ah, le scelte… A volte sono dolorose.
Quasi sempre. Ma dietro al mio microfono c’è un essere umano, che non potrà mai essere disumanizzato dalle macchine. Ecco: è un po’ la lotta tra le macchine e l’uomo, tra la banalità e l’intelligenza, tra la merda e l’oro.
E tu chi sei?
A volte l’oro, ma a volte anche la merda. Molto utile all’uomo.
E alla donna.
Anche le donne cacano.
Non c’è alcun dubbio. e scorreggiano, e ruttano, e…
E basta!
Ma, “G”, ci saranno novità nel tuo programma in questo nuovo corso?
Basta aspettare e vedere. Anzi, ascoltare. Dico subito che presto subirò un ridimensionamento di orario a sole due ore di trasmissione, nelle quali dovrò concentrare tutta la “G”iaggine che posso. E dentro ci saranno sicuramente novità. E se per caso da un momento all’altro non mi sentite più…
Oddìo!
Sappiate che non sarà dipeso da chi vi parla.
Ma come? Il programma più ascoltato della Toscana…
Non chiederlo a me.
E a chi lo chiedo?
A Radio Blu, viale della Repubblica, 171 – 59100 Prato.
Prendo nota.

Ah, ma il ‘Sondazzo’ continua, sai?
Dove? Come?
Nei miei spettacoli! Tieni d’occhio gli spazi blu a lato.
Oh, meno male! Sto meglio. Ciao “G”!
Ciao, mio primo ascoltatore!
E ultimo.
Non è ancora il tuo turno. Alloraaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!





94 – MA CHE HO COMBINATO?

6 Marzo 2007




L’IMMAGINE.
Pistolini.
PUNKETTINO.
Nella galleria consolatoria dei piccoli peni eccone uno musicale. Punk. E celebre. Nonché morto. Quello di Syd Vicious, personaggio ‘maledetto’ e persino assassino. Faceva parte dei Sex Pistols. Ma avrebbe più giustamente dovuto far parte dei Sex Pistolinos…
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Ciao “G”! Ma cos’hai combinato?
Mah… Non lo so… Io credevo che… E invece… Boh!
Ehi, ehi, spiegati meglio.
E’ una parola! In pochi giorni sembra si sia rivoltato il mondo.
E l’hai rivoltato tu, come al solito, vero?
Ma io non ho fatto altro che delle scelte, come ho già spiegato.
Che non sono affatto piaciute ai tuoi ascoltatori…
Ho ricevuto moltissima solidarietà, e anche tante proteste. Anche i solidali sono dispiaciuti. E tutto perché ho interrotto un programma che andava avanti ormai da 24 anni!
Un programma vecchio?
A quanto pare ancora giovanissimo. Sto rendendomene conto. Sembra che abbia perpetrato un crimine a sospendere ‘Il Sondazzo’. Ma cosa ho mai creato?
Forse un mostro.
O forse, a detta di molti, la salvezza del Genere Umano, o di almeno quella parte che poteva ascoltarlo.
Ma tu ti aspettavi una tale ondata di malcontento?
Sì, ma pensavo a un’onda oceanica, tutt’alpiù, che avrei potuto cavalcare su una tavola da surf, e invece è arrivato uno tsunami.
Che ti ha travolto…
Per ora no. Sono salito su un palo, ma…
Ma?…
Ho paura che quel palo mi entri nel culo.
Ahi ahi ahi!
Devo aver fatto molto del bene in tutti questi anni, per suscitare tanta disperata protesta.
Sicuramente non sei rimasto indifferente. Ma ora cosa intendi fare?
C’è poco da fare: la mia scelta, anche se da tempo me la cullavo in mente, è diventata praticamente obbligata, a causa delle pressanti e precise richieste della nuova proprietà della radio: niente più parole sconvenienti in onda, quindi addio al ‘parlare libero’ (ho tolto coerentemente anche la sigla). Il ‘Sondazzo’, cogliendo la gente impreparata, è una fabbrica di ‘parolacce’ e persino di bestemmie. Non potevo fare altro che archiviarlo.
L’hai fatto per zelo? Per essere ligio agli ordini?
Niente zelo, né appecoronamento, sia chiaro. L’ho fatto per professionalità soprattutto, ma anche un po’ per ritorsione, devo ammetterlo. E’ un programma troppo importante per la radio, ed è mio, io solo so condurlo così, e posso farne ciò che voglio. Di fronte alle restrizioni di orario e alle invasioni barbariche ho risposto sospendendolo.
Creando un danno all’emittente?
Non era questo il mio intento. Voglio troppo bene a Radio Blu. Ma tutti quelli che mi scrivono e mi telefonano se la prendono soprattutto con la nuova gestione, e non solo per il caso mio.
Cioè?
Sento uno scontento generale per l’iniezione di ‘leggerezza’ che pervade il nuovo palinsesto (che tra l’altro non è ancora definitivo), e per la presenza massiccia del pallone di un solo colore che urta molti in Toscana, e non solo quelli di altro colore: ho ormai centinaia di sms e tante e-mail che lo comprovano.
Ma questi non sono fatti tuoi…
E invece sì, dato che gli inserimenti toccano anche il mio spazio.
Ma come andrà a finire tutto questo?
Probabilmente in una omologazione generale, che spero non tocchi anche me, malgrado tutto.
Ho sentito che da quando hai modificato il tuo programma dalla tua bocca non è uscito neanche un ‘cazzo’.
Forse perché non ci è mai entrato…
Non fare lo spiritoso, ché son cose serie!
Non sono certo io a prendermi troppo sul serio! No, ho voluto solo dimostrare, prima di tutto a me stesso, che sono capace di condurre un programma anche senza il facile ricorso alle cosiddette ‘parolacce’. Io del resto sono stato un antesignano del genere, ne ho fatto uso pubblico da quando ho cominciato, prima di chiunque altro.
E adesso che tutti le dicono, anche in televisione…
Io non le dico più. Ganzo, no? Sono sempre all’avanguardia.
Sì, ma bisogna rilevare, come ti riconoscono gli ascoltatori, che come le dicevi tu non apparivano volgari.
Sì, è così. Solo intelligente spontaneità. Ma non lo facevo apposta, mi veniva naturale. Come tutto quello che ho sempre fatto. La banalità è molto più volgare del turpiloquio.
E adesso?
Mi sento in semilibertà. Mi rendo conto di non essere del tutto me stesso, ma anche che riesco a darmi, se voglio, una regolata. Un professionista ancora umano.
Quale sarà il tuo futuro a Radio Blu?
Non so proprio. Se la nuova proprietà ha una visione corretta dei tempi in cui viviamo, se dà un’occhiata ai dati di ascolto, che mi hanno sempre premiato, se non vuol perdere chi – e lo sa, perché me lo ha detto – ha ‘fatto’ questa radio ed è in grado di ‘farla’ ancora, allora per me ci sarà l’opportunità di continuare ad appartenere a pieno merito a Radio Blu con la possibilità di essere ancora me stesso.
Sennò?
Tutto può succedere, anche che io sia estromesso da un momento all’altro. Ma il tonfo più grosso in tal caso non sarebbe il mio.
E’ uscito un articolo molto chiaro in merito.
Sì, non appena diffusasi la voce della sospensione del ‘Sondazzo’ la stampa si è subito premurata di intervistarmi, e su ‘Il Giornale’ è apparsa persino una mia immaginetta horror (la stessa che si trova in questo blog).
Lì hai parlato chiaro.
Come qui. Ma non ho offeso nessuno. Mi sono state fatte delle domande e io ho risposto senza mentire. Con grande rispetto per l’emittente e per la sua proprietà, ma anche con la competenza di uno che fa radio da quasi trent’anni, di cui oltre 24 al microfono tutti a Radio Blu.
Reazioni?
Per ora nulla. Faccio appello all’intelligenza di chi di dovere. E a quella degli ascoltatori.
A loro che dici?
Di attendersi da me ancora molta vita in comune, io e loro insieme, perché il nostro rapporto non è mai stato diviso dallo spartiacque del microfono. Siamo parenti più che amici, anche se non ci conosciamo personalmente. Loro mi hanno scelto e io li ho voluti fortemente, e questo è sempre andato a favore dell’emittente, a cui per pochi spiccioli (credetemi) ho sempre dato il massimo.
Non hai mai pensato ai soldi, quindi?
No, ma non me ne pento. Ho contribuito fortemente a far diventare Radio Blu una grande radio regionale e ci sono riuscito, e quando è stata venduta per alcuni milioni di euro, vantaggiosamente per entrambe le parti, non ho avuto né ringraziamenti né quattrini. Solo restrizioni.
Sei un martire della radiofonia!
Mi sono divertito molto e conto di divertirmi ancora, anche se in questo momento di transizione tutto è possibile.
Tu cosa speri?
Di continuare ad essere a tutti gli effetti, ancora, il “G” di Radio Blu.
In caso contrario?
Sarò sempre io, dovunque vada e qualunque cosa faccia.
Ben detto!
Detto, confermato e sottoscritto.
Alloraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!



95 – IL SEME DEL MIO SEME.

8 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Pistolini.
LE DONNE CE L’HANNO PIU’ GROSSO!
Oh, guarda guarda! Certo che la natura fa dei begli scherzetti…
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Ciao “G”! Oggi è la Festa della Donna.
Sì, e anche per essa vale il discorso già fatto sulle altre ‘feste’ che… infestano il nostro calendario.
Ma sul calendario non sta scritto.
E’ scritto sul calendario commerciale. Tanto basta, e vale più del nome di un santo.
Ma è ovvio che la Donna in questo giorno debba sentirsi più importante e abbia diritto a riconoscimenti e auguri.
Auguri!
Tutto qui?
Se è questo ciò di cui ha bisogno…
Beh, forse c’è qualcos’altro…
Direi. Tanto per cominciare i diritti che in certe parti del mondo la donna non ha.
E poi?
I doveri che in altre parti del mondo la donna non sente più di avere.
Ahi ahi! Spiegati meglio.
C’è uno sbilanciamento. Se alcune donne sono considerate poco più che animali, altre già da un po’ sembra stiano perdendo la cognizione di una femminilità che la natura ha loro assegnata.
Vuoi dire che da noi…
Proprio da noi. E a questo fenomeno si aggiunge l’infemminilimento del maschio.
Bella parola. L’hai inventata tu?
Non so, ma mi sembra efficcace.
E allora tu cosa proporresti?
La Festa dell’Equilibrio.
Che non c’è.
E non ci sarà mai. Detto questo, che mi sembrava doveroso e nel mio diritto di maschio, posso affermare che la donna è una risorsa, una ricchezza, un benessere necessario, anzi, indispensabile.
A chi, ai papponi?
Ma che dici?
Parli di risorsa, ricchezza, benessere…
Ma non in quel senso, bischerello! La donna è l’armonia della Natura, la procreatrice della bellezza, il sorriso di Dio sulla Terra, se Dio c’è.
Accidenti come sei poetico…
Forse anche un po’ patetico… Ma mi sento di definire così la donna, e non solo oggi, 8 marzo. Ogni giorno della mia vita.
Bravo. Un me l’aspettàoooo!
Ricordo ancora quando agli inizi della mia carriera radiofonica una collega, intervistandomi in diretta, mi chiese a bruciapelo che cosa fosse la donna per me.
Ti prese alla sprovvista, eh?
Del tutto. Ma ebbi un lampo di luce in testa.
Volevi dire di genio…
No, non così tanto. Ma fui illuminato e risposi: “La donna è il seme del mio seme”.
E che vuol dire?
Non devo spiegartelo. Anch’io mi chiesi a lungo cosa avessi voluto dire, poi lo capii.
Spiegalo anche a me.
No, devi arrivarci da solo. E la conclusione ti stupirà, come stupì la mia collega che non osò chiedermi altro sull’argomento, sul momento lusingata, poi illuminata anch’essa dalla mia risposta.
Stupirà anche chi legge il nostro blog?
Se vorrà soffermarcisi un attimo a riflettere… Ma soprattutto sarà il più bel regalo che un uomo potrà fare non solo alla propria donna, anche a quelle degli altri.
In che senso?
In tutti i sensi. E i sensi c’entrano, eccome! Perché le donne non appartengono a nessun uomo, ma a tutti: chi le possiede col corpo, chi col pensiero…
Ma poi?
Ma poi, alla fine delle fini… i posseduti siamo noi. E’ inutile dire ‘la mia donna’, ‘mia moglie’, ‘la mia ragazza’, ‘la mia fidanzata’, ‘la mia amante’… Basta uno sguardo, un desiderio, un odore annusato, un vestito sfiorato e…
Te la possiedono!
Apparentemente. In realtà è lei che ci possiede, e fa di noi ciò che vuole. Spesso anche ciò che non vuole. La donna è al centro dell’Universo, e lo fa girare.
A volte fa girare anche i coglioni!
Rientra nel mistero del Creato. Anche i coglioni ne fanno parte.
Quindi, W le donne!
Schiavi della donna in ogni modo (anche i gay, che donne si sentono, e le lesbiche che le donne amano), non possiamo che gridarlo forte!… (Sperando che ci sentano).




96 – BLOG SU BLOG.

10 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Pistolini.
I CAN GET NO SATISFACTION…
Toh, guarda! Il pistolino di Mick Jagger, detto Pallemosce! E il titolo della canzone più famosa dei Rolling Stones dice tutto!
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Ciao “G”! Come va?
Va. Non vedi?
Vedo. Ma dimmi di più.
Di più.
Non fare lo scemo!
Ma… di solito lo scemo lo fai tu.
E adesso lo fai tu.
Ma tanto siamo la stessa persona!
Torna il “G” saggio, ché lo scemo continuo a farlo io, dai!
E va bene. E tornando in me non posso fare a meno di registrare, dopo il recente interesse della stampa nei miei confronti, anche quello degli internauti, che, attraverso l’iniziativa di una mia ascoltatrice, Alessia di Viareggio (che non conosco nemmeno), si ritrovano in un blog.
Spiegati meglio.
La brava Alessia ha avuto l’idea di creare un blog tutto dedicato al “G”. Altri blog e siti parlano in parte anche di me, ma questo è un fatto del tutto nuovo, e non posso fare a meno di sottolinearlo.
Com’è andata?
Semplice. Mi arriva un sms che mi dice di visitare il blog perilg.blog.tiscali.it, io lo faccio e trovo che è completamente incentrato su di me, i miei programmi e il travaglio che stanno attualmente vivendo.
Bello, no?
Fantastico! E, a differenza di questo, il blog in questione si basa soprattutto sui commenti dei visitatori, che appena ne ho parlato per radio sono diventati un bel po’.
Quindi?
Quindi, scemotto, non siamo soli, e anche se per il momento i commenti vertono esclusivamente sulla restrizione che hanno subìto i miei programmi spero che gli argomenti si allarghino anche ai contenuti attuali, che non mancano.
Non a tutti capita un fatto così.
No, e questo articolo è fatto apposta per ringraziare di vero cuore tutti coloro che si danno premura di esprimere in ogni modo possibile i loro sentimenti in merito alla situazione attuale, di cui ho già parlato ampiamente in articoli precedenti.
Ti arriva molta ‘roba’?
Centinaia di sms al giorno, tante mail e telefonate… Sapevo di essere amato, ma se ce n’era bisogno sto avendone una grossa riprova.
Però sei anche odiato…
Ci mancherebbe altro! Ma certo, e con grande onore. Quello che invece mi fa un po’ male è sentire ‘fedeli’ ascoltatori dirmi che senza il ‘Sondazzo’ non mi ascolteranno più. Questi non hanno capito nulla e non mi vogliono bene. Io sono sempre io, e se si ride meno nel mio programma forse è perché è un po’ lo specchio dei tempi.
Gìà, c’è veramente poco da ridere oggi!
Il problema per questi ‘disertori’ è trovare un altro programma da sostituire al mio. Nello stesso tempo in cui mi dicono di non voler più ascoltarmi ammettono di non sapere proprio dove andare a sbattere il capo.
Beh, se lo sbattono non sarà poi un gran male.
Sì: di chi si ferma alla battutaccia o alla risata facile posso fare anche a meno.
Intanto da lunedì…
Da lunedì il mio programma sarà di due ore, dalle 12,30 alle 14,30. Ma non voglio fare del vittimismo, anzi, dimostrare che l’uomo è un animale adattabile. E il “G” è un animale-uomo.
Che farai?
Farò come alcuni prodotti che si trovano in commercio: concentrato invece che diluito.
Il problema è che tu non ti sei mai diluito.
Farò l’ultraconcentrato.
Una specie di orgasmo…
Esatto. Godi popolo!
Aaahhhhh… Sì… Così… Dai…
Scemo!
Più scemo!




97 – ANGELI DELL’ETERE.
13 Marzo 2007


L’IMMAGINE.
Sensualità.
MOANA POZZI.
Come una pornostar può anche essere più sensuale che porca…
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Ciao “G”!
Ciao fratello mio.
Che periodo!
A chi lo dici!
Mi ricorda un altro periodo di tanti anni fa…
So a cosa ti riferisci. Se ne trovano tracce nel mio – nostro – secondo libro.
La faccenda degli ‘Angeli dell’Etere’. Come dimenticarla?
Molti non ne sanno niente, o perché non hanno vissuto quei tempi eroici, o perché il libro non l’hanno letto.
E allora che aspetti a rinfrescare la memoria agli immemori?
Perché no?

Da: ‘Cazzate Galattiche’. Pagg. 88/93 (con vari omissis).

SCHERZO DA PRETE.

‘… approdato alla direzione artistica della mia prima emittente radiofonica… mi ero buttato a capofitto nel lavoro. Avevo ottenuto carta bianca,e su quella carta scrissi, mosso da un entusiasmo che non mi ha ancora abbandonato, le prime gloriose pagine del ‘mio’ fare Radio.
Sceglievo i collaboratori che ritenevo più validi, selezionavo le proposte, stendevo palinsesti ricchissimi di programmi (arrivai ad attuarne 40 diversi al giorno, con pochissima musica e moltissima anima), e soprattutto mi adoperavo per formare un ambiente compatto, omogeneo nell’eterogeneità dei caratteri, una squadra vincente ben oliata nei suoi ingranaggi formati – e questo era il mio primo pensiero – da esseri umani e non da componenti meccanici.
… Malgrado il superlavoro sottopagato (ma non sono stato mai superpagato, né i soldi hanno mai costituito per me l’obbiettivo massimo) ero contentissimo e incredulo delle mie scoperte capacità… Ma le supposte prima o poi vengono al culo, come diceva un po’ troppo spesso il mio medico di famiglia, e qualcosa non poteva non andare storta.
La vera mela marcia, bacata e puzzolente, purtroppo inespellibile, altri non era che… il proprietario dell’emittente.
La carta bianca di cui parlavo prima divenne marrone. Merda! Improvvisamente non si poté più fare questo, più fare quello o quell’altro.
… il naccheroide era geloso marcio (come la mela) del mio ottimo rapporto con i ‘suoi’ dipendenti, schiumava per avermi dato tanto potere che io usavo così bene. Insomma, ero troppo intelligente… troppo poco portato a leccare culi merdosi come il suo.
… Il conflitto si era fatto verbalmente violento e il confronto aspro e insostenibile.
… Decisi il gran rifiuto… Ecco come andò.
Riunii per prima cosa il mio affiatatissimo staff per comunicargli la decisione presa. Mi mostrai convinto che i ragazzi avrebbero potuto farcela anche senza di me… Meno convinti apparivano loro. Il mio piccolo gregge stava smarrendosi. Ma che potevo farci?
Le mie dimissioni intanto furono accolte come una vittoria da parte del signor Pirro, che certo non poteva aspettarsi quello che seguì.
A mia insaputa i ragazzi dell’emittente si riunirono e presero all’unanimità l’eroica decisione di lasciare la Radio insieme a me in segno di solidarietà.
… Venticinque persone con addosso la ‘febbre’ del microfono che, credetemi, è un male inguaribile, senza alcuna prospettiva per il futuro, mossa unicamente da un attaccamento non solo a me, ma anche ai valori dell’Amicizia, della Coerenza, della Lealtà, si staccavano dall’esperienza più bella della loro vita… solo in nome di un pricipio.
… Quando mi comunicarono la loro decisione tentai di dissuaderli, ringraziandoli con le lacrime agli occhi. Risposero che ormai non c’era niente da fare, che senza di me non potevano continuare e che tutto era già irrevocabilmente deciso. Anche dai loro occhi, che sembravano più grandi, spuntavano lucide lacrime.
Eravamo un po’ tutti masochisticamente consapevoli di stare scrivendo una pagina epica della storia personale di ognuno di noi. Ne presi atto e strinsi venticinque calde mani. Era arrivato il momento di agire.
La data stabilita per l”Operazione X’ era il 18 Marzo, giorno del mio compleanno, scelta appositamente per dare ancora più significato all’azione.
Quella mattina, per la prima volta dopo un anno e mezzo, me ne ero rimasto a casa con la disperazione nell’anima, il telefono staccato e l’apparecchio radio spento accanto.
… Non potevo più aspettare. Accesi la radio. Fu come se avessi acceso la mia vita.
Quello che sentii mi afferrò prima allo stomaco poi alla gola.
Un nastro continuo, di quelli che si ripetono automaticamente senza sosta ogni tre minuti, stava elencando tutti i nostri nomi, con un addio agli ascoltatori…
La cosa mi toccò talmente da lasciarmi imbambolato ad ascoltarlo per almeno un quarto d’ora. Non si fermava mai, scivolava via nell’etere come un uccello libero e felice portato dal vento, e io con lui. Stavo volando.
… I miei eroi avevano inserito l’endless tape e lasciato sul mixer dello studio di trasmissione una lettera indirizzata al proprietario dell’emittente in cui spiegavano le ragioni della defezione in massa.
Allo scopo di assistere alle reazioni del poveretto, uno di loro era rimasto in zona pronto a riferire a me e agli altri il susseguirsi degli avvenimenti.
… Guarda cos’ero riuscito a costruire. E cos’ero riuscito a distruggere!
I minuti, le mezz’ore, le ore passavano e quelli che sentivo uscire dall’apparecchio erano sempre e ancora i nostri nomi e i saluti definitivi. M’immaginavo i telefoni squillare a vuoto nella vuota grande villa dominante una Firenze un po’ più vuota senza i nostri programmi. I tanti ascoltatori che sconcertati cercavano ulteriori spiegazioni da una segretaria che non c’era più…
Fu solo nella tarda mattinata che bruscamente tutto s’interruppe, senza che seguisse alcun suono. Cos’era successo?
Il nostro infiltrato riferì che a una certa ora, a bordo della sua rossa Ferrari, che peraltro non era neanche in grado di guidare, era arrivato ‘schiumante’ il capo, orami diventato… la coda. Aveva fatto irruzione nello studio e letto la lettera. Ciò che seguì fu apocalittico.
L’ancor giovane ma già strapelato ometto si scatenò in un’orgia di violenza non solo verbale.
Bestemmiando Dio a la Madonna a cui da buon (demo)cristiano si diceva molto devoto, si mise a spaccare tutto quello che trovava, riducendo il povero studio a una discarica abusiva con annesso campo-nomadi.
Il nastro che era in onda quasi se lo mangiò, la lettera finì in mille pezzi. Registratori spaccati, dischi volanti, microfoni sbattuti nel muro… Un uragano!
In seguito la nostra ‘vittima’ (in realtà vittima di se stesso) tentò di far sopravvivere il suo straccio di emittente, prima chiamando presunti ‘veri professionisti’ dell’FM e strapagandoli, poi, visto il prevedibile fallimento dell’operazione, trasformandola in una delle tante ‘vomitamusica’ che servono tutt’al più a rompere anonimamente i coglioni in sottofondo.
In breve tempo quella che fu la mia prima Radio morì per mancanza di motivazioni, sponsor, ascoltatori e… “G”!
Amen
Ripensando a quello scherzo feroce che costò un’emittente rivedo le facce ormai perdute dei miei 25 Angeli dell’Etere, e mi chiedo se abbiano mai rimpianto il loro gesto. Io credo di no.
La vita raramente offre buone occasioni per poter dimostrare a se stessi di essere Uomini e Donne veramente degni di un passaggio su questa Terra.
Grazie, amici, per il più bel regalo di compleanno che abbia mai ricevuto… e per il più bello ‘scherzo da prete’ che abbia mai conosciuto!’.

Il testo di cui sopra appariva nel 1996 e si riferiva a fatti avvenuti nel 1979.
Ganzifero, però, “G”!
Sì, e irripetibile. I tempi sono cambiati e nessuno lascerebbe più un qualsiasi lavoro, nemmeno il più squallido, per solidarietà. Ma a me è successo.
Commovente. Ma che ha a che fare con l’oggi?
Beh, oggi, trovandomi (dopo tanti anni di fedeltà a una singola emittente a cui ho dato tutto) nelle note difficoltà, ho come ritrovato i miei Angeli dell’Etere, solo che non si tratta più dei colleghi, ma degli ascoltatori. E mi stupisco come allora.
La storia si ripete…
Non proprio. Ci sono evidenti differenze. Per esempio alle limitazioni ricevute non ho risposto andandomene, ma restando, tenendo duro e cercando di dare ugualmente il massimo, senza troppo compiangermi.
E perché questo?
Proprio per loro, gli ascoltatori, oltre che per me e per la Radio (Blu) che amo.
E loro?
Mi stanno ripagando in una maniera splendida. E senza che io in alcun modo li abbia ‘sobillati’.
Già. Gli infiniti sms, le mail, le telefonate, il blog nato per te…
E ci tengo a ribadire: io non ho alcuna parte in tutto questo. Leggo delle cose anche estreme su quel blog. Si sappia che sono tutte estranee al mio volere, ma proprio per questo hanno più valore. E le apprezzo.
Insomma, tu chi sei per favorire anche in questi tempi aridi tanto fiorire di valori?
Non so, forse un costruttore di mondi.
Bella immagine. Ma i tuoi mondi prima o poi si sfaldano.
Come tutti, prima o poi. Ma è proprio in queste occasioni che mi rendo conto di quanto siano belli e vivibili, e mi sembra impossibile che sia stato io a crearli. Ma poi devo arrendermi all’evidenza. Nel piccolo o nel grande, nei rapporti pubblici o in quelli privati, i miei sono tutti mondi in cui vivere a quanto pare è bello, anche se spesso si scontrano con la realtà.
‘Quando i mondi si scontrano’…
Discreto film di fantascienza degli Anni Cinquanta. Ma la vita non è un film (già sentita anche questa…).
E gli Angeli dell’Etere esistono ancora.
Grazie a Dio.
O… grazie a te?
No, grazie a LORO!




98 – UNA VOLTA ALL’ANNO.
16 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Sensualità.
NIKOLE KIDMAN.
Il suo cognome significa ‘uomo-bambino’, e il suo corpo per sempre acerbo conserva la sensualità dei primi approcci sessuali. Da Oscar!
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Ciao “G”! Ci siamo, eh?
A cosa?
Come a cosa? Al passaggio da un’età all’altra.
Oh, beh, tutt’al più da un anno a un altro.
Sì, ma tra poco ci sarà un nuovo numero che ti contraddistinguerà.
Solo se dovrò dichiarare le mie intere generalità. In caso contrario resterò quel ‘kidman’ di sempre.
Allora non è causale stavolta l’immagine!
Non proprio. Mi sono fatto un regalino. Perché, non si può?
Sì, sì, e se permetti lo gradisco anch’io.
Però se guardi la data di questo post ancora non ci siamo.
Oh, insomma, mancano due giorni…
Ma io non ho tanta fretta.
Dai, sei tu che hai detto del tempo che è inesorabile, indifferente e insensibile, e di noi che inutilmente mettiamo barriere di giorni, mesi, anni e ricorrenze per tentare disperatamente di fermarlo, senza peraltro riuscirici.
Sì, sono io che ho espresso questo elementare concetto.
E allora che te ne frega del compleanno?
Hai ragione. Però c’è un altro aspetto che forse vale la pena di prendere in considerazione: il calore degli altri.
Cioè?
Siamo d’accordo che una data non conti nulla, che sia solo un maldestro tentativo di misurare l’immisurabile, ma una cosetta non da poco in fondo la misura: l’affetto di chi ti circonda.
Eh già: nel giorno del compleanno lo senti, se c’è, anche se spesso deriva solo da un comportamento di maniera.
Te ne accorgi. Sei capace di separare le convenzioni dalle convinzioni, se lo vuoi.
Purtroppo c’è tanta gente che non riceve auguri, regali, baci e abbracci in quel giorno, e ci resta male.
Lo so. Sono quelli che mi chiedono di far loro gli auguri per radio perché nessuno glieli fa. E io glieli faccio col cuore, più che a chiunque altro.
Poi ci sono i “G”…
Sì, tutti gli anni, da 24 a questa parte, ho ricevuto più attestati di riconoscenza di quanti me ne sia sempre aspettati. Il giorno del mio compleanno è un bel pretesto per ringraziare, con gli auguri, uno che per un anno intero ha alleviato qualche vita. E anche i giorni precedenti e seguenti non sono da meno. Ogni anno mi aspetto un calo di calore umano e invece devo felicemente ricredermi.
Vuol dire che il calore l’hai dato tu per primo. La gente non fa niente per niente.
Vero. Ma sta bene così. Nessun debito. E io non ne ho.
Poi quest’anno…
Beh, c’è un calore tutto speciale, e tutti sanno perché. Non intendo entrare qui nell’argomento. Ma la serata di domani ne sarà in questo senso la prova palpabile.
E’ un caso che sia proprio domani?
Sì. E’ capitata pari pari nel giorno giusto. Potrò festeggiare con una rappresentanza di ascoltatori il passaggio da un’età all’altra, che avverrà esattamente alle 1,30 di domenica. A quell’ora credo che sarò ancora là. E anche loro. Alcuni, almeno.
Che bello! Ci sarò anch’io!
Ma va’!… E cosa mi regalerai?
‘Il Sondazzo’.
Oh, grazie!
Ecco, lo vedi che i compleanni ti piacciono?
Per quel lato che ti ho detto, sì. Poi via, subito al lavoro: un anno intero dedicato agli altri per meritarmi un’altra festa tra un anno esatto.
Quando cominci?
Non ho mai smesso.
Neanch’io.
E allora dai ché ce la facciamo!




99 – W I PAPA’ (MA SOPRATTUTTO I BABBI)!

19 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Sensualità.
GLORIA GUIDA.
Avevo davanti a me varie immagini di questa sensuale diva degli Anni Settanta, e due di esse in particolare: una di profilo, nuda e maledettamente sinuosa nel punto forte della sua fisicità: i glutei. L’altra, quella che vedete, più lanGUIDA. Ho PENato molto nella difficile scelta, poi ho optato per la finta addormentata, apparentamente colta nel sonno tra le erbette del mattino. Sensuale abbestia, perché completa del connubio più invitante: pelo ed erba. Ma non da fumare!
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Ciao “G”!
Ciao babbo!
Non sono tuo padre!
E come no? Mi hai creato tu, o sbaglio?
Sì, ma sono sempre io!
Perché, un figlio non è forse parte staccata del proprio genitore?
Oh, beh, in un certo senso sì. Ma noi due abbiamo la stessa età e siamo perfettamente uguali.
Tranne…
Tranne per il fatto che io sono il saggio e tu lo scemo.
Ecco! Ti sembra giusto dire così a un ‘figlio’ nel giorno della Festa del Papà? Volevo farti un regalino, e invece nulla!
Intanto cominciamo a specificare: niente ‘papà’ ma ‘babbo’. Almeno da noi si dice così.
Ma tutti dicono ‘papà’ quando si parla della sua festa.
E chi se ne frega? E poi lo sai cosa penso io delle ‘feste’.
Sì, però esiste, e tutti vi si adeguano.
Tutti non siamo noi. Oltretutto come festa è tra quelle in tono decisamente minore.
Questo è vero.
La Festa della Mamma è più sentita, quella della Donna anche…
E il pover’uomo, che non ha una Festa dell’Uomo, ma solo del Papà, se la vede anche deprezzare e passare praticamente inosservata.
Sarà forse perché è S. Giuseppe?
Eh, anche questo concorre. Vuoi mettere Giuseppe con Maria? Lui non era che un semplice carpentiere.
Ma non era un falegname?
No, guarda, è un po’ la stessa storia di Geppetto, che tutti chiamano falegname e invece è un intagliatore di legno.
Allora le seghe non c’entrano niente?
Quelle c’entrano sempre. Il povero Giuseppe poi, impossibilitato ad espletare le proprie funzioni sessuali doveva farne ampio uso.
Ed ecco come vengono trattati i babbi nel giorno della loro festa!
Certo poteva essere scelto un altro santo.
Quale?
S. Tommaso, per esempio.
Quello che se non toccava con mano non credeva?
Ecco, lui almeno toccava.
Effettivamente. Molti, scherzando, chiamano la Festa del Papà ‘Festa dei Becchi’. Il buon Giuseppe però, anche se il figlio non era suo, non si può dire un cornuto. Il padre era lo Spirito Santo.
In forma di uccello.
Ah! E in questo tu vedi un’allusione?
Chissà… I libri sacri secondo me pullulano di immagini allegoriche…
Tipo la storia di Adamo ed Eva?
Quella ne è il prototipo.
E tu dici…
Io non dico.
Ma ipotizzi…
Non ipotizzo.
Lasci intendere…
Oh, basta! Cerchiamo di onorare il Padre insieme alla Madre. E i figli facciamoli essere, oltre che ‘mammoni’, anche un po’ ‘babboni’.
Questa non l’ho mai sentita dire.
Come volevasi dimostrare.
Allora spezziamo una lancia…
No, l’immagine è castrante.
Spezziamo una vulva…
Meglio.
Sfracelliamo una topa…
Esagerato! Quella serve, non deterioriamola. Insomma, in ogni giorno dell’anno, figli, cercate di apprezzare vostro padre, perché poi quando lo perdete sono dolori, più di quanto pensiate.
Sì, babbino mio!
E smettila! Figlio degenere! Ricordati che quando mi perderai perderai anche te stesso.
Lunga vita al papà!
Ma soprattutto al BABBO!




100 – I MIRACOLI DI SAN "G".

21 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Sensualità.
BARBARA D’URSO.
Ed eccola qua, la Barbara ne’ su’ cenci. Il che significa, per i non Toscani, quando era al meglio. “Sempre più in alto!”, indicano i suoi arditi capezzoli, quasi un invito ai maschi ad erigere il loro obelisco in onore di tanta sensualità. Invito raccolto.
—————————————————

Ciao “G”. Cos’è quest’aria di santità che ti dai nel titolo?
Oh, sai, siamo al centesimo articolo, volevo in qualche modo festeggiare.
Adesso spiegati, però.
In realtà non è un festeggiamento quello a cui mi accingo, ma tutt’altro. E il San “G” è ovviamente ironico.
Dunque?
Dunque mi riferisco al mio attuale orario di trasmissione, due ore, che incessantemente riceve commenti non proprio entusiastici da parte degli affezionati ascoltatori.
Per forza: erano abituati a ‘goderti’ per quattro ore al giorno da 24 anni!
Io li capisco, e non gioisco. Ma se tanto è l’affetto che sento intorno a me (un flusso infinito, che sembra non voler cessare, di sms, mail, telefonate, blog dedicati, progetti di iniziative…), molta è anche la delusione che avverto: il programma non è più lo stesso, manca qualcosa, ecc.
Questo è vero…
Certo: manca il tempo. Manca anche – e questo risulta decisivo – il ‘Sondazzo’. Insomma, l’ascoltatore del “G” non si diverte più come una volta. Qualcuno abbandona.
E ti sembra giusto?
No: chi abbandona evidentemente era legato solo alla risata facile, e io che ho fatto tanto per nobilitare non solo gli ‘scherzi telefonici’ ma anche tutti gli altri spazi di riflessione, informazione, opinione, satira spontanea, cultura, non posso essere troppo attaccato a gente simile, che prima prende quello che le pare, e pure gratis, e dopo è pronta a girarti le spalle nel momento in cui ti trovi in difficoltà.
Cosa ti dicono tali individui?
Mi dicono: “G”, un tu sai più di nulla… Mi dispiace, ma cambio stazione… Senza il Sondazzo la tua trasmissione non mi piace più…
Cattivi, però.
Stupidi soprattutto. Perché non hanno capito un cazzo. Lo so da me che se n’è andata una parte importante dello spirito toscano, e che, come mi ha detto qualcuno, la Toscana adesso è più povera (uno di Parma, per l’esattezza), ne sono consapevole. Si ride molto meno, forse non si ride affatto. Ma io non sono mai stato, non sono e non sarò mai un comico. Il mio pregio maggiore, se ce l’ho, è quello di costruire dei mondi in ognuno dei quali chi ascolta (o chi legge, perché faccio anche lo scrittore) possa trovarsi come a casa propria. E questo sto facendo ancora, malgrado tutto.
Sono i ‘miracoli’ a cui alludevi?
Per l’appunto. Ti faccio un prospettino: ho due ore a disposizione, dalle 12,30 alle 14,30. Ma credi che siano veramente due ore?
Eh, no. E’ evidente.
Vedi? Se togliamo un quarto d’ora abbondante di ‘sport’ (e mi permetto di metterlo tra due apici), almeno quattro interminabili intervalli pubblicitari, qualche canzone che ovviamente va passata, sai quanto mi resta di trasmissione effettiva?
Dimmelo tu.
A dir molto un’ora e dieci.
E ti lamenti? Poteva andar peggio!
Prendi per il culo? Ma in un certo senso hai ragione: manca ancora l’inserimento di notiziari e non so che altro.
Beh, ti resta sempre un’oretta…
Sì, prendi per il culo!
Lo ammetto.
Va bene: ma qui scattano i miracoli.
Alleluja!
In questo tempo ristretto io riesco a portare in fondo almeno tre programmi di un certo spessore.
Ma davvero?
Dai, smettila! Tu sei coinvolto come me.
Lo so, lo so, facevo per sdrammatizzare…
Non si può. Un dramma deve restare tale. Sennò non si gode. Perché si gode anche nelle difficoltà, sai?
So, so… OK. Racconta.
All’inizio, slalomando tra la pubblicità, faccio il ‘”G” contro tutti’, un momento di impeto telefonico in cui chiamo in tutta Italia per chiarirmi le idee su fatti e problemi, controsensi e furbate. Gli ascoltatori partecipano in veste di segnalatori. Funziona.
Poi?
Poi, dopo un lungo intervallo che ai miei ascoltatori resta alquanto indigesto (tanto che molti cambiano a quel punto), inizio il mio ‘Puzzo di stampa’, glorioso programma che dal 1984 segue l’attualità attraverso la lettura dei giornali fatta in modo estemporaneo e satirico. Funziona.
E dopo?
A questo punto siamo arrivati, sempre slalomando, all’ultima mezz’ora. Allora mi vengono dei dubbi.
Anche a me…
No, intendo dire che, non contento, metto in moto un altro programma: ‘I dubbi del “G”‘, in cui con tre telefonate al nord, al centro e al sud dell’Italia, cerco di farmeli passare. Funziona.
Funziona tutto. Allora cos’è che non funziona?
Il confronto con prima. Quattro ore lasciate al mio più libero utilizzo, col ‘Sondazzo’ sia in diretta che in replica e tempo per tirare fuori l’anima del “G”, che adesso è compressa in un veloce excursus che sembra il campionario di una merce che non si riesce a comprare.
Però…
Però, malgrado tutto, il buon San “G” riesce ancora a fare miracoli. Anzi, ora più di prima: compresso nel tempo e nella libertà espressiva solo miracoli può fare.
San “G”, fammi la grazia…
Che vuoi, o peccatore?
Ridammi il ‘Sondazzo’ e le tue quattro ore…
No, figliolo, tu hai peccato e devi espiare. Devi soffrire. Prendi quello che ti do, perché, credi, è veramente il massimo che posso. Il mio impegno è totale, nessun altro potrebbe darti di più nelle condizioni attuali.
Ma…
Niente ma e niente se. Questo è lo specchio dei tempi. Vuoi vivere o morire?
Vivere, San “G”!
E allora accontentati.
Ma perderai ascoltatori…
Quelli bacati li ho già persi. Quelli sani ci sono ancora, e finché ci sarò io ci saranno sempre, e sono tantissimi.
Ma ascoltano solo te. Te lo testimoniano in ogni modo. E la radio? Non perderà ascolto?
In questo non voglio entrare. Sono fatti dell’emittente. Ognuno è libero di scegliersi il tipo e la quantità di audience, se essere uguale o diverso dagli altri. Non posso garantire per il resto della programmazione. Io bado al mio, di ascolti, che è ancora solido. E stavolta è tutto intelligente. E’ il mio contributo a Radio Blu. Un momento di non-banalità. Non è poco, oggi.
Ed è gradito ai vertici?
Non so. Spero, visto l’impegno. In ogni caso non potrei mai fare lo scemo, nemmeno volendo.
Un miracolo!
Sì, sfotti, tu! Ma scherzando hai detto la pura verità.
Parola del Signore…
Ite, missa est.




101 – LA MAGIA DELLE AMMONITI.

23 Marzo 2007




L’IMMAGINE.
Sensualità.
JEAN HARLOW.
Prima di Marilyn c’era lei. Una bionda diva morta giovane e disperata. La sua sensualità non aveva bisogno di pelle, le bastava ricoprirsi di lucenti vestiti che mostrassero meglio del nudo il suo corpo intuìto e invitante. La sua epoca quella dei ‘telefoni bianchi’, il suo mito quasi ormai morto con lei. Ma ci dimostra che la sensualità non è solo facile esposizione di superfici porose. Sensualità è essenzialmente e soprattutto un fatto di classe.
—————————————————-

Ciao “G”!
Ciao bestiolina!
Perché mi chiami così?
Così…
OK, mi sta bene. Di che si parla oggi?
Di ammoniti.
Vuoi dire quelle persone che ricevono un’ammonizione?
Tutt’altro.
Niente cartellino giallo?
Niente. Rosso per te se continui a fare il finto tonto.
E allora vuota il sacco.
Bene, dentro questo sacco ci sono delle ammoniti. Le vedi?
No.
Devi dire di sì.
Allora sì, le vedo.
Oh, ecco! Di che si tratta?
Sei tu che devi parlarmene, non ti sembra? Le hai portate tu.
Prendi questa.
Accidenti, ma è pesante (pesa nulla, faccio finta).
Ma non dirlo!
Già, come in certi programmi televisivi dove è tutto falso e vogliono farlo sembrare vero.
No, questa è esplicitamente una commedia, e tu hai la parte della spalla. Quello che c’è di falso è falso dichiarato. Non c’è bisogno di specificarlo.
Va bene, me la metto sulla spalla.
Fai come ti pare. Ma io volevo seriamente parlare di questi animali vissuti 500.000.000 di anni fa.
Leggo bene? Cinquecento milioni?
Hai letto benissimo.
Vecchiotti!
Abbastanza. Di noi tra 500 milioni di anni non resterà nulla, ma le ammoniti ci saranno ancora. Fossili.
Mi hai incuriosito, alla fine. Parlamene.
Oh, semplice, questi splendidi animali si portavano dietro una bella conchiglia fatta a spirale, come ce ne sono ancora in natura. Ma le ammoniti erano speciali, perfette, uniche, sebbene ne esistessero miriadi di tipi.
Se ne trovano?
Assai. Spesso però di misura piccola, a volte piccolissima. Ma le più grandi, misuranti da mezzo metro a due metri di diametro, dovevano essere vere padrone dei mari.
Affascinante. Ma come si sono estinte?
E come si sono estinti i dinosauri?
Non si sa esattamente.
Così per le ammoniti. Ma io sono convinto che siano esistite per lasciarci un profondo messaggio cosmico.
Ma va’!
Prova a guardarne una, intensamente, in silenzio, e concentrati sul concetto di Universo.
Sì, ci provo…
Scivola sulla sua superficie seguendone la perfetta spirale.
Dal centro o dall’esterno?
Se vuoi creare dal centro, se vuoi distruggere dall’esterno.
Creare o distruggere cosa?
L’Infinito. Il centro raffigura il nucleo primigenio, che dopo il big-bang si è espanso secondo un ordine celeste raffigurato dalla spirale.
Creo e distruggo.
Forse meglio dire contraggo.
Rilascio e contraggo, rilascio e contraggo…
Bravo, proprio così. Ritmo vitale.
Stupefacente. Ma te le ha insegnate qualcuno queste cose?
No, me le penso da me.
Accidenti! Rilascio e contraggo… Rilascio e contraggo…
Come va?
Mi sento meglio.
Vedi? L’universo ti è entrato dentro.
E’ questo il messaggio dell’ammonite?
Forse. Forse è proprio un messaggio che dobbiamo ancora decrittare. Un codice perfetto e semplice, che noi non siamo ancora riusciti a decifrare.
Siamo complicati, noi.
Noi imperfetti e le ammoniti perfette. Lì c’è il segreto.
Fantastico! Mi hai convinto. Mi darò allo studio delle spirali.
Di che tipo?
Tutte, persino quelle anticoncezionali.
Lo sapevo! Sei sempre lo stesso.
Dai, scherzavo. Ma piuttosto, perché si chiamano ammoniti?
Prendono il nome dal dio Ammon, che veniva raffigurato con delle corna rotonde e a spirale.
Ma guarda…
E lo sai che anticamente quando rinvenivano questi fossili credevano fossero serpenti arrotolati?
Che stupidi!
No, solo figli del loro tempo. In un’antica chiesa francese ho visto un’ammonite appesa al muro in rappresentazione di un serpente, appunto. Ancora vive la leggenda.
Che splendidi animali, le ammoniti!
E in generale gli animali estinti. E’ bellissimo trovarli e salvarli dagli antichi mari pietrificati.
Molto meglio che andare a caccia!
Proprio! Io tante volte l’ho detto alla radio: perché divertirsi ad uccidere gli animali, quando ce ne sono tanti già morti che non chiedono altro che di essere raccolti?
E non puzzano nemmeno.
E ti migliorano la vita.
E hanno anche un valore.
Sì, certi fossili valgono un sacco di soldi.
Ma tu ne hai di ammoniti?
Qualcuna.
E la più grossa?
54 cm. di diametro.
Però!
Una bella bestia. E sta insegnandomi tante cose.
Quali?
Te le dirò un’altra volta.
Ci conto.
Come io ho contato le ‘costolette’ parallele della mia ammonite.
Che sono?
200.
‘Aspita!
A spirale!
Augh!




102 – IO E GLI ALTRI… ANZI… GLI ALTRI E ME.

27 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Sensualità.
SANDRA BULLOCK.
Ecco come una ragazza non più che carina (oltre che simpatica attrice) riesce ad assumere il ruolo di sensuale ammaliatrice, combinando testa e culo, in una posa dall’insolita perfezione formale che fa sorgere nell’ammaliato il dubbio atroce: “Mi piazzo davanti o dietro?”.
Da nessuna parte, caro. E’ solo una foto! E pure un ‘fake’. O no?
—————————————————-

Ciao “G”!
Ciao ciao.
Ti vedo sorridente sotto i baffi…
Che non ho. Ma in un certo senso hai ragione.
Ho visto giusto, allora! A questo punto mi spieghi perché.
Stavo riflettendo su me e gli altri.
Gli altri chi?
Gli altri come me.
Che sarebbero?
Quelli che lavorano in radio.
Colleghi, allora.
Diciamo così.
Che hai da dire di loro?
Domanda errata. Prova a rigirarla.
Che hanno loro da dire di te?
Oh, ecco. Ci siamo. Perché io non ho mai avuto niente da dire (pubblicamente) di nessuno, e se l’ho avuto me lo sono sempre tenuto per me, soprattutto non facendo mai nomi se non per parlarne bene.
Beh, beh… Suvvia, non mi sembra… Ti ho sentito criticare Fiorello, e il Trio Medusa… Ci hai fatto anche un articolo qui su quei tre…
Un momento: quando i personaggi assumono una dimensione nazionale rientrano largamente nei criticabili. Lo sai qual è il mio concetto di satira: mai abbattere i ‘nuovi’ (vedi i giovani di Sanremo, ad esempio), ma nel momento in cui diventano famosi, sì, si può sparare.
E allora a chi ti riferivi, prima?
A chi, come me, fa sentire la propria voce a livello locale. Quelli che mi conoscono e che quasi sempre anch’io conosco.
Quasi?
Sì. Nei lunghi anni della mia carriera radiofonica ho avuto da questi signori gioie e dolori, ma se le gioie erano vere i dolori si sono sempre tramutati in sorrisini sotto i baffi…
Che ti dicevo io? E adesso spara!
OK. Cominciamo delle gioie. Ne ho già accennato in altro articolo. Varie volte io sono stato intervistato con ammirazione, come un vero VIP, da colleghi di altre radio, gente che spesso non conoscevo. Sono stato anche fisicamente ospite in alcune emittenti, accolto come un re, ma più spesso le interviste erano telefoniche. O dovrei dire ‘sono’, perché ne ho avute un paio anche molto recentemente. Questo fatto mi ha sempre inorgoglito, sapendo quanto il mondo delle radio covi invidie, rivalità e rancori. Questi bravi ragazzi sono capaci di superarli quando si tratta di me.
Bello. Ma c’è dell’altro, vero?
C’è, c’è… L’altro versante della montagna ospita gli invidiosi, i rivali, i rancorosi. Quelli che in diretta o comunque pubblicamente si esprimono in modo negativo su di me.
Perché lo fanno?
Li ho già definiti. Sai, per me gli ascoltatori possono dire tutto ciò che vogliono, anche mettermi in croce. Io magari se mi va rispondo, e spesso mi sono avvalso del microfono per tacitarli. Ma riconosco loro ogni diritto di critica, positiva o negativa. Invece ci sono alcuni ‘addetti ai lavori’, che diritto non ne avrebbero, ma se lo prendono lo stesso. E il mio ‘risolino’ aumenta.
Come? Ti denigrano e tu ridi?
Sì, perché loro ancora più di quelli che mi intervistano reverenti rendono il “G” importante. Pensa, io non parlo mai di loro, e loro invece parlano di me. Qualcuno anche spesso, e dicendo le cose peggiori.
Ma perché tu non ne parli mai?
Io parlo solo delle persone di rilievo, magari satireggiando, ma anche riconoscendone i meriti, quando ne hanno.
Quindi…
Quindi, se io parlo solo delle persone di rilievo e questi naccherini parlano di me, io per loro sono una persona di rilevo, e loro per me nessuno, dato che non ne parlo.
Ho capito! Giusto! Ma perché non mi fai qualche esempio?
Oh, ce ne sarebbero tanti… Si va da quello che in diretta risponde su di me a una telefonata: “Il “G” dovrebbero denunciarlo!” a quell’emittente che si rifiuta di passare una pubblicità (spot commissionatomi dalla Provincia di Firenze) perché c’è la mia voce. E la Provincia s’incazza. Ma non con me. Si va da… ma perché dovrei dirti tutte queste cose?
Ma di’ quello che vuoi, tanto non farai nomi, vero?
Assolutamente no! Che dire del poveretto che incessantemente sputa veleno su di me al microfono della sua radiolina raccontando fatti del tutto inventati?
Quali?
Io secondo lui avrei una moglie che ho trovato un giorno arrivando alla radio mentre scopava con un altro. Da quel momento avrei perso la testa, e mi sarei messo a rompere i coglioni alle vecchiette per telefono. Ma non basta: quelli che ascoltano me sarebbero tutti cretini. E poi: i due Pegasi che ho vinto per il miglior programma della Toscana me li sarei comprati. Io, la vergogna delle radio! E “G” qua e “G” là… Ho delle registrazioni che ascoltatori mi hanno gentilmente fornito.
Potresti denunciarlo.
Già, potrei, ma preferisco sorridere sotto i baffi. Per ora.
Ma nella tua stessa radio nessuno ha mai…
Qui taccio, per davvero.
Per deontologia?
Forse.
Ma dovrebbe valere per tutti, no?
Io so che vale per me. E’ una questione di…
Stile!
Ehi, come hai fatto a capirlo?
Boh, chissà…
Sei un fottuto figlio di puttana!
Oh, non offendere tua madre!
Ah, già!
Insomma, tu ci godi a sentirti criticare, vero?
E’ la misura di importanza che questo mi dà a farmi godere. Chi parla di me accende focolai, snida vespai… Io mi lascio accendere e snidare, lasciando gli altri spenti e chiusi nel nido.
Poverini…
Non è colpa mia.
E dai con quel risolino…
Che posso farci?
Fatti crescere almeno i baffi!
No, poi buco le donne.
Perché, non ti va di bucarle?
Non certo con i baffi! Addio nini!
Ciao “G”, e che Dio ti mantenga sempre così!
Eh eh eh… (risolino sotto i baffi virtuali).




103 – LA BENEDIZIONE DELLE CASE.

30 Marzo 2007



L’IMMAGINE.
Mi spoglio e canto…
LOREDANA BERTE’.
Guardala com’era. Confermo tutto. L’ho vista da molto vicino…
Alloraaaaaaaaaaaa!!!
————————————————-

Ciao “G”!
Ciao testone!
Per qual intento mi apostrofi tu in tal guisa?
Oh, che parlar d’un tempo!
Allora: perché ttu mm’ha’ daho di’ ttestone?
Perché ancora non te l’avevo mai detto.
Ah, e ti sembra una buona ragione?
Ottima. E poi non farla tanto lunga, non voglio litigare con te. Sono stato benedetto.
Eh, caro “G”, ne avevi proprio bisogno!
Già! Sai, ogni anno viene il prete per la benedizione delle case. Ma non è più come una volta.
E com’era una volta?
Era un avvenimento, si ripuliva tutta la casa, insomma, si prendeva a pretesto la benedizione per fare le cosiddette ‘pulizie di Pasqua’. Un po’ come il non mangiar carne il venerdì, che serviva a uno scopo prevalentemente salutare (e a far vendere un po’ di pesce ai pesciaioli). Il prete era atteso da tutta la strada, e i bambini venivano mandati sull’uscio ad avvistarlo. “Ecco, è arrivato ai villini!”. “Ora è al portone prima del nostro!”. I villini erano quelli dei ricchi. Io stavo in una casa popolare, ed ero uno di quei bambini.
Ma dev’essere stato molto tempo fa…
Molto. E l’abisso non è solo temporale. Prima il prete era accompagnato da due chierichetti, tutti in ‘alta uniforme’, e c’aveva persino l’incenso. Oggi il poveretto va in giro da solo, un po’ sperso, con un quartino d’acqua benedetta e un piccolo aspersorio, attendendosi che un sacco di persone non gli apra nemmeno la porta.
Col tempo i tempi sono cambiati.
Ma non so se in meglio o in peggio. Io ritengo in peggio. Anche se la Chiesa ha costituito per troppo tempo una cortina fumogena attraverso la quale era difficile vedere la realtà, questo ‘inaridimento’ spirituale, questa indifferenza, questo non stupirsi né entusiasmarsi più di nulla fa un po’ paura.
In effetti…
Si è perso il candore, si diffida di tutti, si impreca contro i soldi che scarseggiano, il traffico che abbonda, gli stranieri che abbondano, la felicità che scarseggia… Non ci va più bene niente.
Prima almeno avevamo i Gesù in croce e la Madonnine infilzate…
Guardavamo quelle immagini e ci accontentavamo: loro stavano peggio di noi.
Ma ci si sentiva anche in colpa…
Quello tutt’ora. Se non per i Gesù e la Madonne per l’inadeguatezza da cui ci sentiamo pervadere.
Comunque sei stato benedetto. Racconta. Com’è andata?
Oh, è stato piacevole. Da tempo non trovavo un benedicente così.
Cioè?
Mi suona il campanello e io rispondo… Indovina cosa!
“Chi è?”.
E’ banale, ma è così. La voce al citofono: “Sono il viceparroco, per la benedizione della casa”.
“Un attimo!”. Ero nudo.
Che stavi facendo?
Cazzi miei! Il buon prete aspetta che io mi vesta. Apro. Chi mi vedo davanti?
Chi? Chi? Don Camillo? Don Matteo? Padre Brown?
No: Aldo Fabrizi, nella parte del parroco in ‘Roma città aperta’!
Che culo, “G”! Grande film. E la Magnani c’era?
No, purtroppo. Ma c’era lui. Gliel’ho detto subito. “Ma lei è Aldo Fabrizi! Gliel’ha mai detto nessuno?”. La somiglianza era sbalorditiva.
E lui?
“No, non me l’hanno mai detto”. Ho colto un velo di delusione nei suoi occhi. Del resto mica potevo dirgli che assomigliava a George Clooney! Ma si è ripreso subito, e abbiamo parlato del film e della tragica fine del bravissimo Fabrizi, fucilato dai tedeschi. Poi ho visto il suo occhio bovino attirato da un quadro appeso al muro. Si è avvicinato da intenditore all’immagine e abbiamo discusso per un po’ del dipinto, raffigurante l’interno di una chiesa di Roma nell’Ottocento. Poi è passato alla Madonna con Bambino in maestà su tavola campeggiante sulla parete accanto, scendendo sul messale del Settecento appoggiato sotto di essa su un adeguato leggio. E giù disquisizioni sulle qualità e le epoche di quegli oggetti. Non ha trascurato uno splendido ricamo su seta del Seicento dedicato alla Madonna incorniciato nell’ingresso, ma particolare interesse l’ho visto averlo per una statuetta profana, raffigurante secondo il mio parere Bianca di Castiglia, peraltro madre di San Luigi. “Guardi che sotto è policroma”, mi dice. “E’ stato dipinta di bianco, lo faccia togliere, vedrà che bella!”. E la data incisa dietro? Secondo lui 1260. Alcuni in quel 2 vedono un 8, che darebbe assai meno importanza all’opera. E bravo don Fabrizi! Si entusiasmava, e io ero tutto nel mio brodo. Chi si aspettava un prete esperto d’arte, che mi raccontasse dei suoi cinque anni a Roma dove insieme a un parroco si aggirava per Porta Portese alla ricerca di vecchi calici ed altro materiale sacro da riportare nella chiese dopo il necessario restauro?
Che incontro! Ma la benedizione?
Ah, già! Un attimo: zimpe e zampe, Padre, Figliolo, Spirito Santo e via! Du’ schizzi e bell’e fatto. Così mi piacciono i preti!
Ma non ti ha redento!
Non ci ha provato nemmeno. E quando è andato via si guardava indietro come per salutare le mie modeste cosine, lui che veniva da una chiesa che dir meravigliosa e ricca è dire poco. Una delle più belle di Firenze.
Come mai?
Credo che in qualche modo lo pseudo-Fabrizi mi invidiasse. Che nella mia vedesse una casa come avrebbe potuto avere lui, con un letto, da qualche parte, su cui avrebbe potuto fare l’amore, e oggetti di gusto di cui circondarsi, ma propri, non della Curia. Che nella mia vita vedesse quella che non potrà mai avere.
Ma la sua l’ha scelta lui.
Le scelte sono sempre limitanti. Ma del resto non si può avere tutto. Sicuramente io non ho invidiato lui. Quando sono uscito, poco dopo, l’ho rivisto, un po’ sperduto, con i grandi occhi fabrizieschi un po’ acquosi, che suonava inutilmente a una porta che non si apriva. Io sono stato felice di avergli aperto la mia.



 
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