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GENNAIO 2007 - Museo del G

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GENNAIO 2007

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73 – IL MISTERO DEGLI UFO.

3 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
La sensualità di Modigliani.
VERA E FALSA.
Una donna distesa: si vede bene che si tratta di un dipinto, che lei non è e non può essere vera, ma allo stesso tempo ti ci butteresti sopra diventando dipinto anche tu, per restare in eterno con e su quel corpo di cui Modigliani ha ritratto la più intima essenza che qualcuno chiamerebbe anima…
All’anima che pezzo di fica!
————————————————–

Ciao “G”! So che sei un grande appassionati di UFO…
Ah, lo sai? Ma guarda un po’!
E so anche che possiedi una raccolta immensa di libri, riviste e documenti vari sull’argomento.
Sai anche questo, eh?
Però so anche che dopo anni e anni di applicazione allo studio di tali fenomeni ti sei un po’ arreso.
Allora sai proprio tutto!
Evidentemente. Ma vorrei da te un chiarimento sulla faccenda.
La faccenda sta così: un ragazzino curioso come ero io non poteva che inseguire miti e misteri, uno dei quali, a portata di mano per la tanta stampa che ne era scaturita, non poteva essere che quello degli UFO, presunti veicoli provenienti dallo spazio esterno, da altri pianeti. O almeno questo era ciò che si amava dire, in cui ci si crogiolava. Si chiamavano ‘dischi volanti’ qui da noi, poi prevalse la fredda terminologia anglosassone fatta tutta di sigle spesso assurde, che ci portò in modo più politicamente corretto a chiamare quelle luci nel cielo Oggetti Volanti Non Identificati. In Italia però accettammo supinamente la sigla UFO, mentre in Francia e in Spagna, ad esempio, si optò per la sigla OVNI, più vicina alle lingue locali. OVNI avrebbe funzionato anche da noi, ma vuoi mettere il fascino dell’America?
Che differenza c’è tra UFO e ‘dischi volanti’?
Moltissima. Finché si parlava di ‘dischi volanti’ la fantasia poteva liberamente correre su altri mondi, altri esseri. Non c’era alternativa: ‘loro’ erano extraterrestri, e più specificamente ‘marziani’.
Che bello!
Con l’avvento degli UFO noi sognatori fummo costretti a prendere atto che avrebbe potuto trattarsi anche di fenomeni di altro genere, o addirittura di oggetti terrestri.
Che delusione!
Già! Poi ci convinsero che su Marte non c’è vita, quindi addio Marziani, relegati ormai nella vecchia fantascienza.
Peccato!
Però acquistammo consapevolezza e rigore nello studio del fenomeno, mantenedoci una parte, almeno, di mistero. Molti casi avevano spiegazioni razionali, ma una certa percentuale sfuggiva ad ogni logica. A quella ci attaccammo.
Come attaccarsi al tram.
Più o meno. Uscirono centinaia, migliaia di libri sull’argomento, alcuni film rinfocolarono la fiamma che via via andava spengendosi, e l’ufologia, nuova ‘scienza’ a cui si agganciarono studiosetti falliti nei settori ufficiali, prese piede, con riviste ad essa dedicate e convegni sempre più pretenziosi.
Poi?
Poi il nulla, il vuoto.
Cioè?
Voglio dire che malgrado tutto questo non una sola verità è venuta a galla sul fenomeno ufologico. Il mistero resta fitto, incrinato dai molti falsi che ne hanno minato la credibilità.
Ma tu credi negli UFO?
Ahi! Domanda errata. Non si deve chiedere a uno se ci crede, perché il fenomeno sicuramente esiste. La domanda è: ‘Credi che veicoli provenienti da altri pianeti abbiano mai visitato o stiano tuttora visitando la Terra?’.
Un po’ troppo lunga. Comunque tu cosa rispondi?
Te lo dico alla prossima puntata.
Cattivo!
Non è colpa mia: l’argomento merita molto più di un articoletto. Ne riparleremo.
Aspetto con ansia. Intanto mi preparo all’incontro.
Con chi?
Con i Fratelli dello Spazio!
Bravo, preparati, preparati…


74 – L’OSSESSIONE DEL TEMPO (ATMOSFERICO).

5 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
La sensualità di Modigliani.
STESSA SPIAGGIA STESSO MARE.
Stesso letto, stessa coperta, stessa splendida donna, ma diversa scopata (il cuscino è diverso, la bocca più stretta…). Un Modì particolarmente ispirato.
Il corpo della ritratta lascia ben poco a ciò che arte non è.
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Ciao “G”! Che tempo fa?
Come, non lo sai?
No, per questo chiedevo a te.
Guarda che il cosiddetto ‘meteo’ invade le nostre vite da ogni schermo televisivo, da ogni apparecchio radiofonico, da ogni giornale, dai telefonini, da ogni buco, insomma.
Anche dal buco del…
Lì è sempre tempesta!
Questa è buona! Ah ah! Ma io parlavo sul serio. Adesso magari c’è il Sole e tra poco piove.
Ma davvero? Oh quanto mi dispiace… E soprattutto sai quanto me ne frega?
Sei un indifferente, ecco!
A questo sì. Sinceramente non se ne può più di previsioni, nuvole, simbolini di pioggia o di nebbia, di sole o di vento, temperature più alte o più basse, minime, massime, medie del periodo, e soprattutto delle facce dei cosiddetti meteorologi, a volte in divisa, altre in borghese, sempre con la bacchettina in mano o la mano nuda gestuante.
Ma sono brave persone che fanno il loro lavoro.
In quanto al ‘brave’ avrei qualche dubbio. Primo per le cazzate che dicono spesso: prevedono pioggia e non piove, bel tempo e diluvia. Per non parlare del loro eloquio, non sempre educativo. Alcuni con accento fortemente romanesco, per esempio, altri – e uno in particolare – molto scarsamente forniti di previsioni sul corretto uso della Lingua Italiana.
Chi, chi?
Prova a indovinare. Quello che da anni ci frantuma le palle cerebrali con le sue ‘debole nevicate’. Non ha ancora capito che il plurale di debole è ‘deboli’, e lo applica con la ‘e’ pensando che ‘nevicate’, essendo femminile, debba avere nei suoi aggettivi la ‘e’ finale anche al plurale.
Ho capito chi è!
L’hanno capito tutti. Il dramma è un altro: lui è un ignorante patentato, e va bene. Ma che nessuno nel suo canale lo abbia mai corretto è a dir poco criminale. Un crimine contro la Lingua di Dante!
Certe volte anch’io mi chiedo che ci stiano a fare i direttori in canali e telegiornali.
Già! Io farei fuoco e fiamme se un mio giornalista sbagliasse congiuntivi o plurali. Ritengo altamente diseducativo che da tali pulpiti si diffondano germi mortali per la nostra bella Lingua. La gente, i bambini in particolare, pende dalle labbra di quei ciuchi!
Ma questo è un altro discorso, vero? Stavamo parlando di meteo.
E’ vero, torniamo sui binari giusti. Secondo te, perché ci sono così tanti aggiornamenti sul tempo atmosferico?
Per informare i telespettatori.
Col cazzo! Servono per attaccarci un po’ di pubblicità in più. ‘Il meteo è stato offerto da…’. Hai notato?
Già, è vero.
E’ solo un pretesto.
Certo, potrebbero trovarne altri.
E ce ne sono anche altri: traffico, oroscopo, borsa… Ma nessuno è così rompicoglioni come il meteo. Sembra che tutti vogliano sapere che tempo farà.
Ma a volte è utile.
Sì, non però così tanto spesso. L’Uomo, nella sua natura, ha anche l’istinto che lo porta a prevedere le condizioni atmosferiche. O almeno lo aveva. Ce lo hanno atrofizzato, così come un sacco di altre cose.
A volte io ho dei doloretti. Vai, piove!, dico.
Ma basterebbe guardare il cielo, annusare il vento, sentire sulla pelle la temperatura dell’aria… No: non si guarda più il cielo, non si annusa più che il puzzo del mangiare, sulla pelle sentiamo solo la temperatura dei termosifoni. Tanto in quel dannato quadratino c’è chi ci dice tutto. Spesso le uniche nuvole che vediamo sono quelle disegnate su un’Italia finta. E perdiamo il gusto di sensazioni vere. E poi vuoi mettere la sorpresa?
Accidenti, lo sai che ci ho ripensato?
A cosa?
A chiederti che tempo fa. Non voglio più saperlo. Voglio indovinarlo da solo. Ecco, sento un’aria dolce su di me, un po’ fuori stagione. In cielo splende il Sole e le nuvole sono meravigliose. Non pioverà.
E poi anche se piovesse almeno ci avresti provato. E i risultati non sarebbero dissimili da quelli degli scienziati atmosferici, che con tanto di sofisticati strumenti e pretenziosi satelliti molto spesso sbagliano alla grande le loro previsioni.
Vero!
Non pioverà, piccolo “G”, stai tranquillo, e se piove goditi uno dei più splendidi quanto sottovalutati fenomeni della natura. La pioggia è bellissima, alla faccia degli ipocriti meteorologi che quando devono annunciarla fanno il viso triste, l’espressione contrita.
Perché ipocriti?
Lo sponsor paga anche il brutto tempo!


75 – LASCIARSI.
8 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
La sensualità di Modigliani.
SI RIGIRI, PREGO.
“Va bene così?”. Ottimo, signorina. Adesso resti in quella esatta posizione finché non ho finito il quadro. “E poi?”. Poi lo sai cosa succederà, stupida!
Modigliani visse troppo poco per non prendersi i piaceri che meritava.
… E allora sotto, Modì!
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Ciao “G”! Che hai da dire sul lasciarsi?
Intendi tra innamorati?
Sì, anche se al momento della separazione almeno uno dei due non lo è più.
Non è detto, sai? Comunque, è sempre un fatto traumatico, specialmente se segue un periodo di anni insieme.
Non ci volevi tu per affermare una cosa del genere.
Ah, vuoi qualcosa di più originale?
Possibilmente.
E allora ti dirò che c’è una certa differenza tra l’uomo e la donna, anche in questo particolare frangente.
Cioè?
L’uomo non vorrebbe mai lasciare, perché è profondamente buono, non vuole creare dolore nella partner, ha una sensibilità molto superiore a quanta gli se ne attribuisca…
In realtà?…
In realtà è un codardo, affetto oltretutto dalla sindrome dell’harem.
Spiegati meglio.
Primo: è imbarazzantissimo dire a una che hai fatto tanto per accaparrarti che non la vuoi più. Secondo: come fai ad aggiungere che ne hai un’altra? Terzo: non si butta via nulla. Anche se non l’ami più è sempre buona per scopare.
Cinico e merda!
Forse sì, ma spesso l’uomo è tanto sensibile…
Anche tu sei di quelli?
Beh… Io… Insomma…
Ti ho messo in difficoltà, eh, sapientone!
Macché! Te lo dico chiaramente: io sono di quelli che si fanno lasciare!
Davvero?
Come se tu non lo sapessi.
Comodo però.
Mica tanto. Comunque sarebbe il momento di parlare delle donne.
Cambi discorso, eh?
No, è che anche loro hanno diritto a una breve disamina. Le donne lasciano più facilmente. Sono più dure e cattive degli uomini. Spesso non sono capaci di stare con due contemporaneamente, e dopo un breve periodo di incontri ‘paralleli’ decidono senza appello con chi stare.
Non è più onesto?
Sono prive di sensibilità. Dicono: “Faccio l’amore solo se amo. Non posso stare con i piedi in due staffe. Se mi innamoro di un altro ti lascio”. E magari con te hanno fatto proprio così, lasciando l’amore precedente.
Per questo tu ti fai lasciare?
E’ facile: si attua una sorta di mobbing dell’amore, e se quella non vuol proprio capirla, te la tieni come zerbino sessuale.
E’ sempre così?
Certo che no. Ci sono mille casi, mille sfumature. A volte c’è dietro un grande amore di cui ti accorgi troppo tardi. Ci sono rimpianti e desideri di ritorno, gelosie retro e postattive, passioni che ti riprendono al solo guardare una foto, maledizioni mandate a se stessi per aver agito in un certo modo… Uh… Sapessi!
So, so…
Ah, sai?
So.
Poi ci sono le rinunce.
So.
Le scelte.
So.
La vita che vuoi e quella che hai. E molto dipende dai tuoi impegni sentimentali.
Vedo che in fondo non sei così cinico come vorresti dare a vedere.
Ma che dici? Io sono cinico, cinicissimo!
Sì, come no?
E va bene, lo confesso: sono un sentimentale del cazzo!
In che senso?
Nel senso che per troppa sensibilità sono costretto a tenermi l’harem.
Poverino…
Se vuoi c’è qualcosa anche per te.
Cosa?
Pan secco, bischero!


76 – TROVARSI.
11 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
La sensualità di Modigliani.
CHE DELIZIOSI CAPEZZOLINI…
Lei ti guarda in modo languido e un po’ vacuo, come ti guardano certe regine stampate sulle carte da gioco. Ma il gioco si fa interessante, dagli occhi in giù…
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Ciao “G”! Cos’è, adesso percorriamo a ritroso l’iter sentimentale della coppia?
Perché?
Prima ‘lasciarsi’, poi ‘trovarsi’. Dovrebbe essere il contrario, non ti sembra?
Dovrebbe, ma non sempre. E’ proprio dopo il ‘lasciarsi’ che è necessario ‘trovarsi’.
Con altre persone, magari.
No. Con se stessi.
Ah, in quel senso lì…
In tutti i sensi. Spesso quando si perde qualcosa di importante, come un amore, si ritrova la propria interiorità, troppo ceduta all’altro, prima.
Un po’ di sano egoismo, dici?
Forse, ma nemmeno. Un recupero di noi stessi. Sai quando ti crogioli nel dolore, quando nel letto ti tiri le coperte sulla testa per sentirti protetto, quando ti guardi allo specchio e trovi l’immagine di quello che sei e non di quello che cercavi di apparire…
Interessante.
E’ il momento in cui non hai che te, e sei costretto a fare coppia con te stesso. Magari ti autoconsoli attraverso la masturbazione…
Sia mentale che materiale…
Esatto. Quello è trovarsi, essere finalmente faccia a faccia con la persona che ami di più.
Ma a volte ti odi.
Lo credi, ma non è così. L’istinto di conservazione, la vita che continua malgrado tutto, il dolore lancinante che diventa quasi piacere, la constatazione, poi, che nel tempo tutto si attenua, e quasi rimpiangi la sofferenza che è stata rimpiazzata dalla scorza che ti si è formata addosso.
Sì, quando dici: mai più.
Mai più ci cascherò, mai più mi innamorerò, la prossima volta la faccio soffrire io, chiunque sia, poveretta, la prossima vittima che mi capiterà tra le grinfie…
E poi…
E poi invece ci ricaschi come una pera cotta. Ma è in fondo quello che vuoi. E non sei nemmeno capace di mettere in atto i tuoi propositi di vendetta.
E la ruota gira.
Sì, si dice che giri, ma non so se hai notato, la ruota torna sempre al punto di partenza, e di nuovo, e di nuovo…
Accidenti, “G”! Allora non c’è proprio niente da fare?
Tutt’altro. Quelle di cui abbiamo parlato si chiamano esperienze, in fondo si chiamano ‘vita’. E la vita ha il nostro nome. Certe volte ci chiediamo perché sia andata in un modo, perché in un altro, perché proprio quella persona e non un’altra…
Già: siamo miliardi sulla Terra. E incontriamo qualcuno, non tutti. Come possiamo dire che una persona sia proprio quella giusta?
Purtroppo abbiamo pochi anni davanti e non l’eternità, e dobbiamo accontentarci. Anche noi siamo solo qualcuno e non ‘tutti’ per l’altro. Ed è già molto se riusciamo a trovare noi stessi, grazie alle delusioni che ‘qualcuno’ ci dà, e non tutti.
Quindi se perdiamo una persona ne rimangono miliardi a disposizione.
Teoricamente sì. In realtà perdendone una ci sembra di aver perso il mondo intero. E qui dovrebbe innescarsi il ‘trovarsi’ l’un l’altro. Io da ragazzo andavo su una collinetta di Firenze da cui si vede tutto il panorama e dicevo, guardandolo: “Tu sei là. Ma dove? Ti troverò. Dove sei?”. In quei momenti, credendo di cercare disperatamente una ragazza, stavo trovando fortemente me stesso, specialmente quando, sceso in città, mi aggiravo per le strade senza avere alcuna risposta alle mie domande.
Lo facevo anch’io.
Bella scoperta: tu sei me!
Ah, già. Poi l’hai trovata, la ragazza?
Anche troppe.
Non sono mai troppe!
Beh, di qualcuna avrei potuto fare a meno. Ma di me stesso no.
E ti sei trovato?
Sì, qualche volta. Ma mi cerco ancora.



77 – A CHE SERVE LA RADIO.

13 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
La sensualità di Modigliani.
QUEI PELETTI ASCELLARI.
Parte della naturale sensualità dei nudi di Modigliani è sicuramente dovuta alla mancanza di depilazione delle ascelle da parte delle sue modelle. In un mondo in cui siamo abituati a vedere sempre meno pelo in qualsiasi parte dei corpi che si offrono alla nostra vista, questo particolare ci riporta alla vera essenza della femmina. Se in natura abbiamo delle parti pelose, perché criminalizzarle potandole?
Il pelo è sensuale. A meno che…
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Ciao “G”! Non credi sia il caso di parlare un po’ di radio?
Certo, “G”! Ci mancherebbe! E’ il mio pane quotidiano.
E anche quello dei tuoi ascoltatori.
Sì, lo mangiamo insieme: prendete, questo è il mio corpo…
Niente niente ti sei montato un tantino la testa?
Dai, scherzavo… Ma in fondo quello della radio è una specie di rito, che si svolge ogni giorno alla stessa ora, e in cui l’officiante sta dietro a un microfono e i ‘fedeli’ davanti a un apparecchietto ricevente.
I più fedeli seguono in cuffia, magari sul lavoro…
Esatto.
Ma a che serve veramente la radio?
La radio è un mezzo meraviglioso che può dare tanto se usato in tutta la sua potenzialità. Al contrario può essere persino fastidioso se preso a pretesto per occupare semplicemente una frequenza esprimendo solo stupidaggini.
Perché, ce ne sono di radio così?
Eh se ce ne sono! Ma per fortuna ce ne sono anche altre. Tutto dipende dalla lungimiranza degli editori radiofonici e soprattutto dall’impegno dei conduttori, quelli che stanno materialmente a contatto col pubblico.
Ma il pubblico cosa preferisce?
Per quanto ne so preferisce una programmazione intelligente, acuta, attenta ai problemi di tutti i giorni ma allo stesso tempo ironica e divertente.
E la musica?
Certo, la musica deve essere presente, ma secondo me non costituire l’unico punto di forza di una programmazione. Io, per esempio, non avrei certo tutto l’ascolto che ho se facessi un programma unicamente musicale.
A ciascuno il suo.
E il mio è soprattutto la parola parlata. Alla gente piace sentire l’essere umano dietro un microfono, la spontaneità, la non costruzione vocale e mentale, qualcuno che dica quello che sente.
E gli ascoltatori sono d’accordo con te in tutto quello che dici?
Certamente non sempre. Ma in ogni caso apprezzano la mia verità.
Io sono la verità, la vita…
E dai! Guarda che io credo in ciò che faccio.
Credo in Dio Padre onnipotente…
Oggi sei particolarmente ironico.
Non è così che tu sei alla radio? Ecco, io adesso ironizzo su di te.
Ganzo! Ma abbozzala, OK?
Va bene. Il discorso è serio.
Sì. Tu non sai quante persone traggano da un programma radiofonico intelligente un motivo di vita. Tu non sai quanti mettano da parte la droga, o il fucile da caccia, o anche semplicemente la tristezza ascoltando un amico che parla loro di speranza.
Ma tu trasmetti da Radio Maria, per caso?
No, quella l’ascolta mia madre. Io lavoro a Radio Blu da 24 anni, e il fatto che il mio programma non abbia subìto cali di ascolto in tutto questo tempo (anzi…) mi conforta in ciò che dico: la radio serve a non sentirsi soli, a dare un senso ad ore e ore altrimenti sprecate, a vibrare idealmente insieme a migliaia di altre persone che in contemporanea ascoltano le stesse parole, la stessa musica…
E’ un potere, in definitiva.
Sì, anche. Ma non bisogna approfittarcene. Si deve sempre avere davanti la gente, chi ti ascolta, e valutare cosa si può e si deve darle. A volte è giusto dare ciò che piace alla gente stessa, a volte invece è giusto rischiare e darle quello che apparentemente non dovrebbe interessarle. Si deve avere il coraggio di rischiare il cambiamento di stazione da parte di chi ti ascolta. Si pensa ad esempio che parlare di arte sia di una noia mortale. Io ci ho provato, alla mia maniera, e ho trovato un consenso inaspettato. Il pubblico vuole che si tocchino le sue corde più nascoste, quelle che nessuno osa toccare.
Ma vuole anche divertirsi, ridere.
Certo. E con me la risata non manca. E’ il veicolo migliore per condurre le orecchie in ascolto su terreni più solidi.
Bravo!
Non sto dicendo questo per sentirmi elogiare. Ci credo veramente, e conservo l’entusiasmo dei primi tempi. Questo grazie alla radio, che se devo proprio dirla tutta prima che agli ascoltatori serve a me. Quattro ore al giorno di microfono sono la migliore medicina per qualsiasi male, del corpo e dello spirito.
E se fa bene a te…
Hai capito. Se fa bene a me fa bene a tutti. Questo è esattamente il mio metro di valutazione: se mi diverto io si divertono tutti. Se mi commuovo io si commuovono tutti. Se faccio schifo io…
Fanno schifo tutti?
No: mi perdonano tutti, perché si rendono conto che non è una macchina che sta parlando, ma un essere umano come loro. E chiunque può sbagliare.
Identificazione, quindi!
Proprio così. Io sono loro e loro sono me.
E i contestatori? Quelli che t’infamano?
Quelli ci sono e ci saranno sempre. Guai se non ci fossero. Mi fanno comodo abbestia!
Contento te…
Contento anche tu, altro me stesso!
Ah, già! A proposito, quand’è che facciamo un programmino insieme?
Tutti i giorni, scemo!



78 – LE BELLE DEL PASSATO.
15 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
La sensualità di Modigliani.
LA PAFFUTELLA DAL VISO LUNGO.
Intendiamoci, Modigliani non dipingeva sempre nudi, ma anche signore molto vestite. La sua ultima donna, Jeanne Hébuterne, che gli dette una figlia, la ritrasse in ben 25 quadri sempre abbigliata di tutto punto. Lei gliene fu così grata da suicidarsi subito dopo la morte del grande pittore…
E questa qui chi sarà? Boh! Chiunque sia è passata all’eternità grazie al grande ‘catturatore di anime’.
E di corpi!
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Ciao “G”! E’ vero che sei un divoratore di vecchi film e un estimatore delle bellezze ormai estinte che vi appaiono?
Sì, diciamo di sì. Credo che il cinema serva anche, come un quadro, a immortalare un volto, un corpo nel suo momento migliore, e a restiruircelo ogni volta che vogliamo.
Perché no? Ma quali sono le attrici che tu preferisci, tra quelle del passato?
Innanzitutto è bene stabilire una prima graduatoria di bellezza. Farò tre nomi che, per volto, superano ogni altra sullo schermo.
Quali?
Elizabeth Taylor, Ava Gardner e Ingrid Bergman.
Ottima scelta! Ma i loro corpi?
Meglio non approfondire: un po’ tracagnotte le prime due, piatta di culo la terza. Ma quello che conta, e soprattutto contava, era il viso: quelle attrici si spogliavano poco e punto.
Allora sono loro tre quelle che ti piacciono di più…
No, non confondiamo le cose: ti ho detto quali sono stati a mio parere i più bei volti dello schermo. Ma io ho altre idee.
Cioè?
Ho alcuni nomi da fare. E cognomi. A partire da Jennifer Jones.
Gulp! Sono d’accordo con te!
E ci credo! Cominciò vedendo la Madonna in ‘Bernadette’ e continuò, splendida, con un travolgente ‘Duello al Sole’, dove raggiunse il massimo. La ritroviamo anche ne ‘Il ritratto di Jeannie’ e ne ‘L’amore è una cosa meravigliosa’, in cui però appare un po’ troppo eurasiatica. Comunque lei è la mia preferita.
Bene. E poi?
Ecco un elenchino niente male: Kim Novak (‘La donna che visse due volte’); Barbara Rush, col problemino di un occhietto deliziosamente divergente; Eleanor Parker, splendida; Jeanne Crain, forse uno dei primi nasini rifatti del cinema; l’opulenta Rhonda Fleming; la porcellanata Pamela Tiffin… Ti bastano?
Sì, sì, ma come mai ne lasci fuori altre come l’esplosiva Marilyn Monroe, per esempio?
Non la lascio fuori, mi piace eccome, ma è un po’ troppo di dominio pubblico. A lei comunque si deve la rottura con le bellissime solo di volto: grande merito il suo, quello di aver valorizzato l’intera donna e non solo la sua parte espressiva. Fece proselite come Jayne Mansfield, Diana Dors e Anita Ekberg, tutte più ‘maggiorate’ di lei, ma sicuramente meno carismatiche. Tutte queste pupe comunque discendono dalla più vecchia e platinata Jean Harlow, diva degli Anni ’30.
Poi ci sarebbero le diafane di classe.
Sì, certo, in primo luogo Audrey Hepburn e Grace Kelly: belle e fini… in tutti i sensi. Mi piacciono, certo. Però vorrei aggiungerne una di mio particolare gradimento: la magra ma bellissima Gene Tierney. Cerca i suoi film e goditi la sua faccia stupenda.
E in Italia?
Stiamo parlando di dive internazionali. L’Italia in questo senso ha dato solo due grandi bellezze al mondo: Gina Lollobrigida e Sophia Loren, bellissime entrambe, ben diverse l’una dall’altra e fortemente competitive, in venustà, con le dive mondiali. La Francia invece, con Brigitte Bardot, ha calato una carta più sbarazzina e meno convenzionale.
E adesso passiamo alle note dolenti. Ci saranno certamente attrici ritenute belle che a te non vanno giù.
Certo. E questa forse è la parte più interessante di tutto l’articolo. Farò dei nomi inaspettati. Gente che ha fatto epoca.
Spara, dai!
Ecco: a me non piacciono Greta Garbo, Marlene Dietrich, Rita Heyworth, Lana Turner e Joan Crawford, da tutti ritenute bellezze indiscusse. E che posso farci?
Niente. Ma qualcuno contesterà la tua scelta.
Certo, ma sono sicuro che molti invece saranno d’accordo con me. La bellezza è un fatto del tutto personale, e quello che piace a me può non piacere ad altri. Io ho indicato qui alcuni nomi esemplificativi, ma molte di più sono le bellezze che meriterebbero menzione, come molte anche quelle da scartare ulteriormente. A chi legge affido il giudizio e l’ampliamento della lista.
Oggi le donne di cui hai parlato sono quasi tutte morte.
Non è la morte che le ha annullate. Caso mai la vecchiaia, quando ci sono arrivate. Ma sullo schermo loro vivono ancora, più che mai, perché depurate dalle pecche della loro vita terrena. Adesso sono pure immagini, e possono veramente appartenere a chi le guarda. Sono mie, sono tue, sono di tutti. Ma non tradiscono nessuno.
Fantastico. Mi hai fatto venir voglia di vedere i loro film.
OK, vediamoli insieme, ti va?
E come potrei rifiutare?



*** SPECIALE CULI PIATTI: INGRID BERGMAN ***

17 Gennaio 2007



LA BELLA DI VISO.

Ingrid, la diva venuta dal freddo, incantò nella sua splendida gioventù gli spettatori di tutto il mondo.
Fosse accanto a un ispirato Spencer Tracy tutto intento a mutarsi da Jekill in Hide o a un affascinante Cary Grant in ‘Notorius’, il suo volto, tra i più belli dello schermo, bucava l’anima (ah, quella bocca!).
Ebbe il meritato successo, anche se, appena sfiorita, la sua bellezza si trasfigurò, lasciandoci solo sognare i suoi esordi.
Ma Ingrid Bergman, nei suoi pre-esordi, si era spogliata davanti all’obbiettivo fotografico, cosa difficile da credere per chi l’ha seguita sullo schermo, sempre supercastigata e generosa solo del suo bellissimo viso.

La rarissima foto che appare qui la mostra ‘nature’, mettendo in luce però un aspetto meno piacevole delle sue fattezze: quel culo piatto da cui le natiche non si affacciano nemmeno un po’. Si vede che non sono curiose.
Peccato. Non dovremmo mai veder infrangersi i sogni.
E allora cancelliamo dalla memoria questa immagine, per sognare sull’incantevole volto della diva, ancora vivo e vero nei suoi film giovanili.
Copriti, Ingrid, fa freddo!



79 – RILEGGENDO UN BLOG DI CARTA…
20 Gennaio 2007




L’IMMAGINE.
Punti di vista.
IL PUNTO GIUSTO.
Oh, come a volte sarebbe bello essere dei nani…
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Ciao “G”! Vedo che ti piace assai tenere questo blog.
Assai assai. Tanto che già parecchi anni fa, quando di blog nessuno parlava, pubblicai due libri che in realtà non erano che blog di carta.
Davvero?
Bischero, non lo sai?
Certo che lo so, ma devo tener su il dialogo, no?
OK. Mi riferisco ovviamente ai miei primi due libri, ‘Il Sondazzo’ e ‘Cazzate Galattiche!’. Rileggendoli ora non solo li trovo attualissimi, ma preziose testimonianze della mia voglia di ‘bloggare’ fin da allora.
Si parla del 1995 e 1996.
Esatto.
Mi daresti un esempio di un tuo ‘post’ ante litteram?
Ce ne sono a bizzeffe. E, cosa importante, tutto quello che scrissi allora lo condivido anche adesso. Come il capitoletto sui ‘leccaculi’.
Carino. Vuoi ricordarmelo?
Volentieri. Leggi.

“I leccaculi? Farei leccare a tutti loro il culo da una lunga, fremente, caldissima lingua di fuoco. Non li sopporto.
Il leccaculo è così abbietto da diventare spia, e io gli spioni li farei continuamente spiare da bavosi maniaci bisessuali disposti a perpetrare su di loro violenze carnali cruente, ripetute e inaudite.
Sì, lo ammetto, ogni tanto mi va di ‘suonare’ il contrappasso. Ma non per chi vìola le leggi dello Stato. A quelli ci pensi chi di dovere. Ci sono dei delinquenti che nessun tribunale condannerebbe: i ruffiani e gli imbecilli, per esempio. Queste brave persone sono sempre a piede libero, mentre in galera languono ladri e assassini che magari ruffiani e imbecilli non sono. Quella gente ti uccide senza commettere reato. Peccato che io sia contrario alla pena di morte!
I furbi a tutti i costi, gli imbroglioncelli meschinetti, i ritardatari per abitudine, le teste di cazzo di ogni ordine e grado. Quelli che non si fanno mai i fattacci propri, gli infidi, i bugiardi con malizia, gli ottusi, gli occlusi, i benpensanti (malcacanti), gli amici davanti, i nemici di dietro, gli sleali, i falsi, invidiosi e stronzi… Ne ho dimenticato qualcuno? Sicuramente molti, ma diamoli come detti.
Potremmo eliminarli tutti, con metodi civili e umani naturalmente, tipo una leggera passatina di schiacciasassi, o una simpatica affogatina nella merda. Loro ci hanno fatto di peggio.
Però, pensandoci bene, resteremmo veramente in pochi sul Pianeta, e i fottuti ci mancherebbero un casino. Allora qualcuno di noi ne prenderebbe il posto, ma dopo un’ulteriore epurazione saremmo ancora in meno, e così via e via e via fino all’estinzione del genere umano.
Cazzo, niente più uomini, niente più donne, niente più ascoltatori, niente più lettori… Povero “G”, rimasto l’ultimo uomo sulla Terra, a parlare e scrivere solo per se stesso…”.

Divertente, “G”! Anzi, agghiacciante!
Sì, scrivevo tutto questo nel mio primo libro, ‘Il Sondazzo’, 1995. Condivido tutt’ora parola per parola.
Anch’io. Sei forte, fortissimo, il Numero Uno, “G”! Ce ne fossero come te! Quanto ti ammiro…
Brutto leccaculo! Anche tu?
Scherzavo, dai…
Dov’eri rimasto? Mi ammiri, e poi? Sono il più bello di tutti, vero? E anche il più intelligente, e bravo, e…
E meno male che odiavi i leccaculi!!!




80 – I RICORDI.

22 Gennaio 2007




L’IMMAGINE.
Punti di vista.
COLPO DI VENTO.
Ecco che un gentile amico viene in soccorso alla nostra non disinteressata curiosià. Un refolo di vento, un venticello impertinente ma dolce, solleva la gonnella già cortina della ragazza che stavamo fissando abbacinati, dandoci una mano, o meglio un occhio, donandoci un attimo irripetibile.
Bene, sì, ma poi?…
————————————————–

Ciao “G”! Ti ricordi…
Qualsiasi cosa sia, sì, ricordo.
Ma se non ti ho detto ancora niente!
Io ricordo i ricordi.
Che vuol dire?
Che il ricordo di per se stesso è già un ricordo.
Continuo a non capire.
Basta la parola ‘ricordo’ per metterti addosso quello strano stato d’animo che ti fa frugare nel passato alla ricerca di qualcosa.
E la trovi?
Trovarla o no ha poca importanza. E’ la ricerca che conta.
La récherche du temps perdu…
Ora mi diventi proustiano!
Colpa tua!
Guarda che non è un’offesa… Ma accingendoti a ricordare tu cosa provi?
Un po’ di tristezza, lo ammetto.
Eh, sì, è così. Qualunque cosa tu ricordi, anche piacevole, è passata. E’ questo che rende i ricordi una specie di cimitero della tua vita. Persone ormai morte anche se ancora vive, situazioni irripetibili e quindi perdute per sempre, oggetti o sentimenti posseduti e provati che non possiedi e non provi più.
Che tristezza!
Già. Questo porta a dare al concetto del ricordo un sapore amarognolo, quello del tempo che inesorabilmente è passato, sta passando e passerà. Molto spesso non ci rendiamo conto che nel presente vissuto stiamo fabbricandoci i ricordi del futuro.
Allucinante! Ma guarda dove dovevamo andare a parare dopo una mia semplice domanda: ti ricordi…
Il problema con i ricordi è quanto ricordare sia struggentemente triste, mentre non ricordare sia ancora peggio: il non ricordo ti dà un senso di desolazione dovuto alla consapevolezza che gran parte di ciò che hai vissuto se n’è andata del tutto. E ti interroghi, ti sottoponi a un autoterzogrado per recuperare qualche brano non inutile della tua vita.
E quando l’hai recuperato?
Piangi. Perché non torna più, insieme all’età, a certe persone, a certi momenti.
Ma allora, è meglio ricordare o non ricordare?
Bisogna dare via libera alla natura. E la natura sta dentro il nostro cervello, che ci dice di ricordare. Per esempio un amore.
Bello…
Bello un tubo segoso! Vorresti magari riaverlo ma non puoi.
Ma hai il ricordo.
Te lo cacci.
Dove?
Nel culo, tout court!
Però puoi dire a te stesso (e anche a qualcun altro) di aver vissuto quella particolare storia. Puoi dire: io HO!
Meglio sarebbe dire: io STO!
Certo c’è differenza tra HO fatto e STO facendo, HO vissuto e STO vivendo, HO goduto e STO godendo…
Bisognerebbe avere la consapevolezza, ogni volta che stiamo vivendo una bella avventura, di quanto valore essa abbia, perché poi sarà perduta. Ma non sempre ci accorgiamo di quanto valga l’oro che possediamo, sembra ci sia dovuto, e non pensiamo al dopo.
Meglio così, non ti pare?
Forse sì, ma dovremmo valutare di più ogni singolo grammo del prezioso metallo, finché l’abbiamo, perché tanto poi la vita ce lo ruba.
Sei particolarmente pessimista, oggi.
E tu allora non chiedermi se ricordo.
Abbiamo tanti bei ricordi insieme…
E dai!
Ne avremo altri…
Di sicuro.
Comunque ricordati di me.
Sei l’unico ricordo che non ricorderò.
Perché?
Perché ti vivrò fino in fondo. Non sarai mai un ricordo per me.
In fondo hai ragione: siamo noi stessi gli unici testimoni del passato, del presente e del futuro. Tutti gli altri se ne prendono solo dei pezzettini.
E ricordano a loro volta.
Una rete infinita di ricordi…
Oh, stai attento a non cascarci dentro, pesciolino!
Ops!



80 – I RICORDI.
22 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
Punti di vista.
A PELO D’ACQUA.
Guarda guarda… Vedo, vedo… Avvistata passera di mare! Anzi, di piscina… Punto di vista privilegiato. Bersaglio pronto. Caricare! Puntare! Fuoco! (Ma attenti a non bucare il materassino!).
————————————————–

Ciao “G”!
Ciao belloccio! (Si fa per dire).
Non disprezzare te stesso!
Va bene… Dai, oggi che cos’hai da chiedermi?
Lo sai meglio di me: sei tu che hai già scritto il titolo! Oggi si parla del mangiare.
Argomento stupido…
Ma essenziale, no? Se non si mangia si crepa!
Già. Però si crepa anche se si mangia troppo.
Vero anche questo. Ma si dice che noi siamo quello che mangiamo.
Questo invece non è affatto vero. Vorresti dire ad esempio che i vegetariani siano tutti dei vegetali? Io ne ho conosciuti alcuni che erano tutt’altro. Con tutto il rispetto per il meraviglioso mondo vegetale.
Sai bene che, come in svariati altri campi, anche in quello del cibarsi sono nati infiniti riti che forse poco hanno a che fare con la mera sopravvivenza.
Poco? Niente! Un infinito numero di libri di cucina perfettamente inutili, una vomitevole quantità di programmi televisivi che approfondiscono maniacalmente ogni aspetto del cibarsi (che a quel punto non è più tale) supermercati stracolmi di cibarie superflue fatte soprattutto di confezioni con dentro il niente, imperativi categorici dati alle massaie da cuochi sgrammaticati, pubblicità invasive che invece dell’acquolina in bocca fanno venire il latte ai coglioni… Un disastro ecologico della mente umana!
Ma un po’ di varietà serve, no?
Vai a dirlo agli africani che muoiono di fame! O anche ai tanti qui da noi che non possono permettersi tutte quelle leccornie, quei sofisticati manicaretti!
No, meglio non dirglielo…
Si è fatta una filosofia del mangiare, si sta a tavola per ore col malinteso principio secondo cui a tavola non si invecchia. A tavola si muore, secondo me, se non altro di noia!
Ma no, a tavola si conversa, invece…
Sì, si parla. E di che cosa?
Già, di cosa?
Di mangiare. L’80% dei discorsi conviviali verte sul cibo stesso. Che argomento eccelso!
Ma, sai…
So. So.
Però anche tu a tavola ci stai, no?
Quando posso, e quindi quasi sempre, non più di dieci minuti.
Dieci minuti?
Sì, il tempo di trangugiare quanto mi serva per continuare a vivere. Ho una specie di repulsione per l’inutile trattenersi intorno a un dio che non riconosco, lo stomaco. Non voglio che sia lui a comandarmi. Inoltre provo un intimo senso di rispetto per chi il cibo non ce l’ha, e nemmeno una tavola. Sono già tanto fortunato ad avere dieci minuti di completa nutrizione…
Scusa, ma è come se tu rifiutassi di trombare una donna pensando a chi non ce l’ha!
Beh, non è proprio così, primo perché il sesso non è una questione di sopravvivenza, e poi dieci minuti ci si possono anche investire… Ma sai che ti dico? Anche di più!
Lo vedi?
No, guarda, è proprio se penso ai poveri africani che prediligo il trombare al mangiare: loro mangiano poco, ma trombano tanto, sai? Che altro possono fare?
E allora giù, eh?
Hai tralasciato il su.
E allora su e giù: va bene così?
Ottimo. Ma non si doveva parlare del mangiare?
Quindi parliamone.
Credo che, come in svariati altri campi del vivere, anche in quello alimentare prevalga il profitto. Chi ha da venderci qualcosa ci dice cosa dobbiamo comprare, e noi stupidi abbocchiamo.
E mangiamo.
Mangiamo il baco con tutto l’amo.
Quindi siamo anche noi cibo per qualcuno.
Bravo! Proprio così! E’ una sorta di antropofagia in cui siamo tutti cannibalizzati dalle industrie alimentari: e mangia questo, e bevi quello… Io mangio e bevo quello che mi pare, chiaro?
Ma devi pur sempre comprarlo.
Purtroppo sì. Ma mi vendico dando il minimo del mio tempo alla sua consumazione. Non sarò mai un complice degli approfittatori fagici!
Sì, hai ragione! Ribelliamoci ai Vissani e alle Antonelle Clerici!
Organizziamo una nuova carboneria!
Meglio una carbonara, forse.
Guarda, quella proprio non la sopporto, come le olive e i cetrioli. Preferisco… Ehi, stai forse portandomi sul terreno nemico?
No, no… Oggi a tavola avremo bastoncini di pesce Findus.
Quelli ficcateli nel culo! Una ricca bistecca alla fiorentina, con contorno di piselli appena colti sul fatto. E da bere un Brunello del 69. Il resto lo ordino dopo.
Che delusione… Ti credevo un puro…
Ci sei cascato, bischero! Vanno bene du’ polpettine e acqua della cannella.
Ma il Brunello?
Lasciami solo il 69. Mi basta.
Buon appetito!



82 – QUEL GUARDONE DEL "G".

26 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
Punti di vista.
LA PISTA DI ATTERRAGGIO.
Pronti per la manovra di discesa… Ecco, la pista è ben visibile… Torre di controllo, chiediamo il permesso di atterrare.
La torre, nel suo immutabile turgore: “Ma che aspettate?”.
E allora giù!
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Ciao “G”!
Ciao. Che c’è adesso?
Mi chiedevo se tu non fossi un tantinello guardone.
E perché te lo (e me lo) chiedi?
A causa delle immagini che compaiono su questo blog.
Ah, per quello… Sì, lo ammetto, sono immagini sempre piuttosto esplicite, ma…
Ma?…
Ma hanno tutte una ragione di essere. Questo non è affatto un blog porneggiante. Al contrario, lo ritengo estremamente castigato.
Castigato? Ma se vi appaiono anche delle passere al vento!
Perché? Ti fanno schifo?
No, certo che no, ma devo fare la parte del bacchettone, me l’hai affibbiata tu!
Ah, già! Allora, caro ‘bacchettone’, come in tutto quello che faccio, a cominciare dal programma radiofonico, non bisogna mai restare sulla mia superficie. Si deve scavare solo un po’ più a fondo, basta poco, e si trovano motivazioni ben più nobili di quelle che appaiano a prima vista (o udito).
Cioè?
Cioè, io faccio una fatica cane per scegliere le immagini del blog, tutte ordinate a tema sei alla volta, e tutte simboleggianti il concetto di fondo: LA NUDA VERITA’. L’hai letta la seconda parte del titolo di questo blog?
Certo che l’ho letta. L’hai aggiunta da poco.
Sì, per molto tempo è stato solo CIAO G!, poi ho ritenuto giusto aggiungere qualcosa di chiarificante, proprio per spuntare le armi dei malpensanti. Del resto negli spazi blu, in quello intitolato ‘Chiave di lettura’, l’avevo specificato fin dall’inizio: le immagini del blog avrebbero avuto tutte un comune denominatore: il nudo e dintorni, ad esprimere concetti di nuda verità.
E’ vero. E si tratta quasi esclusivamente di nudi femminili. Ma perché la primissima foto che hai inserito è quella di un nudo maschile?
E’ un’immagine particolarmente disperata. Ha un suo preciso significato. E non è la sola: non dimenticare la serie delle raffigurazioni falliche.
Già, simpaticamente ironica…
Grande importanza poi hanno le didascalie, che addirittura ho scelto di collocare in apertura degli articoli. In esse, insieme all’insopprimibile ironia che mi pervade, trovi molte spiegazioni, aggiunte, delucidazioni…
Ci sono anche varie riproduzioni d’arte…
Certo. E se il nudo è stato d’ispirazione a tanti grandi artisti, perché non farne partecipi i fruitori del blog?
Un fatto educativo, quidi. Ma, dimmi la verità, quanta parte di pruderie c’è in tutto questo?
Sinceramente un bel po’: non posso mica negarlo. La piacevolezza che colpisce l’occhio per arrivare al sangue non può che far bene a chi guarda.
Anche alle donne? Scusa, ma questa assoluta prevalenza di immagini femminili mi fa pensare a un “G” non solo guardoncello, ma anche maschilistuccio.
E perché? Non è forse un omaggio alla bellezza femminile questo? Non è forse un riconoscere quanto attraverso armoniosi corpi di donna si possano far vibrare le armonie della nostra anima?
Esagerato!
Per niente! Il genere femminile ne esce esaltato, amato, desiderato, valorizzato. Non è questo che vuole ogni donna?
Anche quando fai vedere il culo piatto di Ingrid Bergman o le tristi immagini di una Brigitte Bardot che giovanissima apriva le cosce al fotografo senza mutande?
Anche. E anche quando mostro il non certo attraente fisico di Yoko Ono accanto alle nudità integrali di John Lennon. Dove la mettiamo sennò ‘sta NUDA VERITA’?
Eh, certo. Hai sempre ragione tu.
Ho ragione da vendere… soprattutto con te. Non c’è assolutamente niente né di scandaloso né di cattivo gusto in tutto quello che compare su questo blog. C’è invece una ricerca attenta e pignola che mi porta a selezionare solo pochissime immagini tra le centinaia, migliaia di cui prendo visione.
Ecco, hai confessato: ti diletti a guardare un gran numero di foto, eh? E che ci fai con quelle scartate, certamente di grandi bonazze, se non degne del blog almeno di una serie infinita di scopate virtuali? Eh, che ci fai?
Quello che ci fai tu.
Ehm… Allora… Beh…
Dai, non fare lo scemo! Al di là del sogno, sempre bello e utile, per fare all’amore sia tu che io non abbiamo bisogno di immagini. Lo sai bene.
Certo. Però ci piace farlo con la luce accesa. Anche quelle sono immagini.
Le migliori. Se c’è anche uno specchio, poi…
Eh, l’uomo è voyeur…
Basta che sotto le mani ci sia la carne di una donna vera.
E negli occhi occhi in cui perdersi.
E in bocca il sapore dell’amore.
E…
E… Ma dove vai?
A rivedermi la serie delle bambole gonfiabili!



83 – LA PASTICCA BLU.

29 Gennaio 2007



L’IMMAGINE.
Punti di vista.
LE MUTANDINE.
Cosa stiamo guardando dal nostro punto di vista privilegiato? Com’è fatto il sotto di una gonnellina? La qualità e il colore dei tessuti? Cosa spunta fuori dai pur leggeri indumenti? No, stiamo guardando le mutandine, immaginando quello che nascondono e di cui peraltro sappiamo tutto: e ci concentriamo su quel solco centrale che parla alla nostra fantasia molto più di una immaginata assenza di copertura. Un po’ di sano feticismo non guasta, e chi se ne fa sana portatrice lo sa.
————————————————–

Ciao “G”! Ho letto il titolo che hai dato a questa nostra chiacchierata. Non mi dirai che anche tu…
Anch’io cosa?
Che anche tu faccia uso di…
Di?…
Del…
Del?…
Insomma, del viagra!
Ma come mai può esserti venuto in mente?
Ah, volevo ben dire!
E poi te ne saresti accorto.
Eh, già.
Guarda, non è per dire, ma non ne ho bisogno…
Lo so. E’ per questo che…
Tagliamo la testa al toro: sono contrario ad ogni modificazione dello status humanus.
Sei sicuro che si dica così?
No, ma fa fino. Anzi sicuramente non si dice così, e allora fa strambo. Ancora più ganzo, no?
Stai parlando in modo bislacco. Cos’hai preso?
Niente, proprio niente. Sono un avversario accanito dei farmaci in assoluto, a meno che non siano realmente necessari. Il viagra, per esempio, adesso lo prendono un po’ tutti, compresi i giovani, che non dovrebbero averne bisogno.
Ma sai, la società di oggi… Le nuove necessità… La vita frenetica… Le inibizioni che ne conseguono…
Ma quali? Ma quando? Una donna è in grado di capire l’umanità del cazzo. E le sue debolezze naturali. A meno che non sia una bestia apputtanata, e allora qualsiasi cosa le entri dentro va bene, purché dura.
Sei duro.
In tutti i sensi, se vogliamo. ma senza pasticche. No, a un’altra cosa alludevo con quel titolo. A un’altra pasticca che fa molto bene e le cui qualità ho scoperto io personalmente.
Sii più chiaro.
Al supermercato, o nei bar, questa pasticca campeggia tra tante altre, e malgrado la sua confezione sia di un verde deciso il suo colore dà sul celestino verdastrello. Passa per essere una delle tante caramelline alla menta, e viene soprattutto associata alla freschezza dell’alito. Ma è molto di più.
E come si chiama?
Niente pubblicità. Chi la vuole se la cerchi. Ma credimi, fa bene a un sacco di cose. E non è un farmaco.
Fammi qualche esempio.
Hai mangiato un po’ troppo? Ti tornano a gola i cibi ingeriti? Sai, a me succede spesso, mangiando come un cane affamato (vedi l’articolo IL RITO DELLA TAVOLA). Ebbene, in questo caso quella pasticca è fenomenale: butta giù anche i carri armati, caso mai ne avessi ingerito uno.
Digestiva, quindi.
Qualcosa di più: può capitare che sia per il mangiare troppo affrettato che per sforzi improvvisi il battito cardiaco ti si alteri, o che tu ti senta girare la testa, al limite dello svenimento. Ecco, prenditi quella pasticchina, lasciatela sciogliersi in bocca e… voilà! Passa tutto.
Ma va’!
E anche in macchina, per chi soffre il mal d’auto. I bambini, per esempio, che vomitano ad ogni curva: pasticca e via, passa tutto!
Ma è miracolosa!
Tu non sai quanto: mi ha salvato anche la vita, almeno una volta.
Addirittura?
Eh, sì: mi trovavo con altre persone in una località etrusca, con tanto di grandi tombe, e mi ero trattenuto da solo in zona, mentre gli altri erano giustamente tornati alla base, visto che era il mezzo del giorno e il Sole batteva inesorabile senza che ci fosse un riparo ombroso per stemperare il calore. Loro avevano acqua e cibarie. Io niente. Fui preso da una forma improvvisa di disidratazione, col cuore a mille e la testa che mi diceva addio. Presi il telefonino per chiamare, ma non c’era campo. Anzi, c’era, ma non quello che mi serviva in quel momento. Ero da solo in un campo sterminato fuori dalle rotte stradali. Stavo per cedere e già pensavo di andarmene… Sai quando ti dici: “Ci siamo, è arrivata l’ora. Cazzo, non è possibile! Sto per morire!”. Fu in quel momento che mi ricordai di avere in tasca la portentosa pasticchina. Frugai freneticamente: nel tubetto ne erano rimaste solo due. Me ne misi una in bocca e mi accasciai.
So cosa successe, c’ero anch’io. Ma per contratto devo chiederti: che successe?
Successe che mi sentii subito meglio. Dalla morte alla vita, con gli etruschi che mi guardavano fatalisti dalle loro tombe. La pasticca mi ridette salivazione, vigore malgrado la dicitura ‘senza zucchero’, ristabilendomi presto anche una normale frequenza cardiaca. Il Sole non mi fece più un baffo: lui batteva ancora cattivo, ma io avevo messo in funzione il mio scudo. E vinsi. Tornato dagli altri bevvi abbondantemente e tutto restò solo un non troppo piacevole ricordo.
Però!
Da allora le pasticchine in questione non mi abbandonano più. Non me ne separo mai, e ne faccio abbondantemente scorta al supermercato. Le consiglio agli amici, anche a quelli scettici. Solo averle in tasca mi dà sicurezza.
Una sorta di effetto placebo…
Solo in parte. L’effetto reale, ti assicuro, c’è. Ma non bisogna eccedere nel consumo. Una scritta piccola piccola avverte: ‘Un consumo eccessivo può avere effetti lassativi’.
Per cui…
Assumere solo se necessario. E comunque…
Su, dai, vai con la battuta finale!
Meglio cacare che crepare!
Me l’aspettàooo!




84 – SOPRACCIGLIA, PELI E…

31 Gennaio 2007





L’IMMAGINE.
Punti di vista.
IL SARCOFAGO.
Potrebbe essere una mummia. Ma la sua pelle è fresca, viva, liscia e bianca. Oh, ma tra poco non lo sarà più. Fresca, viva e liscia? No, bianca. I moderni sarcofaghi ci restituiscono corpi momentaneamente più color mummia che candido. E’ un’offerta al Dio Sole che, pari a quello vero, si presenta a noi sotto forma di simulacro: in chiesa come al solarium. Ma… non si sacrificavano le vergini agli dei? Come sono cambiati i tempi!
—————————————————

Ciao “G”! Hai visto quanti maschietti somigliano sempre più alle femminucce?
Per prima cosa smetti di usare termini come ‘maschietto’ e ‘femminuccia’. Mi urtano.
Oh, scusa…
Poi però devo dirti che hai ragione.
Meno male!
Non è affatto un discorso da bacchettone il mio. Senza inutili moralismi devo dire che la moda da alcuni anni imperante nei maschi di assomigliare sempre di più a delle femmine mi fa venire il voltastomaco.
Ma perché, “G”, ognuno non è libero di fare del suo corpo e del suo aspetto ciò che vuole?
E chi ha detto di no? Infatti non c’è nessuna legge che lo vieti, se non quella del buon gusto.
E allora che hai da dire, proprio tu che propugni la libertà quale valore più prezioso?
Nessuno mette in discussione la libertà di scelta, ma io voglio esercitare quella di opinione. E la mia opinione in merito è nettamente negativa.
Perché?
Perché non capisco. E se non capisco tento di capire. E se non capisco ancora ci ritento.
E se non capisci ancora?
Non approvo.
Beh, almeno ci hai ragionato su.
Certo. Ma ci sono anche cose che si rifiutano a pelle. Quelle sopracciglia manipolate, per esempio, che nel maschio dovrebbero essere lasciate ‘nature’, senza interventi correttivi depilatorio-coloristici: io le odio.
Ma le donne le modificano, no?
Le donne possono fare tutto: il loro è un richiamo ancestralmente sessuale, e quindi è legittimo il loro truccarsi, rendersi appetibili, operare interventi migliorativi. Il trucco esiste fin dall’antichità.
Sì, poi vanno sull’Isola dei Famosi e…
E crolla il mito, vero? Però la femmina resta tale, e in alcuni casi supera l’esame trasandatezza. Ti faccio due nomi, anzi tre: Barbara Chiappini, Elena Santarelli e Sara Tommasi, che tornate alla ‘civiltà’ erano più brutte col trucco che senza. Anche se nei casi in questione di brutte proprio non si può parlare.
Ma torniamo all’argomento.
Sì. Insomma, io quando vedo i maschi con quei sopracciglioni finti come statue di polistirolo mi metto a ridere vomitando.
Meno male, perché se piangessi anche sarebbe molto peggio.
Il peggio è che questi signorini spuntano nei programmi televisivi più visti dai ragazzi, come ‘Amici’ o ‘Il Grande Fratello’, costituendo dei falsi modelli da seguire. Io così, a prim’occhio, squalifico qualsiasi persona di sesso maschile mi si presenti davanti conciato in quel modo. E sono gli stessi che si depilano accuratamente, cercando di cancellare ogni traccia della loro mascolinità.
Si aboliscono le differenze: non è meglio?
Meglio una sega! A quando l’abolizione del cazzo?
No, quella mai…
In realtà è già in atto. Molti sono ormai schiavi del viagra, che magari toglie anche le ansie da prestazione, al costo però di una sostanziale castrazione psicologica.
Quindi tu dici che i due sessi invece di somigliarsi sempre di più dovrebbero ben differenziarsi…
Sì, certo, tutto secondo natura: non le ho inventate io le differenze!
E le donne?
Spero che non si siano fatte del tutto rimbambire da questa moda che rende tutti i maschi dei… maschietti, e che sappiano scegliere secondo ormoni e non secondo depilazioni.
Hai detto ‘maschietti’.
Questa volta ci voleva. O preferivi che li definissi ‘femminucce’?
No, va bene così. Tu “G”, come ce le hai le sopracciglia?
Esattamente come te.
E i peli addosso?
Pochi.
Depilato?
No, naturale.
E… giù… come stai?
Su.
Un vero maschietto!
Come hai detto?
Ehm… Un maschio… schietto!
Ah, vorrei ben dire! (Mi sa che mi prenda per il culo…).









 
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